Kalashnikov - Goran Bregovic

 di Annalisa Baldi

Si spengono le luci in sala, mi sento scaldare il viso dai fari caldi che si concentrano su noi. Silenzio.

Le dita tamburellano nervose sul mio legno, il cuore batte forte. Guardo i miei amici di una vita, compagni di strada e di avventure meravigliose; percepisco la loro emozione che è la mia, ogni volta.

Amiamo questo pezzo, non ci stanchiamo mai di ascoltarlo e di suonarlo, ci assomiglia, ci lascia senza fiato.

Parte improvvisa la tromba, senza che il maestro la chiami. È libera. Prima un acuto e poi giri rocamboleschi che ci portano dentro e scaldano il motore. La tensione cresce, la platea è in attesa.

E poi l’attacco: tutti i fiati partono in un’esplosione di energia.

È un pezzo veloce, difficile da suonare, ma le note ci afferrano di fretta, poi non leleggi più; ormai la sai a memoria, ti fai trascinare, ti muovi, guardi il pubblico che si è alzato e balla. E balli anche tu, sulla sedia, in una trance emotiva collettiva.

Kalashnikov, kalashnikov, kalashnikov!

Poi improvvisamente tutto si ferma. Fiato sospeso.

Gli ottoni si fanno da parte per lasciare spazio al dolce suono dei clarinetti su Underground: il sottofondo del paradiso. Brividi.

Quando avevo undici anni ero una bambina molto timida e mia madre ebbe la geniale idea di propormi di suonare in banda.

La musica mi ha salvata.

Ha nutrito la mia testa e il mio cuore.

La banda è stata una fucina d’idee, un luogo di formazione e di incontro per tanti musicisti, uno spazio di socializzazione per altri, di redenzione per molti. Tanto materiale umano è passato di qui, da noi accettato con calore e senza pregiudizi.

Con la musica si mette a posto tutto, non si può barare.

È difficile spiegare bene cosa è la banda a chi non l’ha vissuta. Forse basterebbe poter vedere i nostri occhi quando ne parliamo. È la nostra seconda casa, il luogo dove si torna un po’ bambini. In fondo è qui che abbiamo passato una bella fetta di vita.

Abbiamo suonato con musicisti affermati, abbiamo viaggiato, organizzato un festival jazz; abbiamo riso, pianto, fatto esperienze indimenticabili.

C’è chi è andato e poi tornato, c’è chi è andato e ritornerà, c’è chi è andato… per rimanere, per sempre.

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E T I C H E T T E

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