Jake Xerxes Fussell - Good And Green Again (2022)

 di Gianfranco Marmoro

La musica americana ha smesso da tempo di guardare al futuro, gli ideali delle canzoni di protesta sono diventate fonti di riflessioni al pari della letteratura, perdendo parte di quella energia rivoluzionaria che ne aveva decretato la genesi. Mentre una generazione di musicisti guarda al passato con nostalgia, fanno categoria a sé quei narratori della cultura popolare più remota che, come novelli Alan Lomax, raccontano la vita moderna attraverso il passato, reinventandone la valenza politica e sociale.

Giunto al quarto album, Jake Xerxes Fussell si conferma come l’archivista più lucido della musica folk/blues americana, erede di quel linguaggio musicale che Ry Cooder ha trasformato in arte. “Good And Green Again” è un altro straordinario racconto di vita reale, una raccolta di vecchie canzoni alle quali il musicista dona nuova vita, reinventandone la forza poetica, spesso accostando brani diversi ma dalla natura semantica affine.

Uno stuolo di musicisti di prim’ordine (Casey Toll, Bonnie “Prince” Billy, James Elkington, Anna Jacobson, Nathan Golub, Lilly Rodenbourgh, Joe Westerlund e Joseph Decosimo) cesella ogni piccolo frammento strumentale, mentre Jake Xerxes Fussell racconta storie di navi scomparse, mulini in rovina e soldati che non ritorneranno più dal fronte. Partendo dal significato profondo della perdita di un cosa o di una persona cara, il musicista americano abbraccia la brama di rinascita e rinnovamento, con un’intensità narrativa che va dritta al cuore.

“Good And Green Again” è il disco più sentimentale di Fussell, ma è un romanticismo delicato, malinconico, quello cantato a due voci con Bonnie “Prince” Billy in “Love Farewell”, straziante racconto di una donna in attesa del ritorno dalla guerra dell’amato.

Il musicista nutre l’onirica atmosfera degli arrangiamenti con fiati e french horn, strumenti che rappresentano la vera novità del disco e che infondono un senso di dramma che avvolge anche il canto greve di “Carriebelle” e il più diafano folk-blues di “Breast Of Glass”.

C’è altresì un ardore politico e sociale pronto a esplodere, ed è racchiuso simbolicamente nel brano più lungo e potente del disco, “The Golden Willow Tree”, la storia di un marinaio pronto ad affondare la propria nave per ottenere i favori di un suo rivale e attrarre a sé il fato e la fortuna. Il delizioso minimalismo scivola con una naturalezza impressionante mentre si compie l’ultimo atto di un tradimento annunciato, che diventa metafora del presente.

Per la prima volta Jake Xerxes Fussell mette a fuoco con più determinazione il suo ruolo di autore, non solo con tre brani strumentali che tengono alta la tensione spirituale del disco, ma con una stupenda e funerea ballata come “Washington”. L’incedere solenne e musicalmente moderno del brano offre all’autore l’occasione per lanciare l’ennesimo monito a un’America che della democrazia ne ha fatto bandiera, riducendola però a immagine ambiguamente simbolica: il patetico patriottismo è diventato vuoto, la celebrazione è più simile a un’involontaria satira che svela inganni e bugie dell’odierna babele.

La fragilità emotiva coinvolge anche il canto: la voce a volte è un respiro graffiato dal suono leggermente stridente della chitarra (“Rolling Mills Are Burning Down”), una tensione che i brani strumentali provano a lenire con ariose e giocose intuizioni armoniche (“Frolic”), arpeggi vivaci e frizzanti (“In Florida”) e fulgidi esempi di maestria tecnica (“What Did The Hen Duck Say To The Drake?”).

“Good And Green Again” non è solo un’altra eccellente collezione di canti tradizionali folk e blues: Fussell ha trovato la giusta chiave di lettura per renderli attuali non solo dal punto di vista dei contenuti ma anche da quello più strettamente musicale.

Mai cosi empatico e coinvolgente, il musicista scava nella cultura popolare, tesse tappeti sonori di rara bellezza, dona respiro e poesia all’arte nobile della musica con un'alchimia che rimanda al già citato Cooder o a dischi come “Into The Purple Valley” o “Bring The Family” di John Hiatt.

Forse il 2022 sarà l’anno nel quale potremo finalmente ristabilire quel contatto umano che la pandemia ci ha negato da tempo: quale modo migliore per iniziare se non questo avvolgente e compassionevole nuovo album di Jake Xerxes Fussell.

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