Nick Drake - Pink Moon (1972)

Si dice che Chris Blackwell, il geniale produttore musicale e fondatore della casa discografica Island, abbia detto ai suoi collaboratori “qualsiasi cosa vi proponga registratela”. Nick Drake nel 1971 aveva già pubblicato due stupendi dischi per l’etichetta, l’esordio Five Leaves Left (1969), che fece scoprire il suo agrodolce spirito intriso di spleen e il meraviglioso, iconico, Bryter Layter (1970) un gioiello musicale in cui suonano con il nostro John Cale (da ascoltare la favolosa Norther Sky), la sezione ritmica dei Fairport Convention (Dave Pegg e Dave Mattacks), gli archi di Robert Kirby, il tutto diretto e organizzato da Joe Boyd. Sebbene acclamati dalla critica, dai musicisti e dagli addetti ai lavori, i due dischi vendono pochissimo: forse dipende dalla naturale ritrosia di Drake a suonare in pubblico (pochissimi i suoi concerti dal vivo e tutti finiti con una sorta di fuga dal palco), la sua “incapacità” a fare pubblicità (una sola intervista rilasciata in assoluto) ma, per me, contano i misteri del gusto musicale popolare, che per esempio nello stesso momento premierà alla grandissima Cat Stevens, che molto aveva in comune con il nostro. Sia come sia, Drake è in preda ad una fortissima crisi esistenziale: se ne va in Spagna per un po’, ospite dello stesso Blackwell, dove riesce a riottenere un po’ di serenità. Che subito si manifesta in un disco. Sulla Costa del Sol Drake scrive una ventina di canzoni, chiama una sera il fido Joe Boyd che organizza lo studio di registrazione e gli mette a disposizione John Wood, produttore e ingegnere del suono che proprio in quei tempi stava mietendo successo con i Fairport Convention e Cat Stevens : in due sole sessioni, si dice entrambe notturne, Drake registra e suona dal vivo, solo con la chitarra (eccetto qualche aggiunta di piano, sempre da lui stesso eseguita) undici canzoni che segnano uno spartiacque, che ispirano un’intera, forse due, generazioni di cantautori, 28 minuti di canzoni magnifiche, scarne di orpelli ma profondissime, confezionati come un demo-tape dando quasi la sensazione che sia Drake nella stanza di fianco a quella di chi ascolta a suonare dal vivo. Pink Moon prende il nome da una leggenda cinese che vede la luna rosa di aprile come segno minaccioso. In copertina, dopo che le foto che Keith Morris gli scattò risultarono evidente segnale della sua brutta condizione psicofisica (per via dell’abuso di antidepressivi di cui iniziava a soffrire), la Island scelse un’opera, che si ispira all’arte di Dali, di Michael Trevithick, un’artista amica di Gabrielle Drake, sorella di Nick e futura attrice in famose serie TV britanniche. L’album si apre con il suono magico di Pink Moon, da molti considerata una sorta di testamento della sua sofferenza, con la voce sibilante e magica di un cantore mistico: L’ho visto scritto e l’ho sentito dire / La luna rosa sta per venire / E voi non volate così alti / La luna rosa vi prenderà tutti . Non da meno la favolosa Place To Be, uno dei brani centrali e cardini di questo disco, altro testamento di sofferenza e di dolore: Ed ero forte, forte sotto il sole / Pensavo che avrei visto il giorno tramontare / Ora sono più debole del più pallido blu / Oh, così debole perché mi manchi tu. Eppure non manca la dolcezza nelle delicate Which Will, nella stupenda Road, tutta giocata sul fingerpicking e sugli arpeggi magici della sua chitarra Guild (la stessa che apparì tempo prima sulla copertina di Bryter Layter). Know è addirittura una canzone d’amore: Sappi che ti amo/ sappi che non mi importa/ sappi che ti vedo/ sappi che non sono lì. Ogni canzone è una storia, è un afflato di disperazione (Parasite), ci sono meravigliosi squarci di poesia solo strumentale (Horn) e ci sono due canzoni meravigliose e dolenti: Things Behind The Sun, uno dei suoi massimi capolavori, che si unisce ad un unico, commovente, sprazzo di luce, quella From The Morning che racconta un’alba: E ora sorgiamo / e siamo ovunque / e ora sorgiamo dalla terra, guardala lei volare / anche lei è ovunque / guardala volare tutt'intorno adesso osserva bene tutto questo / e le notti estive e senza fine, e vai a fare il gioco che hai imparato / dal mattino. Il gioiello, che esce a Febbraio del 1972, vende paradossalmente ancora meno dei precedenti. Le conseguenze sull’animo di Drake sono ancora più devastanti: si rinchiude ancora più in sè stesso, finisce per soffrire ancora di più di depressione, Smette di lavarsi, di cambiarsi i vestiti, abbandona anche i suoi ultimi amici, come John Martyn che gli dedicherà la sua canzone mito, Solid Air. Compie lunghi viaggi solitari in macchina.Nel 1974 registra un'ultima manciata di brani (che verranno pubblicati solo nel 1986, in tutto 5) poi parte per la Francia col desiderio di incontrare l'amata cantante Françoise Hardy. La notte del 24 novembre è di nuovo a casa: viene trovato dalla madre morto, a suonare sul giradischi i concerti brandeburghesi di Bach, sul comò Il mito di Sisifo di Albert Camus. Se ne va così uno dei più commoventi artisti inglesi di sempre. Che dovette aspettare 25 anni per vedere per la prima volta il successo: la Volkswagen usò nel 1999 per il primo spot trasmesso anche su internet Pink Moon per la nuova Golf Cabrio: il successo di quello spot fece esplodere il culto per questo artista semi sconosciuto e che come nessun altro ha raccontato il proprio malessere in modo così romantico e suggestivo.

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