Elvis Costello – The Boy Named If (2022)
di Gianfranco Marmoro
Quarantacinque anni di attività, più di trenta album pubblicati. Con un tale curriculum Elvis Costello è uno di quegli artisti che non devono più dimostrare nulla, soprattutto dopo aver riconquistato in parte l'ispirazione e l'agilità creativa degli esordi. Il recente processo di rinascita del musicista britannico ha trovato in verità sostegno nel passato: Elvis Costello è prima tornato sul luogo del delitto perfetto commesso con Burt Bacharach ("Look Now", 2018), e ha poi riattivato quella curiosità intellettuale che gli ha permesso di passare indenne il confine tra il secondo e il terzo millennio ("Hey Clockface", 2020).
Con "The Boy Named If", il musicista londinese compie il passo più coraggioso e arduo, rielaborando la giovinezza e l'irruenza degli esordi, operazione concettualmente semplice ma non priva di ostacoli, portata a termine con il sostegno dei fidi Steve Nieve (tastiere), Pete Thomas (batteria) e Davey Faragher (basso) - ovvero l'ultima versione degli Imposters. Con un ricco e imponente canzoniere alle spalle, per il Costello è alquanto agile mettere insieme un set di canzoni qualitativamente irreprensibili e prontamente riconoscibili.
A dare ulteriore sprone ci pensa il pretesto narrativo dell'album: il ragazzo di nome "If" del titolo è l'amico immaginario dell'infanzia di Elvis Costello, il responsabile virtuale di meriti e colpe delle azioni passate, il compagno di viaggio che scorta il fanciullo verso la maturità e la consapevolezza (la limited edition offre tredici racconti illustrati in un libro di 88 pagine).
Costello rinnova la furia e gli impeti di "This Year's Model" nell'aspra radice ritmica e nel minimalismo armonico del riff di "Mistook Me For A Friend", le colte dissonanze di "Blood And Chocolate" nella title track e nella tormentata "What If I Can't Give You Anything But Love?", il romanticismo di "Painted From Memory" con un titolo che è tutto un programma come "Paint The Red Rose Blue", il virtuosismo barocco di "Imperial Bedroom" (la sorprendente agilità creativa della complessa "The Death Of Magic Thinking") e la consapevolezza di "King Of America" (nell'incantevole ballata "Mr. Crescent", con una spigliatezza che rimanda ad "Armed Forces").
Costello fa dunque Costello, cita se stesso, si autoriproduce, compie una simbolica partenogenesi, ma senza alcuna velleità autocelebrativa. Il set di tredici canzoni di "The Boy Named If" è sì familiare, ma altresì fresco e vigoroso. Il concetto di ribellione e di trasgressività è surrogato dal piacere e dal furore giovanile che le alchimie ritmiche del batterista Pete Thomas esaltano fino allo stordimento.
In verità, nessuna novità di rilievo anima questo ultimo progetto discografico di Costello, ma lo slancio e la vitalità dell'insieme sono percepibili in ognuno dei tredici brani e non vengono messi in dubbio nemmeno nel trittico finale, più melodico e rilassato.
L'aver messo mano su "This Year's Model" per una versione spagnola ha offerto al musicista inglese l'opportunità di recuperare lo spirito rock'n'roll alla Buddy Holly. Il risultato è una delle canzoni più potenti di Costello da molto tempo a questa parte, "Farewell, OK" (postata su Youtube allo scoccare dell'anno 2021 e poi ritirata velocemente). Un brio che contagia anche il timbro vocale, di nuovo acuto e tagliente, nonché autentico punto di forza dell'altro caposaldo del disco, "Magnificent Hurt", un punk'n'roll contraddistinto da un suono più rude della chitarra e dal delizioso suono dell'organo Farfisa.
Disco di routine? Forse! Elvis Costello dimostra di sapersi ancora divertire nel ruolo di musicista e autore di canzoni piacevolmente futili. Valgano come esempio la circense giostra verbale e strumentale di "The Man You Love To Hate", lo ska-pop di "The Difference" e lo sghembo power-pop di "Penelope Halfpenny" (una nuova "Veronica").
"The Boy Named If" scioglie infine i dubbi di coloro che dopo l'esplosione di vita di "Look Now" avevano accolto "Hey Clockface" come un interessante esercizio di stile: queste tredici nuove canzoni dell'inglese sono senza dubbio alcuno il set più convincente pubblicato nel nuovo millennio.
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