Mother Love Bone - Apple (1990)

Quando uscirà questo disco, la band, che aveva animato la scena rock di Seattle, già non esisteva più. I Mother Love Bone erano considerati la nuova sensazione del rock americano, in una città che già da anni sfornava gruppi interessantissimi. Ma la loro storia innescherà tutta una serie di conseguenze, che saranno il filo rosso dei dischi di Febbraio, dedicati al Seattle Sound e ad alcuni suoi esponenti. I Mother Love Bone nascono tra l’altro dalla fine di un altro gruppo, i seminali Green River di Mark Arm: tra l’altro fu Arm, cantante e chitarrista, in una lettera che scrisse ad un magazine musicale, a definire il suo gruppo di allora, siamo agli inizi degli anni ‘80, grunge (che è un termine slang, da grungy per “sporco”), termine che verrà portato alla ribalta proprio per i dischi dei Green River da Bruce Pavitt, uno dei fondatori della Sub Pop Records, la casa discografica dei gruppi della città. I Green River si sciolgono dopo un un grande disco, Rehab Dolly: Jeff Ament e Stone Gossard, rispettivamente bassista e chitarrista, volevano affidarsi alle grandi case discografiche, mentre Arm e Alex Vincent, batterista, volevano restare in piccole label. Arm e Vincent fondano i Mudhoney, Ament e Gossard, insieme a Bruce Fairweather, che suonava sessionista alla chitarra con i Green River, fondano un nuovo gruppo, a cui si unisce un batterista, Greg Gilmore e giovane cantante di un’altra band dell’underground di Seattle, i Malfunkshun, dalla presenza scenica prorompente, che non nasconde di voler diventare una grande e famosa rock star: Andrew Wood. Nascono così nel 1988 i Mother Love Bone. Il nome non significa propriamente nulla, solo che a Wood piaceva come suonava. E come suonavano i Mother Love Bone lo scoprirono migliaia di persone che affollavano i club e i locali dove si esibivano, ammaliati dalla musica del gruppo, che lasciava da parte i toni più aspri, più garage (che furono perpetrati da Arm con i suoi Mudhoney) per uno stile che si faceva più alla musica anni ‘80 dei grandi gruppi heavy metal, con in più la figura di Wood, che sembrava un novello glam hero catapultato nello stato di Washington. Nel 1988 firmano un contratto con la Polygram che crea un piccolo team di produttori, sotto il nome di Stardog Records, per seguirli, e nel marzo del 1989 esce un EP, Shine, che li fa conoscere: il suono in verità è ancora sporco e forsennato, ma già si intravedono dei barlumi di potenziale grande lirismo in una canzone, scritta da Wood per la sua fidanzata, di cui parleremo dopo. Perchè questa canzone chiuderà il debutto discografico di Mother Love Bone, Apple, che doveva uscire nel marzo del 1990, ma arriva la tragedia: Wood, afflitto da problemi di tossicodipendenza, va in overdose qualche giorno prima dell’uscita del disco, e dichiarato morto dopo giorni di coma il 19 Marzo del 1990. Il disco uscirà solo 4 mesi dopo, il 19 luglio, ed è un portento. I MLB pescano dal glam, dal rock dei Guns’n’ Roses (si senta Come Bite The Apple), degli Aerosmith (Bone China niente male davvero), con riff potentissimi e accattivanti, come This Is Shangrila o l’epica Stardog Champion, veloci e aggressivi come Holy Roller o la splendida Capricorn Sister, che era già presente in Shine, e primo singolo del disco. Qui si sviluppa appieno la natura melodica e de grandi ballad della band: Stargazer, appassionata e appassionante, la stupenda Man Of Golden Words, con un pianoforte a strutturare l’emotività del brano e la canzone che citavo prima, quella che già era in Shine: lì si chiamava Chloe Dancer\Crown Of Thorns, e fu scritta da Wood per la sua ragazza, Xana La Fuente, che in un momento di grande necessità economica decise di fare la stripper in un locale, dove però resistette solo un’ora (Chloe Dancer) e dopo la loro rottura dovuta all’abuso di eroina di cui cronicamente soffriva (Crown Of Thorns); in Apple rimane solo quest’ultima, in cui Wood canta:”Like a crown of thorns.\It's all who you know.\So don't burn your bridges, woman,\'Cause someday, yeah...\Kick it...\This is my kind of love.\It's the kind that moves on.\It's unkind and leaves me alone”. L’album ottenne ottime vendite e critiche notevoli, tutte concentrare a sottolineare come il loro mix di vari stili fosse convincente e soprattutto per la forza di Wood, che probabilmente sarebbe diventato una star famosa del rock. Compagno di stanza a Seattle di Wood era un altro cantante, di un’altra band niente male di Seattle: Chris Cornell dei Soundgarden. Ament e Gossart avevano già iniziato a contattare musicisti per un nuovo gruppo, e alla fine scelsero un abile giovane chitarrista, Mike McCready, amico d’infanzia di Gossart, e un giovane ragazzo di San Diego, Eddie Vedder. Cornell vorrebbe ricordare con un singolo l’amico Wood, e inizia a lavorare con questi ragazzi. E da qui partiremo domenica prossima per la nuova storia di musica.

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