Gov't Mule - Heavy Load Blues (2021)

di Daniele Zago

Per il loro dodicesimo disco in studio, gli statunitensi Gov’t Mule hanno deciso di andare ad affrontare le origini di tutto ciò che sta alla base di tutta la musica moderna, ovvero il blues. E difatti di un disco blues si tratta, diviso fra brani originali e reinterpretazioni di classici di bluesman del calibro di Junior Wells, Elmore James, Sonny Boy Williamson, Muddy Waters e tanti altri, fra cui un inaspettato Tom Waits. Registrato live in studio con tecnica analogica e prodotto dal leader della band, il cantante – chitarrista Warren Haynes assieme a John Paterno, nell’edizione deluxe contiene anche un altro disco con ulteriori registrazioni.

L’apertura è affidata a “Blues Before Sunrise” di Elmore James, interpretata con piglio southern ed ampio uso di chitarra slide e armonica, mentre “Hole in My Soul” è il primo brano composto dalla band, con tanto di sezione fiati e intensa linea vocale di Warren Haynes. “Wake Up Dead” è sorretta da uno shuffle trascinante con l’alternanza di grandi assoli dell’hammond di Danny Louis e la chitarra di Haynes. “Love Is A Mean Old World” è un brano cadenzato ed essenziale, mentre la versione di “Snatch It And Hold It” di Junior Welles, di cui è uscito anche un video, dà il via a grandi parti strumentali in jam, dove gli incredibili musicisti danno il meglio di loro stessi. Segue la cover di un altro classico, “Ain’t No love In The Heart Of The City”, registrato in origine dal bluesman Bobby Bland e reso famoso nella versione dei Whitesnake, qui in versione più essenziale ma altrettanto convincente. E un’altra band inglese fondamentale, gli Animals, hanno originariamente inciso “(Brother Bill) Last Clean Shirt” dove, in questa versione, spicca la chitarra solista. “Make It Rain”, di Tom Waits, qui suona cupa e notturna, ben diversamente dalla title track, un blues per sola chitarra acustica e voce, reso con un’intensità unica da parte di Haynes. Un’anima più funk emerge nella reinterpretazione di “Feel Like Breaking Up Somebody’s Home”, della soul singer Ann Peebles, e l’originale “If Heartaches Were Nickels” è uno struggente slow blues. La versione di “I Asked For Water (She Gave Me Gasoline)” di Howlin Wolf, diventa a tutti gli effetti un brano dei Gov’t Mule, dilatato a più di 9 minuti di jam dense di chiaroscuri, dinamiche e incredibili parti soliste. Chiude l’album “Black Horizon”, un bellissimo originale in acustico.

Il secondo disco della versione deluxe procede nella stessa direzione, blues fra cover e brani originali, dove spicca l’originale “Hiding Place”, dagli straordinari slide solos e le versioni di “You Know My Love” di Willie Dixon, “, l’hard blues “Street Corner Talking” dei Savoy Brown (segno che anche il British Blues è stato considerato), “long Distance Call” di Muddy Waters e il classico di Sonny Boy Williamson “Good Morning Little Schoolgirl” in versione live con (ovviamente) un ospite all’armonica.

Se il blues per i Muli era stato spesso approcciato nel corso della loro carriera, sia per la loro musica originale, che è sostanzialmente un southern hard blues (non solo, ma principalmente) sia per averlo riproposto in numerosissimi concerti, questa volta è stato preso di petto in toto, e composto o riletto con la loro grande personalità. Un’operazione del genere per non essere un puro esercizio stilistico dev’essere affrontata da gente con grande cultura e maturità musicale, e ovviamente Haynes e soci superano la prova a pieni voti. Un grande momento che va alle radici un po’ tutta musica attuale, esplorandole, interiorizzandole e facendole proprie. Come solo i grandi possono permettersi di fare.

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