The Besnard Lakes – The Besnard Lakes Are The Last Of The Great Thunderstorm Warnings (2021)

 di Simone Grazzi 

Il giorno non è ancora iniziato. Gli occhi sono rivolti verso l’alto a rimirar le stelle.Corpi celesti risplendenti di luce propria che più li fissi e più si dilatano spandendosi fino a dissolversi nel buio di un’oscurità profonda. Essenze colorate di un acquerello lasciato li, sul tavolo. Incompiuto. L’alba di un giorno invernale squarciata da un sole che cresce fino ad incendiare il cielo prima di una burrascosa tempesta.

È questo il ritorno della band canadese The Besnard Lakes. Un attesa durata ben 5 anni, tanti, forse troppi, ma tranquilli, se questo è il risultato che siete stati in grado di regalarci, non c’è nessuna rabbia o risentimento per averci fatto attendere così tanto. Il sestetto composto da Jace Lasek, Olga Coreas, Kevin Laing, Richard White, Sheenah Ko e Robbie MacArthur, ha dato alla luce 9 tracce ricche di una musica capace di strapparti dal suolo, facendoti veleggiare per tutto il tempo della sua durata.

Un album diviso idealmente in 4 parti che rappresentano il percorso che dal buio del trapasso ci accompagna verso la luce della rinascita. Un ritorno denso di misticismo, ricco di visioni oniriche che ci mostrano senza dubbio più luminosità che oscurità. Una suite della durata di oltre 70 minuti in cui le canzoni sono capitoli di un racconto affascinante, polaroid scolorite di paesaggi di una vacanza consumata in gioventù. Un disco che ad ogni nuovo ascolto sa catturarti sempre più e che proprio per essere apprezzato fino in fondo deve necessariamente essere ascoltato varie volte.

Sarebbe un delitto non farlo. Un viaggio psycho-gaze che trova livelli di tensione elevatissimi fin dalla sua prima traccia, Blackstrap, lunga intro di oltre 6 minuti che ci porta subito al primo culmine di questo album, Raindrops. Le altezze siderali sono già di quelle che ti fanno venire i brividi e il volume di ascolto consigliato è già abbondantemente sopra il valore 8.

Christmas Can Wait rallenta la velocità e il volo diviene un lento planare su viste spettrali, desolate, ma sempre meravigliose. Tra feedback di chitarre e dilatazioni drone, il suono si fa synthwave, quasi un fraseggio tra sonorità dream e post-rock. Il volo si cristallizza in una lenta discesa che ci porta alla traccia numero 4, Our Heads, Ouor Hearts On Fire Again.

Il prologo iniziale è solo un’attesa al caleidoscopio di colori in stile paisley sound che si apre ai nostri occhi e che cresce fino alla conclusione del pezzo. La testa inizia ad andare su è giù, a destra e sinistra e i capelli si allungano fino a coprire gli occhi. È San Francisco, è Haight-Ashbury, è la West-coast di Garcia, Paul Kantner e Grace Slick.

Il percorso compie un’ampia virata verso gli orizzonti più marcatamente pop della successiva Feuds With Guns, ma riprende tonalità spiccatamente lisergiche con i quasi 9 minuti di The Dark Side Of Paradise. Il viaggio verso la luce sta per compiersi pienamente e dopo i fragori noise e post di New Revolution è la volta The Father Of Time Wakes Up che con le sue aperture chitarristiche sul finale, ci mostra l’ultimo dei 9 capitoli di questo percorso fatto di immagini, colori, visioni.

Last Of The Great Tunderstorm Warning, con i suoi quasi 18 minuti è la suite finale di un disco che si è fatto attendere un bel po’, ma che ci regala una band in una forma tale da farci aggiungere “The Besnard Lakes Are The Last Of The Great Tunderstorm Warning” già tra i migliori dischi del 2021 anche se siamo ancora solo nel mese di febbraio.

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