Van Morrison – Latest Record Project Volume I (2021)

 di Aldo Pedron

Latest Record Project: Volume 1 è il 42° album di Van Morrison, pubblicato oggi 7 maggio 2021, il più dinamico, il più versatile e contemporaneo da anni. Il passo falso Van Morrison lo aveva fatto di recente (2020) con la sua crociata anti Covid, l’inno anti lockdown Stand And Deliver con Eric Clapton ad accompagnarlo nella protesta tra blues e teorie discutibili ma tutto ciò è opinabile ed appartiene ad un passato recente. Ora Van conferma di essere autore prolifico e ci consegna un nuovo doppio album, un viaggio di 28 tracce nel suo continuo amore per il blues, il soul, il rhythm and blues e il jazz.

Un artista rimasto integro e originale che vive nel presente e che auspica per tutti noi di allontanarci dalle sue solite canzoni, dai soliti album e dai suoi classici del passato. “Ho scritto 500 canzoni, forse di più, e allora perché promuovete sempre le solite dieci, sto cercando di uscire da questo schema.”

Per niente malleabile nonostante l’età che avanza, l’iracondo Van Morrison forse troppo colto e introverso per appartenere alla musica rock sforna un nuovo doppio CD (triplo in vinile) ed ancora una volta restiamo meravigliati dalla bellezza delle sue armonie.

E’ pur vero infatti che spesso le sue canzoni hanno un inconfondibile ma indovinato aroma blues, swing o jazz tanto da diventare negli anni dei puri ed autentici standard.

Van, il re indiscusso del rock celtico, va dritto al cuore con il suo sax baritono che abbraccia un organo assai caldo in numerose occasioni e la sua voce che ancora una volta ha un’estensione paragonabile a quella dei migliori cantanti afro-americani. Una voce stilisticamente inconfondibile, possente, calda, accattivante, ovattata, pastosa ma ancora oggi irraggiungibile.

Cantante strepitoso, performer pignolo e di gusto amplissimo, ma ciò che conta in Van Morrison è l’intensità interpretativa e il gusto sopraffino della sua musica, il rock, il blues e il jazz come desiderio e ricerca d’infinito.

Un album concepito, pensato, inciso e realizzato durante il lungo periodo di isolamento forzato dove Van era impossibilitato ad andare in tour. Van compone i nuovi brani che brillano di schiettezza e di vivacità alternando e sviluppando le sue idee al pianoforte, alla chitarra acustica e elettrica, al sax o all’armonica e nel disco pesca una sezione ritmica che lo accompagna davvero efficace e con la quale condivide un feeling immediato e spontaneo.

Ecco allora 14 brani su ciascuno dei 2 CD. L’iniziale Latest Record Project di oltre 5 minuti è un motivetto orecchiabile, uno shuffle soul con l’organo sempre incisivo che cita e scandisce il titolo più volte in un refrain ripetitivo oltre ad un coro sha-la-la (Dana Masters, Crawford Bell, Kelly Smiley).  

Where Have All The Rebels Gone? di oltre 4 minuti ed incisa al Bath Spa Hotel, è invece sorprendente, un intreccio sonoro tiratissimo con due chitarre elettriche (Van e Dave Keary), i cori, il piano di Stuart Mcllroy ma soprattutto l’eccellente uso dell’organo hammond di Paul Moran sempre a tenere un ritmo serrato e che nel testo denuncia la mancanza di un vero pensiero indipendente, sostituito da mera apparenza.

Psychoanalyst’s Ball, più di 5 minuti è uno dei suoi pezzi migliori, uno slow d’atmosfera con Van voce solista e chitarra acustica, Paul Moran (uno dei suoi musicisti stabili nella sua band da diverso tempo) all’hammond, Richard Dunn al basso, le percussioni a tenere il tempo e Dave Keary alla chitarra classica.

No Good Deed Goes Unpunished (“nessun atto o azione resta impunita”) è un rock-blues con Richard Dunn all’organo hammond a ricamare la melodia.  Tried To Do The Right Thing è una ballata lenta di sicuro effetto.

The Long Con è davvero splendida, 7 minuti con Van Morrison voce solista, armonica e chitarra elettrica più il resto della band che lo affianca egregiamente.

