Dominique Fils-Aime – Three Little Words (2021)

di Patrizia Lazzari

Il cuore pulsante del nuovo album di Dominque Fils-Aimé, giovane talento canadese di origini haitiane, è il soul, inteso nel senso quasi letterale del termine: emozioni sonore che nascono dal profondo dell’anima e riscaldano gli ascoltatori. Three Little Words conclude infatti la trilogia sulla storia della musica afro-americana iniziata con l’esplorazione blues di “Nameless” (2018) e l’immersione jazz di “Stay Tuned” (2019).

Acclamata vincitrice dei Juno Awards dello scorso anno per il miglior vocal jazz album (i Grammy canadesi, per intenderci), la Fils-Aimé ancora una volta fa della sua voce il centro vibrante di questo nuovo lavoro. E non a torto considerando che è soprattutto la sua interpretazione a rendere interessanti e coinvolgenti anche brani non particolarmente vibranti (“Home to me”). Toni e semi-toni della lead singer intrecciati agli essenziali cori rendono ogni pezzo una storia a sé e anche laddove l’intro è affidata a ritmi doo-woop tipicamente anni Cinquanta (francamente un po’ stucchevoli) – come in “While We Wait” – l’evoluzione del pezzo conduce poi verso un’apertura musicale dove radici afro e consapevolezza del proprio essere porta verso rivendicazioni di uguaglianza e libertà per i diritti dei neri (We could be the change, we will be the change).

Se pezzi come “Being the same” e “You left me” sono biglietti da visita da presentare in contesti un po’ più mainstream, il lavoro di ricerca (vocale e strumentale) raggiunge un ottimo risultato in brani come “Fall and All” e “Tall Lion Down” (peccato per la durata limitata  poco più di un minuto).

Ma la strada da percorrere viene decisamente indicata in composizioni come “Grow Mama Grow”, “Love Take Over”  e nella title-track, dove ritmi, cori e contenuti raggiungono l’equilibrio perfetto e sembrano rappresentare quel melting-pot ideale che la biografia (personale e professionale) della Fils-Aimé impersonifica.

Prodotto e arrangiato dal fidato Jacques Roy (“il collante che ha reso possibile questa trilogia”, secondo la cantante), “Three Little Words” è forse il meno riuscito dei tre album finora prodotti ma rappresenta un tassello importante per la definizione dell’immagine di quest’artista canadese che procede nella definizione di sé con coraggio e determinazione.

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