Ryan Adams – Wednesdays (2020)
La vicenda personale di Adams ha sostanzialmente interrotto una carriera che è sempre stata estremamente prolifica. ‘Wednesdays‘ è il suo 17° album in studio, e avrebbe potuto essere il 18° se la pubblicazione di ‘Big Colors‘, inizialmente programmato per aprile 2019, non fosse stata bloccata. Quell’anno i dischi del musicista americano avrebbero dovuto essere addirittura tre, quello di cui stiamo parlando incluso. L’LP, pubblicato senza preavviso né promozione, arriva dunque con circa un anno e mezzo di ritardo e perdendo per strada 6 delle 17 tracce che avrebbero dovuto farne originariamente parte.
Sembra, questo, essere un bene per un disco quasi interamente caratterizzato da una strumentazione molto scarna che lo rende parecchio intimo e riflessivo, il classico album che un’eccessiva lunghezza avrebbe fatto apparire ridondante. L’apertura, affidata a uno splendido brano intitolato ‘I’m Sorry And I Love You‘, potrebbe sembrare una tardiva richiesta di perdono, che l’intensità del pezzo parrebbe addirittura far apparire sincera, se non fosse che tutto era già stato scritto prima dell’esplosione mediatica del caso. Un lavoro molto classico, tra country-folk e soft-rock, in perfetta continuità con quando Ryan ha mostrato lungo tutta la sua carriera, in particolare in opere ad esso accostabili come ‘Heartbreaker‘ (2000), ‘Love Is Hell‘ (2004) e ‘Ashes & Fire‘ (2011).
Sono canzoni che non si meritano di ricevere un embargo analogo a quello del suo ideatore, anche perché non rappresentano in alcun modo la sua immagine pubblica attuale e non vogliono esserne una giustificazione. ‘When You Cross Over‘, ‘Poison & Pain‘ e ‘Birmingham‘ mostrano il talentuoso songwriter che ancora oggi è Ryan Adams, soprattutto quando riesce a dosarsi dal punto di vista compositivo. ‘Wednesdays‘ parla di rimpianti e sofferenze, lo fa rappresentandone, a livello personale, tutto il loro peso. È probabilmente questo il motivo per cui, proprio ora, ne è stata decisa la diffusione. Al netto di ciò, va anche sottolineato che si tratta di un disco che, di per sé, possiede brani splendidamente arrangiati e molto ben scritti. Sono tra i migliori della sua lunga carriera e, in ambito tradizionalmente folk-rock, tra i più incisivi dell’anno.
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