Sharon Van Etten - We've Been Going About This All Wrong (2022)

 di Tommaso Benelli

Erano tredici anni che un album di Sharon Van Etten non cominciava così – con una chitarra arpeggiata. Più che di un ritorno, si tratta di un nuovo inizio. Tra quel primo "Because I Was In Love" e questo nuovo "We’ve Been Going About This All Wrong", abbiamo ascoltato Sharon confessarsi infinite volte, riversando emozioni in canzoni tra le più oneste e struggenti che si potessero ascoltare. In un certo senso, la sua musica è stata e continua a essere un’educazione al dolore e al desiderio. Ecco perché, oggi, iniziare un disco con un arpeggio di chitarra acustica e un canzone che si chiama “Darkness Fades” significa qualcosa in più: perché noi quell’oscurità l’abbiamo attraversata, assieme a lei, e ascoltarla cantare così, nuda dai densi strati di suono del precedente “Remind Me Tomorrow”, trasmette un senso di libertà e leggerezza quasi purificatorio.

Non che “We’ve Been Going About This All Wrong” sia un disco di arrangiamenti minimali. Eppure, più che nel precedente, la Van Etten sembra finalmente padrona del suo suono, più agile nella scrittura, più brava nel gestire il tocco dell’oscurità. E l’album ne guadagna in eleganza. Dove "Remind Me Tomorrow" era stato il necessario punto di rottura col passato, il nuovo lavoro ne è la naturale evoluzione, più compiuto e in armonia col discorso iniziato nei suoi dischi precedenti. E forse non concederà nuovi inni come la travolgente NY song che fu “Seventeen”, ma restituisce Sharon Van Etten come istituzione del mondo cantautorale di oggi, un’autrice capace di eccellere in raffinate orchestrazioni wave come “I’ll Try”, “Mistakes” e “Headspace”, quanto in solenni ballate country come “Come Back”, nelle confessioni intime di “Darkish” o nel meraviglioso equilibrio di forma e melodia che è “Anything”, summa perfetta del suo percorso ad oggi.

Solo l’anno scorso la Van Etten veniva onorata da artiste come Fiona Apple e Lucida Williams, che in occasione del decennale del suo disco più bello, “Epic”, hanno reinterpretato canzoni indimenticabili come “Save Yourself” e “Love More”. È stato un segno di amicizia e ammirazione, ma anche, e finalmente, la consacrazione della cantautrice del New Jersey tra le grandi voci del nostro tempo. A quel battesimo, Sharon Van Etten tiene fede con questo nuovo e splendido album, che oltre a donarci un solido corpus di grandi canzoni, ci ricorda che brani come “Born”, romantici e palpitanti, sono ormai il suo marchio di fabbrica. E ci ricorda come, con la canzone finale “Far Away”, sia ancora lei la più brava a chiudere gli album.

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