Prince - Dirty Mind (1980)

Non si dovrebbe ragionare così, ma da quando esistono i talent musicali (formula già di per sé oggetto di mie speculazioni sulla combinazione dei due termini) ho sempre pensato a come sarebbero stati accolti alcuni grandi della musica. Una delle suggestioni più grandi riguarda proprio il protagonista della storia di oggi: uno che scrive la sua prima canzone a 10 anni, fonda il suo primo gruppo a 13 e che a 18 sa suonare tutti gli strumenti principali per registrate dei demo che la Warner Bros, venuta in possesso dei nastri, decide di non farsi sfuggire. Prince sceglie il suo nome d’arte in omaggio al padre, che era leader di un trio jazz, il Prince Rogers Trio, a Minneapolis, sua città natale. La Warner Bros pubblica For You nel 1978, quando Prince ha solo vent'anni, e già è possibile scovare tra le tracce quello che sarà il suo marchio di fabbrica e la conseguente rivoluzione che la sua musica apporta al grande fume della musica popolare del ‘900: un mix irresistibile e a tratti già esplosivo di r&b, funk, rock e altri innesti musicali che fanno dell’ecclettismo e della facilità, a tratti sconcertante, di creare melodie e riff l’essenza della sua musica. Nel 1979 il primo grande successo: Prince ha le prime due tracce da greatest hits, I Feel For You, poi successo di Chaka Khan (il primo di un catalogo di cover o di canzoni scritte per altri che negli anni diventerà immenso e di infinito successo di critica e pubblico) ma soprattutto I Wanna Be Your Lover, un irresistibile funky, singolo del disco, che gli regala il primo disco d’oro della sua carriera e trascina le vendite del disco ad oltre un milione di copie. I tempi sono maturi, così come la consapevolezza, per un album del tutto nuovo: dopo l’uscita di Prince, il folletto di Minneapolis (chiamato così perchè è alto solo 1,58m), va in tour con una band composta da Dez Dickerson (chitarra), André Cymone (basso), Bobby Z (batteria), ­e Doctor Fink, tastierista e uno dei primi maghi del sintetizzatore. Prince ad inizio del 1980 affitta una casa a Minneapolis e ci costruisce un mini studio di registrazione con un banco a 16 piste: l’unica cosa che chiede a Doctor Fink è una serie di base musicali al sintetizzatore. Per il resto, scrive, suona e produce tutto da sè: le musiche, i testi, le parti vocali (tranne un contributo di Lisa Coleman, che sarà una delle musiciste e backing vocals nelle Revolution, suo gruppo di spalla dal 1980 al 1986), tutte le parti strumentali (vale a dire chitarra, basso, tastiera e batteria) e ovviamente produce il disco. Dirty Mind esce nel negozi nell’ottobre 1980: per via del metodo di produzione e del fatto che molte canzoni furono registrate in singole esecuzioni, il suono generale ha un che di “demo tape”, una sorta di artigianalità produttiva che non fa altro che rendere ancora più interessante il tutto. Musicalmente, è l’esplosione di quell’universo creativo di cui sopra, dove tutto l’antologia della musica afroamericana si scontra con il rock e la new wave. Il risultato è un disco pieno zeppo di idee, che all’inizio non fu del tutto apprezzato, ma che con il passare degli anni fu ampiamente rivalutato, anche dalle vendite, che fanno di Dirty Mind uno dei grandi dischi della storia della musica. Il robo-funk di Dirty Mind apre la scaletta, con le tastiere in evidenza e la voce acuta e iconica di Prince, poi si passa alla stupenda When You Were Mine, irresistibile (e in seguito hit per Cindy Lauper); tratto del disco, fin dal titolo, è una visione sensuale (ma non morbosa nè machista) del sesso e del suo mondo, qui ben rappresentata da Do It All NIght (un capolavoro ritmico di black music), dalla meravigliosa Head (canzone che parla apertamente di sesso orale) e dalla “scandalosa” Sister, che accenna all’incesto (“Incest is everything it’s said to be”), a cui si aggiungono la prima ballata di successo, Gotta Broken Heart Again, e i ritmi ballabili e irresistibili di Uptown (che arriverà al numero uno della classifica dance di Billboard) e Partyup. Mezz’ora di genio creativo che sarà il trampolino di lancio per un decennio passato a ritmi vertiginosi con un disco all’anno tra cui, ricordo, capolavori come 1999, Around The World In A Day, Parade, Sign O’ The Times e quel Purple Rain che lo farà icona imperitura: tra l’altro, sempre per quel suo sguardo diretto e senza filtri sulla sensualità fisica, quando Tipper Gore, moglie del futuro vicepresidente Al, sentì che la figlia ascoltando Darling Nikki (singolo di successo di Purple Rain, 1984) stava sentendo la storia di una masturbazione, fondò il Parental Music Research Center che applica il Parental Advisory sui dischi. La parabola di Prince, che ha avuto momenti bui di successo, personali (che lo porteranno alla prematura scomparsa per abuso di farmaci), psicologici (maniaco dell’ordine e agorafobico) non ha mai smesso di brillare per creatività e produzione musicale, tanto che il suo archivio personale, ancora non del tutto studiato, è composto da oltre 10.000 tra canzoni, idee musicali, registrazioni: una miniera di talento, è proprio il caso di dirlo, con pochi eguali nella storia della musica.

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