Androgynous - The Replacements

di Carlo Bordone

Ogni volta che riascolto i Replacements mi meraviglio di quanto suonino contemporanei i testi di Paul Westerberg. Da questo punto di vista, i Mats sono invecchiati infinitamente meglio di tanti loro contemporanei. Soprattutto nelle canzoni che parlavano di adolescenza. Pezzi come Androgynous e Sixteen Blue, per citare i più ovvi, possono parlare a un sedicenne di oggi forse addirittura di più di quanto parlassero a me sedicenne del 1984. “Your age is the hardest age”, certo, e anche noi eravamo confusi, incasinati, arrabbiati e pensavamo che quella fosse l’età più dura di tutte. Ma parliamoci chiaro, per chi ha sedici anni oggi è molto, molto più dura. Non solo per quello che stiamo vivendo in questo momento, non solo per la mancanza di prospettive e per il futuro di merda che gli è stato apparecchiato, ma anche perché i ruoli e le identità (a cominciare da quelli sessuali) sono in un processo di trasformazione e di ridefinizione che comunque è ancora troppo lento per quello che servirebbe a loro. E allora chi sa che a una canzone come Androgynous (che non a caso è stata rifatta da Ezra Furman e Miley Cyrus) non riesca a connettersi più facilmente un adolescente di oggi rispetto a quanto ci riuscissi io, che al massimo coglievo la somiglianza con Lola dei Kinks e bastava quello per farmi sentire straordinariamente intelligente. Però il senso vero no, non lo coglievo per niente. Per me Dick che si veste con una gonna e Jane che si veste da maschiaccio, e che si amano così tanto, erano solo dei personaggi un po’ freak. In realtà Androgynous parla di libertà, di accettazione di sé, di comprensione con un vocabolario e un tono di voce assolutamente moderni. Quanta empatia, quanta delicatezza e quanta assenza di paternalismo ci sono in una strofa perfetta come

don’t get him wrong and don’t get him mad
he might be a father but he sure ain’t a dad
and she don’t need advice that’s sent at her
she’s happy with the way she looks
she’s happy with her gender

Un giorno, sta dicendo Westerberg, rideranno delle “kewpie dolls and urine stalls” così come oggi ridono di voi, Dick e Jane, solo perché avete il coraggio di essere diversi.
Se avessi un figlio o una figlia adolescenti non ci proverei neanche a forzarli ad ascoltare quello che piace a me. Che si sentano la trap o il cazzo che vogliono, se li fa stare bene. Però magari una canzone come Androgynous proverei a fargliela ascoltare. Per cominciare a capirsi, per trovare un terreno comune.

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