Jackson Browne - Downhill From Everywhere (2021)
Dalla fine degli anni ‘90, in particolare dall’ottimo, seppur ai tempi sottovalutato, “Looking East” (1996), Jackson Browne ha pubblicato un album ogni sei anni. Infatti il successivo “The Naked Ride Home” è del 2002, “Time the Conqueror” del 2008 e “Standing on the Breach” del 2014. Il nuovo lavoro del musicista di Los Angeles non conferma la regola solo perché, a causa della pandemia, è slittato di un anno, ma era stato annunciato per lo scorso autunno dopo la pubblicazione di un paio di singoli nella primavera 2020. Browne è uno che non vuole fare le cose in fretta e il suo perfezionismo nella composizione delle canzoni e nella ricerca dei suoni è ormai cosa nota. Se però il risultato è un album come questo ben venga l’attesa. “Downhill From Everywhere” è decisamente il miglior disco del cantautore californiano da diverso tempo a questa parte, superiore al comunque positivo predecessore grazie ad una serie di canzoni belle, intense e cantate con passione e ad un suono davvero splendido.
Prodotto dallo stesso Browne, l’album ha nelle chitarre di Greg Leisz e Val McCallum gli elementi portanti in particolare quando Leisz usa la slide come nella deliziosa ballata “A Human Touch”, in cui Jackson duetta con la brava Leslie Mendelson. Due sono i momenti topici del disco: la splendida ballata di confine “The Dreamer”, scritta a sei mani con David Hidalgo dei Los Lobos ed Eugene Rodriguez dei Los Cenzontles, che affronta il tema dell’immigrazione, e la lunga e spagnoleggiante “A song for Barcelona”, dedicata ad una città che Browne ama molto. Il resto del disco però non è da meno a partire dai brani più rockeggianti come la title-track o la vibrante “Until Justice is Real”, in cui si rivede alla chitarra elettrica il vecchio pard Waddy Wachtel. Molto bella anche l’iniziale “Still Looking For Something”, una canzone californiana tipica di Browne, mentre “A Little Soon to Say” è un’altra delicata ballata folk-rock in cui la voce del cantautore è affiancata da un bel coro femminile. Sicuramente uno dei dischi dell’anno.
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