Femi Kuti - Stop the Hate (2021)

di  Alessio Bacchielli 


Sarà il lockdown, sarà la mancanza di concerti da almeno un anno, ma in maniera quasi automatica mi sono buttato ad ascoltare un po’ di classici. Rovistando qua e là, l’orecchio è cascato abbastanza volentieri sul magico mondo dell’afrobeat e ciò che gira attorno soprattutto nel regno unit oggigiorno magistralmente rappresentato da gruppi come Sons of Kemet, The Comet is Coming, Moses Sumney, Nubya Garcia e tanti altri . E cosa poteva accadere di meglio se non di assaporare un bel doppio di Femi e  che, per i profani, si tratterebbero del primogenito e del nipote di nientemeno che del pioniere e provocatore afrobeat Fela (Anikulapo Kuti).

Questo (doppio) disco, dal titolo “Legacy +” (eredità + ndr) appunto, è un viaggio lungo 90 minuti dove l’influenza del leggendario musicista e attivista rivoluzionario nigeriano Fela Kuti viene mostrata gloriosamente attarverso le due successive generazioni Kuti che in maniera totalmente naturale si amalgamano alla perfezione in questo lavoro congiunto, un po’ come l’uovo e la farina.“Legacy +” sono infatti due album, uno presentato dal padre (Femi) e l’altro dal figlio (Made). Il disco suona allegramente nonostante le tematiche sociali e di protesta.

Sul primo disco sono Stop The Hate, dalle caratteristiche puramente afrobeat anche se vengno rievocate atmosfere meno scabrose rispetto a quelle che ci ha abituato il padre. Kuti Senior trasmette messaggi di libertà e positività audaci e provocatori come non lo sono mai stati: i temi centrali dell’album si concentrano sulla corruzione nel governo locale della Nigeria, la parità di diritti e la fine della brutalità della polizia per i neri.

Invece in quello di Made, ci viene presentata una vasta gamma di influenze aggiunte alla formula Kuti Afrobeat, con il musicista di talento che esegue anche tutto sul disco. Mentre le linee di basso hanno un che di ipnotico, il groove dei fiati che si mescolano con le percussioni è decisamente più moderno e la voce è più soave. Free Your Mind è un’afropsychedelia incantata, le sue fanfare di corno che gesticolano nello spazio piuttosto che rispondere alle chiamate vocali.

A modo loro, nessuno dei due dischi prevale, né è più avvincente dell’altro. Tuttavia, ciò che rende “Legacy +” una collezione così straordinaria è il modo in cui ogni album porta vitalità all’altro e in un certo senso ci fa rivivere Fela, come se lui fosse qui con noi. Un percorso lungo 60 anni che non è destinato a fermarsi con questa generazione.

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