Modern Nature - Island Of Noise (2022)
di Gianfranco Marmoro
È evidente che la ricerca musicale di Jack Cooper non conosce limiti e confini. Non solo il musicista ha prontamente abbandonato le concilianti sonorità psichedeliche e jangle-pop delle passate esperienze con gli Ultimate Painting, ma anche il percorso intrapreso con i Modern Nature non sembra più rispettare canoni e direttive del folgorante esordio pubblicato nel 2019, "How To Live".
Già l'Ep "Annual" aveva messo in discussione il sapiente mix di jazz-rock, kraut-rock, folk, psichedelia, minimalismo industrial e post-rock del primo album, anticipando cambi di guardia nella formazione e un più deciso approccio jazzistico.
La conferma dell'assenza di Will Young, il definitivo ingresso di Jim Wallis come batterista al posto di Aaron Neveu e la presenza del solo Jeff Tobias (sax) della band originaria consolidano i Modern Nature come la creatura di Jack Cooper, che per "Island Of Noise" ricorre a un numero cospicuo di ospiti: il sassofonista jazz Evan Parker, il pianista Alexander Hawkins, il bassista John Edwards e la violinista Alison Cotton.
Il nuovo album dei Modern Nature è un affare complesso e articolato. Cooper ha coinvolto il poeta Robin Robertson, il micologo Merlin Sheldrake, il musicista e critico Eugene Chadbourne, l'illustratrice Sophy Hollington e lo scrittore Richard King per un libro d'accompagnamento che prende ispirazione dalle dieci tracce di "Island Of Noise", a sua volta ispirato dall'opera di Shakespeare "La Tempesta".
A supporto anche un film che è stato oggetto di quattro proiezioni in pubblico con la presenza di Cooper, che ha risposto alle curiosità dei presenti, non ultima la scelta di pubblicare il progetto solo in vinile, che include anche una versione solo strumentale del progetto intitolato "Island Of Silence", realizzato solo con materiale ecosostenibile.
La rarefazione melodica e l'asettica malinconia che tengono insieme le volutamente frammentarie composizioni sono fonte di austerità emotiva ("Ariel"), ma anche di spaziosi anfratti lirici che permettono ai musicisti di alterare canoni post-rock alla Mark Hollis per avventurosi contrappunti strumentali ("Dunes").
Sempre attenti a non cedere alle lusinghe della semplificazione ("Performance"), i Modern Nature restano dentro i confini di un suono naturale, bucolico, in cui protagonista è l'intreccio tra basso, piano e fiati ("Tempest", "Performance") e la natura diventa un luogo fantastico e visionario affine all'incantata e inquieta suite di "Hounds Of Love" di Kate Bush ("Bluster").
È un album forse troppo elegante e colto, "Island Of Noise". La natura contemplativa non soffre della mancanza delle ipnotiche suggestioni kraut-rock degli esordi, nutrendosi di soluzioni canterburiane che reggono bene anche le deflagrazioni sonore più avvincenti di "Masque" e la splendida catarsi finale di "Build", che da quel misticismo appena accennato e da quei sussurri lirici abilmente orchestrati da Cooper estrae una melodia tanto minimale quanto memorabile, lasciando l'ascoltatore preda di una delle composizioni più intense del già colto campionario dei Modern Nature.
Last but not least, a far da cornice alle intelligenti e profonde reinvenzioni folk-jazz e post-rock di "Island Of Noise" sono una cura dei suoni e una scrupolosa attenzione in fase di produzione, che impreziosiscono ulteriormente le lussuose e fantasiose architetture compositive di un disco che sposa abilmente le strutture di una jam-session jazz-rock con la malinconia dell'indie-pop ("Brigade").
Disco non facile né immediato, il nuovo lavoro dei Modern Nature non va messo a confronto con l'esordio. Jack Cooper è un musicista che sta affrontando sfide sempre più audaci (i completisti recuperino i tre album live self released e il progetto con Jeff Tobias "Tributaries"), ogni album è un nuovo inizio, una frontiera da valicare e dalla quale ripartire senza alcuna meta, un viaggio che promette autentici brividi ed emozioni.
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