Storia della musica #25

 L’Heavy Metal

È difficile tracciare con chiarezza la linea che separa l’hard rock dall’heavy metal: nel blues ipervitaminizzato e distorto dei Led Zeppelin, negli assoli chitarristici dei Deep Purple e nella tendenza verso l’occulto e il gotico dei Black Sabbath ci sono giù tutti i semi per quello che, dagli anni’70, attraverso infinite variazioni e mutazioni, diventa uno dei generi più longevi  (e di successo) della storia.

Una delle tendenze più diffuse tra i primi gruppi heavy metal è comunque quella di riprendere l’hard rock di qualche anno prima e renderlo di più accessibile, semplificandone la forma e accentuandone in parte l’aspetto melodico: un esempio di questa tendenza sono i Blue Oyster Cult, tra i precursori del genere con atmosfere gotiche da b-movie, approccio teatrale sul palco e soluzioni melodiche accattivanti: una formula che ritroviamo, rafforzata da massicce iniezioni di glam (col travestimento svuotato però del suo originario significato sessuale) in “Killer” (1971) di Alice Cooper e nell’esordio omonimo dei Kiss del 1974 che porta la fascinazione per il travestimento tipica degli anni ’70 (dal glitter-rock inglese alle divise funky freak dei Parliament) agli eccessi.

Più vicini al suono primordiale dell’hard rock, gruppi come gli Aerosmith di “Get Your Wings” (1974) e “Toys in the Attic”(1975), che si riavvicinano al blues-rock degli Stones e gli australiani AC/DC che nell’esordio del 1976 “High Voltage” fanno rivivere in chiave hard i suoni originari del rock’n’roll.

Il fenomeno dell’heavy metal raggiunge la sua massima definizione, staccandosi definitivamente dall’hard-rock di dieci anni prima nei tardi anni’70 con la cosiddetta new wave del metal inglese: gruppi come Iron Maiden, Motorhead e Judas Priest definiscono l’immaginario ed il suono classico del genere creando un filone che attecchirà in tutta Europa ma soprattutto in America. Metal progressivo ed oscuro che porta avanti le atmosfere gotiche dei Black Sabbath ed aumenta la potenza del suono chitarristico e la velocità d’esecuzione: i Judas Priest di “Sad Wings of Destiny” del 1976 in pratica anticipano suoni ed atmosfere che saranno tipiche del death metal; ancora più frenetico, al confine col punk che esplodeva in quegli anni, l’omonimo esordio del 1977 dei Motorhead, (gruppo fondato da Lemmy Kilminster dopo essere stato cacciato dagli Hawkwin nel 1975 in seguito a 5 giorni di detenzione per possesso di droga): se nei dischi dei Judas Priest si pongono le basi per il versante oscuro del metal qui si contribuisce a coniare il trash-metal che fiorirà durante gli anni ’80.

Altrettanto influenti si rivelano gli Iron Maiden, che nell’omonimo debutto del 1980 rifiniscono le idee dei loro predecessori: la potenza dell’heavy metal viene sposata con riff prelevati a forza dal punk e lo speed metal può dirsi nato: inizialmente boicottati in America con accuse di satanismo e comunque mai destinati a fare il botto commerciale il gruppo si rivela più tardi influenza fortissima, anche a livello di iconografia (si pensi anche alle grafiche di copertina), sulla nuova ondata heavy metal Americana dei primi anni ’80, quando due correnti opposte cominciano ad imporsi, rispettivamente, nelle classifiche e nell’underground: da una parte il pop-metal di gruppi come i Def Leppard che portano il genere al successo commerciale e dall’altra, in reazione contro questo suono, il thrash metal di Megadeth e Metallica. Se ne riparlerà più avanti…

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