A Few Bars Early è cadenzata al punto giusto, un blues nel puro stile Van mentre Deadbeat Saturday Night è una presa di posizione nell’affrontare in modo concreto il suo lockdown: no life, no gigs, no choice, no voice (niente vita, niente concerti, nessuna scelta, nessuna voce).

Tra i musicisti presenti ma che si alternano nei vari brani troviamo Richard Dunn (organo Hammond e piano), Stuart McIIroy (pianoforte), Pete Hurley o Gavin Scott al basso, Colin Griffin  o Mez Clough alla batteria.

Il secondo CD si apre con Double Agent con Van e Jim Mullen alle chitarre elettriche.

Spiccano inoltre ancora alcuni brani come Love Should Come With A Warning e Mistaken Identity scritte entrambe con il grande Don Black (alias Donald Blackstone), celebre paroliere britannico che ha composto testi per John Barry, Quincy Jones, Andrew Lloyd Webber, Lulu, Henry Mancini, Michael Jackson, Elmer Bernstein, Michel Legrand ed alcuni brani usati per i film di James Bond, agente 007. Van Morrison si è avvicinato a Black dopo aver riconosciuto nella sua Days Like These (brano dall’omonimo album del 1995), la sua ballata pop del 1969 cantata da Matt Monro (1930-1985) per la colonna sonora di The Italian Job che gli ricordava affinità con il suo stesso stile. Il risultato è che Don Black ha quindi scritto Mistaken Identity, che, paradossalmente, è la canzone più autobiografica dell’album.

Splendida Double Bind, un bluesaccio con l’hammond ancora una volta in grande lustro e con Teena Lyle alle percussioni e vibrafono.

Van Morrison si propone al sax in quattro brani sul secondo CD: nel lento (piano e organo in sottofondo) Up County Down, in Stop Bitching Do Something e all’alto sax (sassofono contralto) in They Own The Media e in Jealousy.

Why Are You On Facebook? riguarda le opinioni di Van Morrison sui social media. Stop Bitching, Do Something che sta per “smettila di lamentarti, fai qualcosa” dallo spirito garage-rock in stile Them (anni ‘60) è alquanto esplicita mentre in chiusura Jealousy con un sax risolutivo resta una piccola gemma rhyhtm and blues che brilla di luce propria.

Alcune incisioni sono state effettuate al Subterania (una sala per musica dal vivo a Portobello, Londra), altre come Deadbeat Saturday Night Blue Funk, Stop Bitching Do Something e Western Man al Bath Spa Hotel (un lussuoso e suntuoso hotel georgiano a Bath nella contea del Somerset, Inghilterra) o come nel caso di Than God For The Blues, A Few Bars Early, Only A Song, Big Lie, My Time After A While, Duper’s Delight, He’s Not The Kingpin, Mistaken Identity e It Hurts Me Too (quest’ultima un noto traditional con Dave Keary alla chitarra elettrica e Van Morrison voce e armonica) ai Musicbox Studios di Cardiff (capitale del Galles). Diabolic Pressure con Van Morrison al piano e tra gli altri Jeff Lardner alla batteria, Christopher White al sax tenore e Alistair White al trombone è invece incisa al Culloden Hotel, County Down (una delle trentadue contee tradizionali d’Irlanda ed è situata nella provincia dell’Ulster e più precisamente una delle sei contee dell’Irlanda del Nord.

Nel nuovo album, la musica resta nei parametri del solito Van Morrison di alta qualità mentre nei testi Van cerca di stare al passo con i tempi polemizzando sui media e sulle problematiche di oggigiorno ma senza essere troppo convincente.

28 brani tendenzialmente blues con qualche scampolo di jazz, una lunga serie di pezzi, alcuni formidabili, che ci portano nel mondo dell’irlandese, nel suo microcosmo sonoro, straordinario, unico, originale, seducente, affascinante. Non mancano le ballate e, se pensiamo che queste 28 arrivano da un gruppo di 50 canzoni, è concreta la possibilità dell’uscita di un volume 2.

2 ore e 7 minuti di musica eccelsa.  Latest Record Project Volume 1 è decisamente all’altezza dei suoi ultimi lavori come The Prophet Speaks del 2018 decisamente più jazz e Three Chords & The Truth dell’ottobre 2019.

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