Unicorn - Blue Pine Trees (1974)

Spero che chi leggerà la storia di oggi comprenda una piccola deviazione nel percorso di band che hanno nomi di animali preistorici: nell’impossibilità di trovarne una quarta tra i miei dischi, ho fatto una scelta sostitutiva sugli animali fantastici per raccontare una storia davvero interessante. Che inizia a metà anni ‘60 quando un gruppo di ragazzi del Surrey iniziano a suonare la musica beat che imperava all’epoca. Pat Martin che suona il basso, Pete Perrier cantante e batterista, Kenny Baker chitarra e tastiere e Trevor Mee, che è la chitarra solista, formano vari gruppi, e iniziano a suonare con successo nei locali con il nome di The Late, poi abbreviato con Late. Il loro repertorio è una antologia di cover del Mersey Sound di nuovi gruppi dei dintorni di Liverpool, che in quelli anni diventeranno iconici: hanno un buon successo e per anni sono una delle migliori pub band del Surrey. Nel 1967 vanno in tour in Danimarca, poi sono la band di apertura per un tour in tutta l’Inghilterra di Billy J. Kramer, cantante della scuderia di Brian Epstein, che divenne famoso cantando cover delle canzoni di Lennon e McCartney. Nel 1969 hanno una folgorazione: scoprono il folk rock americano di band come The Byrds e soprattutto il suono magico e vellutato che Crosby, Stills, Nash & Young introdussero nella musica californiana del periodo: armonie vocali sopraffine, melodie geometriche per bellezza, incastri sonori puntuali, un’atmosfera di ampiezza e di spazio indimenticabile. Decidono quindi di produrre musica secondo questi dettami, e hanno subito una grande occasione: firmano un contratto con la Transatlantic, la casa discografica britannica che per prima importò i dischi country e folk rock dagli Stati Uniti; la casa discografica impone  ai nostri un nuovo nome, e viene scelto Unicorn, e scrivono un disco, Uphill All The Way, del 1971, che come singolo ha una cover del brano P.F. Sloan, portato al successo in Gran Bretagna da Jimmy Webb. Suscitano un certo interesse e suonano ai festival in apertura ai concerti dei Lindisfarne. Nel 1972, dopo che si innamora di una ragazza svedese, Trevor Mee lascia il gruppo (continuerà a suonare per i Guernsey)  e verrà sostituito da Kevin Smith, che aveva suonato per i mitici Camel. Dopo vari tour, dove suonano anche in Italia, arriva il colpo di fortuna: alla festa di matrimonio di Ricky Hopper, uno dei manager della loro casa discografica, suonano per i festeggiati: ad un certo punto si unisce a loro un certo chitarrista, nel 1973 probabilmente il più famoso del mondo, David Gilmour dei Pink Floyd, con cui suonano le canzoni di Neil Young. Gilmour viene affascinato dalle loro armonie vocali e dal feeling tra i musicisti, e decide di produrre il loro nuovo disco. Per gli Unicorn è manna dal cielo: Gilmour mette loro a disposizione il mitico manager dei Pink Floyd, Steve O’Rourke, gli Olympic Studios di Londra e persino la mitica squadra della Hipgnosis all’artwork della copertina. Con tutto questo dispiegamento di forze, nel 1974 viene fuori un delizioso disco: Blue Pine Trees per l’etichetta regina del prog, la Charisma. La copertina è opera del leggendario team capitanato da Storm Thorgerson e Aubrey Powell, con l’aggiunta di un’altra leggenda, Alan Artridge all’artwork (che come nomi vale alla copertina una sorta di record per quantità di leggende). Gilmour produce e suona la pedal steel guitar, al resto ci pensano soprattutto Kenny Baker e Kevin Smith alla scrittura e la meravigliosa amalgama che la band ha nel suonare. 12 brani, gemme di un certo raffinato pop\rock che in quegli anni porteranno al successo tra gli altri Elton John e Al Steward, con una spruzzata di suono west coast, alla Flying Burritos Brothers di Graham Parsons, con i quali gli Unicorn suonarono per una tournee nel paesi del nord Europa che ebbe un certo successo. Electric Night, la meravigliosa Sleep Songs, la suggestiva ballad di Autumn Wine, l’intro quasi funky di Rat Race, che sa di Steely Dan, e le incursioni della chitarra inimitabile di Gilmour in Just Wanna Hold You chiudono il primo lato dell’LP. Il lato B è altrettanto fresco e sincero, nella bella Holland, nel country rock di Nightingale Crescent e nella bucolica The Farmer, In The Gym è già quasi new wave nella sua struttura e nei secchi colpi ritmici, Blue Pine Trees è molto romantica e il disco finisce con due perle: Ooh Mother che sa di serate di spiaggia al tramonto e Volcano, che è quasi hillybilly. Gilmour è la garanzia per poter, nel 1974, mandare gli Unicorn in tour negli stati Uniti, pubblicando negli USA il disco con il nome Unicorn 1 cambiando però la copertina (decisamente più brutta): suonano la prima volta sul suolo americano nientemeno che al mitico Whisky a Go Go con Patti Smith, e saranno band di apertura ai concerti di Fleetwood Mac, Billy Joel, Doobie Brothers e Linda Ronstadt. Questo permise a Blue Pine Trees di arrivare addirittura al 3° posto nella classifica di Billboard nel 1974. Gilmour produrrà un altro disco bellissimo, Too Many Crooks, del 1975, con altra copertina meravigliosa della Hipgnosis e le foto interne di Mick Rock, ed una canzone, No Way Out Of Here, fu ripresa dallo stesso Gilmour nel suo debutto solista del 1978. Il sodalizio Gilmour-Unicorn durerà anche un altro disco, sebbene a metà (One More Tomorrow verrà co-prodotto da Gilmour e Muff Winwood) ma arriverà nel 1977, anno dell’esplosione del punk che finirà per spazzare via la delicata armonia della loro musica. La band si scioglie dopo un mancato tour degli stati uniti, dove il loro stile aveva ancora molto seguito anche grazie alla musica di gruppi come i Doobie Brothers. Sono uno di quelle band minori il cui suono appare ancora fresco e attuale a distanza di decenni e sono la prova che alle feste di matrimonio può accadere davvero di tutto.

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