Alphataurus - Alphataurus (1973)

Il mese delle gemme del prog italiano volge al termine, ma è un arrivederci, dato che l’entusiasmo e la bellezza del riscoprire il progressive italiano mi lascia la voglia di ritornarci, anche perché il periodo è così ricco di storie di musica da essere ancora preziosa fonte per la rubrica. Per concludere questa piccola carrellata il disco di oggi ci porta in uno degli anni cruciali del progressive, il 1973. Il gruppo di oggi prende il nome dalla prima stella della costellazione del Toro, Alphataurus. Si formano a Milano e la formazione comprende il tastierista Pietro Pellegrini, il cantante Michele Bavaro, il chitarrista Guido Wasserman, il bassista Alfonso Oliva e Giorgio Santandrea alla batteria. All’inizio erano specializzati in cover di famosi gruppi prog europei, poi la svolta e la decisione di creare materiale originale. Vengono notati da Vittorio De Scalzi dei New Trolls, il quale aveva appena fondato la Magma Records insieme al fratello Aldo ed era in cerca di gruppi da inserirvi, al Festival Pop di Palermo: leggendario festival svoltosi nella città siciliana dal ‘70 al ‘72, con partecipazione di pubblico grandiosa, 80 mila persone nella prima edizione, chiuso da un concerto di Aretha Franklin, il primo concerto in Italia dei Black Sabbath nel 1971, nel 1972 gli Alphataurus furono uno dei gruppi di spalla alle esibizioni di PFM e Banco Del Mutuo Soccorso. Le premesse per un gruppo con poca esperienza e alla prima opera musicale potevano forse presumere un disco zoppicante, per motivi validissimi, ma fu tutt’altro: complice anche il fatto che, per una volta, il disco fu pensato, prodotto e registrato con tempi, risorse e idee non striminziti, Alphataurus, che esce nel 1973 dopo mesi di lavoro di post produzione, è uno dei capolavori assoluti del prog europeo. Già la copertina è da antologia: dipinta da Adriano Marangoni, pittore lombardo capostipite del Movimento Cellulare, si apriva in tre parti, con al centro la colomba che nonostante il ramo di ulivo, simbolo di pace nel becco, dal ventre apre i portelloni ad una fila sconcertante di bombe incendiarie. Come tradizione del prog, anche questo è un album concept, forse meno armonico e circostanziale di altri, sul pericolo della spersonalizzazione dell'individuo in relazione alla crescente invasività della tecnologia. Le musiche sono accreditate a Pellegrini, testi a Funky, pseudonimo usato da Vittorio De Scalzi. In scaletta 5 bellissimi pezzi, lunghe cavalcate sonore dove, in maniera eccellente, vengono mostrate le favolose qualità musicali del gruppo, l’amalgama dei membri e un’ispirazione assoluta: punti fermi il mix micidiale di stili (pop, rock, melodia, progressive, jazz, hard rock), la voce di Bavaro possente e verace e una certa magia, quel quid inspiegabile che rende a volte un disco meraviglioso. Si parte con Peccato D’Orgoglio: intro già da brividi, arpeggio che apre la voce possente di Michele Bavero, l’organo Hammond e gli effetti sintetizzati dal Moog di Pietro Pellegrini che compongono il fulcro strumentale di un brano fenomenale per tensione e drammaticità, forse ricordo di una straziante storia d’amore. Dopo L’Uragano racconta il ritorno del protagonista, deluso e affranto, al suo paese natale, musicalmente delizioso il lavoro alla chitarra di Wasserman. Croma è un breve ma intenso brano strumentale, dominato sia dal Moog che dal pianoforte, un esempio di altissimo “prog sinfonico”. La Mente Vola è cantata da Pellegrini, ed è quasi space rock, nella sua atmosfera sognante e serena con storico assolo di vibrafono: è come se il protagonista abbia acquistato un ritrovato equilibrio scacciando le ombre del passato. Ma non è finito il disagio, espresso in maniera magistrale da Ombra Muta, canzone di chiusura del disco, che lascia la sensazione che il passato tenda sempre ombre scure sul presente, nell’impossibilità di liberarsi dall’apatia, dal dolore e dalla tristezza. Come già raccontato per altri protagonisti delle nostre storie, il disco, pur favoloso, viene stampato in pochissime copie che passano inosservate, vuoi per una mancata pubblicità, vuoi per gli equilibri “politici” che il prog stava prendendo in quei tempi, consegnando la bellezza all’oblio per decenni. Infatti il gruppo si sciolse durante la preparazione del secondo album, uscito in CD solo nel 1992, intitolato Dietro L'Uragano, contenente dei provini di basi strumentali senza cantato. Alcuni dei componenti continuarono la carriera musicale: il batterista Santandrea fu per un breve periodo nei Crystals, mentre il tastierista Pietro Pellegrini ha collaborato, tra gli altri, con Riccardo Zappa e la PFM. Il cantante Michele Bavaro, di origini baresi, realizzò un album solo di stampo commerciale nel 1988 (Surplace) e diversi CD di canzoni italiane che l'hanno portato a suonare molto all'estero, soprattutto in Brasile dove assunse un certo livello di celebrità. Nel 2010 tre dei componenti originali (Pellegrini, Wassermann, Santandrea) hanno riformato gli Alphataurus per partecipare alla Progvention di Mezzago (MB): con questa formazione tennero un concerto, portato in LP e CD nel 2012 con il titolo Live in Bloom. Nello stesso anno è stato pubblicato il secondo album in studio del gruppo, intitolato AttosecondO, album di eccellente qualità, perpetuando una parabola nota dei semisconosciuti gruppi prog italiani, dall’immenso potenziale, ma che solo raramente ebbero per tempo il successo che, probabilmente, meritavano.

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