Lauryn Hill - The Miseducation Of Lauryn Hill (1998)
Tra i candidati a finire il mese delle storie musicali dei dischi unici, intesi come prova unica dei loro creatori, c’erano numerosi capolavori: dal meraviglioso disco dei The La’s (omonimo, del 1990, il disco con cui nasce il brit pop) al caustico e sconvolgente disco dei Sex Pistols (Never Mind The Bollocks, Here’s The Sex Pistols anno di grazia 1977), a qualche gemma minore, come l’album dei The Young Marble Giant (deliziosa band scozzese, Colossal Youth del 1980) o al disco dei Germs. Ma la scelta non poteva che cadere su questo disco, uno dei più importanti degli ultimi 30 anni: The Miseducation Of Lauryn Hill. Uscito nel 1998, dopo una travagliata gestazione, il primo e unico disco solista di Lauryn Hill, dopo lo scioglimento dei Fugees, segna la storia della musica contemporanea. Con quella band, insieme a Wycleaf Jean e Pras Michel aveva già sbancato con il disco The Score (1996) grazie ad un sound e tematiche che aprivano la cultura hip hop al mondo, abbandonando l’atteggiamento gangsta, con testi meno aggressivi e misogini e soprattutto una spruzzata di soul (la leggendaria cover di Killing Me Softly With His Song, brano di Roberta Flack fatto conoscere in tutto il mondo). In precedenza, nel 1993, era stata tra i protagonisti de il film Sister Act 2 con Whoopi Goldberg, dopo lo scioglimento dei Fugees è produttrice di Aretha Franklin e dello stesso Wyclef Jean. Tra i motivi che portarono alla rottura dei Fugees ci fu la storia d’amore spezzata tra Wycleaf e la Hill, che durante il tour di The Score ha una relazione con Rohan Marley, uno dei figli di Bob Marley, con cui avrà un figlio, Zion. Proprio durante la gravidanza la Hill inizia a scrivere e pensare il suo album solista. E lo fa seguendo la grande tradizione della musica afroamericana: una produzione sontuosa, il meglio degli ingegneri, arrangiatori e sessionisti e soprattutto un controllo totale da parte dell’artista su ogni componente artistico-musicale, in questo in pieno stile Stevie Wonder o Prince, dato che la Hill presenzia ad ogni sessione strumentale oltre che vocale. Registrato tra New York e i leggendari Tuff Gong Recording Studio di Kingston, in Jamaica, appartenuti a Bob Marley, The Miseducation of Lauryn Hill nei suoi 14 brani (più 2 hidden tracks) ridefinisce la musica rap, hip hop e soul inaugurando così la strada del nu-soul al dominio globale (parzialmente di vendite, ma soprattutto stilistico ed estetico) del genere sulla musica mondiale. Insieme alla Hill ci sono gli Ark (Vada Nobles, Rasheem Pugh, Tejumold Newton e Johari Newton), la chitarra di Carlos Santana nella meravigliosa To Zion, dedicata al figlio, la voce inconfondibile di Mary J. Blige in I Used To Love Him e il genio di D’Angelo in Nothing Else Matters, tra gli altri collaboratori ci sono Stuart Zender, che sarà con il suo basso nei Jamiroquai, James Poyser, che poi sarà uno dei pilastri dei The Roots, e al piano un giovane ragazzo, John R. Stevens, che qualche anno dopo diventerà famoso come John Legend. Nel disco c’è tutto un mondo, personale soprattutto, ma che non ha paura di denunciare e combattere, come nell’apertura di Lost Ones, prorompente e impetuosa, sul mondo dell’industria musicale e dei suoi tranelli; Ex-Factor, probabilmente indirizzata a Wyclef Jean, sa del soul di Marvin Gaye. Doo Wop (That Thing), singolo da milioni di copie e numerosi record, ha in campionamento Together Let's Find Love dei The 5th Dimension. Superstar omaggia Light My Fire dei Doors, riprendendone leggermente la melodia; Final Hour addirittura campiona Prince in un ideale passaggio di consegne creativo, When It Hurts So Bad, probabilmente autobiografica, è un brano dolente e appassionante. Non può mancare un accenno al reggae in Forgive Them Father, omaggi al maestro Wonder con Every Ghetto, Every City. Everything Is Everything, altro singolo di successo, con uno sconosciuto (all’epoca) John Legend al piano, è il brano più politico. Manco la cover è sbagliata, nella bellissima reinterpretazione di Can't Take My Eyes Off Of You scritta da Bob Crewe e Bob Gaudio per Frankie Valli. Tutta questa meraviglia non passa certamente inosservata: 19 milioni di copie vendute nel mondo, nel 1999 10 candidature ai Grammy Awards, con ben 5 premi vinti, tra cui tutti i più importanti. Doo Wop (That Thing) prima canzone di un’artista femminile ad esordire direttamente al numero uno della classifica Billboard. Eppure non tutto filò liscio: la Hill fu per tutto il tempo di registrazioni e produzione ai ferri corti con la Columbia per mantenere l’assoluta libertà creativa dato che la casa editrice le suggerì di farsi aiutare da RZA del Wu-Tang Clan, gli Ark in seguito le fecero causa per mancati crediti sulle canzoni (diatriba finita anni dopo con una transazione milionaria), la Hill decise di sua spontanea volontà di andare in Jamaica a registrare in un ambiente “senza vibrazioni negative”. Tra le varie tracce sono chiaramente udibili degli stralci parlati, del maestro e poeta Ras Baraka che parla a un gruppo di bambini nel salotto della casa di Lauryn Hill nel New Jersey. La Hill decise dopo questo capolavoro di ritirarsi a vita privata con Rohan Marley: ogni tanto ha pubblicato dei singoli estemporanei, ha tentato senza successo la reunion dei Fugees, ha avuto processi per evasione fiscale, accusa per la quale è stata anche in carcere. Si è parlato anche di sopravvenuti problemi psicologici, ma non importa, perché con questo disco, che nel 2020 è stato nominato il più grande disco del rap dalla rivista Rolling Stone, Lauryn Hill dà prova di una classe unica e fondamentale per tutta la generazione successiva a questo capolavoro.
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