Mike Miz - Only Human (2023)

 di Paolo Baiotti 

Conosciuto da anni sulla scena jam del Nord Est degli Stati Uniti, Mike Miz ha esordito nel 2019 con A Year Ago Today, un disco scomparso in fretta dai radar anche per colpa della pandemia che ne ha impedito la promozione. Originario della Pennsylvania, Mike ha suonato in numerosi festival e come supporto di nomi molto più blasonati in ambito Americana/jam come Jason Isbell, Jakob Dylan, Lukas Nelson, Blues Traveler e Southside Johnny.

Tre anni fa si è trasferito a Nashville per cercare un approccio diverso e collaboratori di livello, che ha trovato nel bassista Ted Pecchio (Col. Bruce Hampton, Susan Tedeschi), nel chitarrista Laur Joamets (Sturgill Simpson), nel batterista Jon Radford (Drew Holcomb, Lily Hiatt) e nell’ingegnere del suono e produttore Brook Sutton, con i quali ha realizzato in tre giorni di intense registrazioni le tracce che compongono Only Human, un album che racconta le debolezze dell’autore, la sua lunga battaglia contro la dipendenza da eroina, gli amori e gli anni persi, i problemi con la legge, fino alla ripresa e al riscatto ancora in corso.

Dotato di una voce melodica e consistente, seppure non molto personale, Mike si muove in ambito roots con qualche venatura country e pop. L’apertura di Hand Of The Sculptor rivela l’influenza dei Rolling Stones nel riff immediato e nel ritmo trascinante in cui si inseriscono la slide di Joamets e la seconda voce di Amber Woodhouse, con un testo che disegna il ritratto della zona mineraria degli Appalachi in cui è cresciuto il musicista. Nella scorrevole title track la slide ha sempre un ruolo primario, affiancata da un assolo di elettrica dell’ospite Sadler Vaden (Jason Isbell) ispirato dal suono dei Dire Straits, mentre in Hell In A Hallway il ritmo si acquieta con la voce della cantaturice Nicki Bluhm che si inserisce con destrezza.

Nel disco, che scorre veloce, si alternano il rock and roll diretto di stampo sudista di Six Ways From Sunday irrorato dai fiati, l’intima ballata Understand, la sofferta Less Than Paper Thin di impronta country, sulla fragilità della vita, la dolce Wander Blue impreziosita dalla steel di C.J. Colandrea, la mossa You Make Me Feel dalla scrittura un po’ scontata, salvata dalla coda strumentale in cui si intrecciano l’organo di Jano Rix e il piano di Michael Borowski, nonchè l’impetuoso country-rock Tail Lights posto in chiusura.

Only Human è un disco solido e accattivante; non ha l’ambizione di inventare o rivoluzionare il mondo della roots music, ma si inserisce in questo filone con una certa autorevolezza.

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