Grateful Dead - Workingman’s Dead & American Beauty (1970)

Leggenda vuole che Grateful e Dead fossero state le due parole che a caso, aprendo un dizionario, Jerry Garcia avesse trovato per scegliere il nome della sua nuova band. Non so se la leggenda sia vera, ma è vero che i Grateful Dead sono stati, nella loro quarantennale carriera, uno dei pilastri della musica rock americana e uno dei gruppi più incredibili dal punto di vista musicale di tutti i tempi. Tutto comincia dal blues e dalla musica ancestrale americana e dalla baia di San Francisco, nel quartiere di Haight Ashbury. In un mix creativo, libero e ineguagliabile di musica, psichedelia filosofica, sostante acide, amore libero, miti orientali i Dead, insieme ad altri gruppi immensi con i Jefferson Airplane, I Quicksilver Messenger Service, i Love fecero da colonna sonora acida, lisergica e magica alla controcultura americana. Soprattutto nei concerti la magia della musica di Jerry Garcia (chitarra e leader carismatico), Bob Weir (chiatta e voce), Phil Lesh (al basso), Ron “Pigpen” McKernan (organo, tastiere e canto) e le due batterie di Bill Kreutzmann e Mickey Hart raggiungeva picchi di intensità affascinante, come dimostra il loro primo immenso capolavoro, Live\Dead, viaggio intergalattico nella musica con l’apoteosi dei 23 minuti di Dark Star (aiutato in questo da Tom Constanten, allievo di Berio che aggiunge sintetizzatori e i primi effetti i musica elettronica). Siamo nel 1969, in uno dei periodi di maggior splendore della musica. Che però fu scossa dall’arrivo nella stessa San Francisco di un quartetto che al posto delle magie elettriche preferisce la musica acustica: Crosby, Stills, Nash & Young. Se a ciò aggiungiamo che dall’altra parte del paese, Bob Dylan aveva appena finito di registrate i Basement Tapes con un gruppo, The Band, che nello stesso anno pubblica quel capolavoro che fu The Band. La sfida non sfugge ai nostri, che nel 1970 registrano due dischi capolavoro che di fatto, insieme ai lavori dei giganti appena citati, inventano lo stile Americana. Uno stile che prende dal blues, dal country, dal folk, dal bluegrass e lo innesca di inserti di rock, anche elettrico, che diventerà seminale negli anni avvenire. Workingman’s Dead esce nel giugno del 1970, ed è un viaggio nell’America rustica dei pionieri. Lasciati gli abiti scintillanti e psichedelici i nostri si vestono da cowboy e menestrelli impolverati, come dimostra la stupenda copertina. Garcia introduce la pedal steel guitar e insieme a Robert Hunter, paroliere ufficiale della band, scrive di carovane, di assalto ai treni, di corse che sanno di legno e polvere (anche da sparo). Canzoni meravigliose come Dire Wolf, Black Peter, Casey Jones, la stupenda Easy Wind, segnano il disco, attraversato dai ruggiti blues, inimitabili, di Pigpen in New Speedway Boogie. Ma se c’è un brano che spiega appieno il cambiamento è la splendida, celestiale Uncle’s John Band, che sa davvero di CSN&Y e che segna il passaggio della band nella storia del Rock. Ma la creatività è a mille d un solo disco non bastava. Registrato tra Agosto e Settembre ed uscito a Novembre del 1970, American Beauty è il degno fratello di Workingman’s Dead. In copertina, opera dei mitici disegnatori e illustratori Alton Kelly e Stanley Mouse, e rappresenta una varietà di Rosa, American Beauty, scritto in modo ambigrammatico, cioè nel senso che beauty si può leggere anche come reality. Qui Garcia lascia più spazio a Weir, che scrive la solare Sugar Magnolia (forse dedicata a sua moglie) e a Phil Lesh che firma il suo pezzo più bello con Box Of Rain. Il disco segna anche l’inizio dell’amicizia e del sodalizio tra Garcia e il mandolinista David Griesman, che qui suona nella iconica Friend Of The Devil, uno dei pezzi più belli dell’intero catalogo Dead. Da ricordare le stupende Ripple e Brokedown Palace, la felpata e avvolgente Candyman e il boogie rock di Truckin’, brano simbolo della capacità, inimitabile, di macinare chilometri di musica. In studio in questo secondo disco i New Riders Of the Purple Sage, prima band di Garcia e amici di strada di questo gruppo incredibile, che come scrisse una volta Lenny Kane, critico musicale tra i più grandi di sempre “hanno scritto musica che tocca terreni musicali che la maggior parte degli altri gruppi nemmeno sa esistano”.

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