Walk On By: la nuova via della musica nera, firmata Isaac Hayes

 di Luca Divelti

Isaac Hayes aveva iniziato a lavorare stabilmente nell’ambiente musicale come tastierista e compositore per la Stax Records, collaborando negli anni sessanta con Carla Thomas, Wilson Pickett, Booker T e Sam & Dave. Per questi ultimi, a fine decennio, scrisse Soul Man, che spopolò nelle classifiche e gli regalò la ribalta dopo tanta gavetta.

Hayes era da anni al servizio dell’etichetta di Memphis e sentiva di meritarsi palcoscenici migliori per mettere in mostra il proprio talento: la Stax era la stella polare per ogni giovane artista di Memphis e Hayes aveva a lungo tentato di farsi assumere come cantante nei primi anni sessanta, fino a che non gli era stata offerta l’occasione di suonare come turnista per Otis Redding.

Proprio per cercare qualcuno che sostituisse il povero Redding, punta di diamante scomparsa in un incidente aereo sul finire del 1967, la casa discografica si concentrò sulle risorse interne, nella speranza che dal mazzo uscisse il cosiddetto jolly.

Da questa scommessa la Stax Records ebbe in cambio una nuova via per la musica nera, basata sulla personale interpretazione del funk da parte di Hayes, che seguì la scia degli altri artisti di colore impegnati negli anni sessanta a legare il soul alla lotta per i diritti civili.

Lo stile di Hayes emerse prepotentemente nel 1969 con il suo secondo album, che si distaccava nettamente dallo zuccheroso soul proposto dalla Stax e dalla sua grande rivale Motown, entrambe impegnate a levigare verso il pop le proprie proposte musicali.

Con Hot Buttered Soul Hayes imponeva il suo incontenibile carisma e si prendeva la scena con eleganti arrangiamenti d’archi e lussureggianti fiati, che si contorcevano dentro un torrido funk psichedelico. La cover di Walk On By contenuta nell’album destabilizzava e stravolgeva la delicata melodia pop creata da Burt Bacharach e Hal David e la scaraventava in un contesto ipnotico mai ascoltato prima.

Walk On By era un pezzo molto famoso, che aveva già ricevuto le attenzioni di altri musicisti come Aretha Franklin e Smokey Robinson, che sul finire degli anni sessanta ne avevano tratto delle cover.

Privo di qualsiasi remora, Hayes si divertì a smontare e rimontare il grande successo di Dionne Warwick, espandendo i fatidici tre minuti delle canzoni pop dell’epoca fino ai dodici e rivoluzionando così la tipica formula vigente degli studi di registrazione. La tristezza che permeava Walk On By finiva per essere nascosta dalla spiccata sensualità della nuova interpretazione, impegnata a trasformarla in un brano dallo stile completamente differente.

Walk On By veniva vestita da un cupo intro blues, che si dipanava con la sezione di archi bene in vista e sembrava raggiungere il climax con l’assolo di chitarra: in realtà quei due minuti che si impiegano prima di ascoltare lo squassante baritono di Hayes servono a creare la bollente attesa della sua voce, in una sorta di preliminare amoroso dilatato che non aspetta altro di farsi sopraffare dalla passione.

Con questo lavoro sull’arrangiamento e ai fianchi della musica nera Hayes fece fare un enorme balzo in avanti al soul, proprio in contemporanea a un altro genio di quel periodo: Sly Stone. Se però Stone con la sua Family si era occupato di assorbire gli stilemi del rock’n’roll, Hayes si era appropriato invece della lezione del pop, che aveva poi tradotto in sinfonie orchestrali funk dallo spiccato gusto teatrale.

La maestosità stravagante con cui Isaac Hayes iniziò a mostrarsi in pubblico, ostentando catene sul torso nudo come gli schiavi (anche se nel suo caso erano d’oro), veniva considerata una provocazione gratuita e scatenava spesso polemiche sulla stampa e sui media. Isaac voleva ottenere proprio questo tipo di reazione, perché il lusso eccessivo di cui si circondava non era una semplice posa, ma un ponderato ribaltamento di una raffigurazione tipica dello schiavo nero.

La rivincita dei neri passava attraverso di lui, che era stato cresciuto dalla nonna e aveva dovuto affrontare tutte le difficoltà di chi era privo di una sicurezza economica ed era per giunta anche di colore, ma sperava in cuor proprio di farcela e di imporsi grazie al talento.

La definitiva consacrazione sarebbe arrivata subito dopo con la colonna sonora di Shaft, pellicola cult appartenente al genere blaxploitation. Theme from Shaft gli porterà in dote un Grammy e lo renderà il primo afroamericano ad aggiudicarsi un Oscar (che dedicherà, commosso, alla nonna).

Con Walk On By e Hot Buttered Soul il futuro Black Moses (titolo di un album che gli sarebbe rimasto addosso) si impose definitivamente, passando da semplice turnista a prima stella della Stax. Il cantante divenne in breve tempo una figura di rilievo nella comunità musicale di colore, soprattutto per il personaggio carismatico e iconico che si costruì. Il suo desiderio di mostrarsi finalmente arrivato e di aver raggiunto il successo, lo portò a trascendere questo suo riscatto in quello di tutta la comunità di colore, di cui si autoproclamava strabordante rappresentante.

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