Art Tatum - Piano Starts Here (1933) 1995

Il mese di Settembre verrà dedicato alle storie di musica di pianisti jazz. L’argomento ovviamente non è possibile esaurirlo nelle 4 domeniche della rubrica settembrina, ma serviranno per 4 ritratti di personaggi davvero fuori dal comune, perchè il pianista jazz è davvero un archetipo affascinante. Iniziamo dal “dio del pianoforte sulla terra”, colui che, dopo decenni di oblio, viene considerato il più grande pianista jazz di tutti i tempi: Art Tatum. Essendo stato uno dei pionieri nell’epoca d’oro del jazz (anni ‘30-’40), la sua vita è circondata da leggende clamorose. Arthur Tatum Jr. nasce a Toledo, Ohio, nel 1909. Ha problemi di cataratta, che riesce a superare dopo numerosi interventi chirurgici all’epoca pionieristici, ma secondo la storia dopo un aggressione, a 20 anni, ebbe una ricaduta per i colpi che gli furono inferti al viso, perdendo la vista da un occhio e tenendola al 20% dall’altro. All’epoca Tatum aveva studiato un po’ composizione, ma sempre secondo al leggenda, non aveva mai letto uno spartito. Questo ha del portentoso sapendo che, appena inizierà a suonare, verso la fine degli anni ‘20 come accompagnatore al piano della cantante Adelaide Hall e poco dopo come esecutore solista, porterà delle rivoluzioni così profonde che influenzeranno il jazz per decenni. Innanzitutto la incredibile velocità di esecuzione, al limite dell’assurdo; il suo tocco delicato, gli intrecci armonici, la straordinaria tecnica esecutiva e improvvisativa; e poi la straordinaria capacità mnemonica e del suo orecchio assoluto, ben descritta da questo episodio: Norman Granz, il fondatore della Verve e suo immenso ammiratore, lo coinvolse in un progetto straordinario, cioè fargli suonare e registrare qualsiasi cosa lui volesse e per quanto tempo ne fosse capace. Per due giorni interi, nel Dicembre 1953, Tatum suonò ininterrottamente, senza sbagliare un solo accordo, tanto che le sue performance furono poi pubblicate come Tatum Solo Materpieces, la prima raccolta multi disco del jazz (70 brani per 6 Lp). Ma la cosa davvero intrigante è che Granz fu informato dal suo ingegnere del suono Rafael Valentin che una bobina era finita proprio durante un assolo, mentre Tatum stava suonando: ma il nostro genio fu in grado di ricostruire esattamente l'assolo dal punto in cui era stato interrotto mantenendo la stessa tonalità, gli stessi accordi e lo stesso swing. Capace di suonare per intere giornate, clamoroso bevitore, e allo stesso tempo uno che poteva dormire per tre giorni di seguito, la sua figura è avvolta in una nube di “divinità”: si dice che una volta uno dei suoi miti, un altro gigante del pianoforte jazz, Fats Waller sul palco, interruppe la sua esibizione per annunciare agli spettatori che "il Dio vivente del pianoforte" era appena entrato nella sala. Art Tatum non fu un prolifico compositore di brani propri, ma divenne un grandioso esecutore di standard jazz, alcuni dei quali divenuti famosissimi grazie alle sue reinterpretazioni, che mantengono la struttura riconoscibile del brano ma vengono riarmonizzati dalle sue mani vertiginose, e spesso vengono eseguiti a velocità allucinanti. Il disco di oggi è il caposaldo per percorrere la sua carriera musical.: Piano Starts Here raccoglie le sue prime registrazioni soliste: il 1933 in parentesi è l’anno di queste prime registrazioni, che vennero pubblicate nella prima volta dalla Columbia nel 1968, e di lì in poi una serie di riedizioni: il 1995 è la prima edizione in CD che ho nella mia collezione. I 13 brani sono l’espressione massima del suo talento: l’unico brano autografo è Tatum Pole Boogie, poi ci sono brani mito come Tea For Two di Irving Caesar / Vincent Youmans, Sophisticated Lady di Duke Ellington, due capolavori di George e Ira Gershwin, Someone To Watch Over Me e The Man I Love, ST. Louis Blues e la stupenda esecuzione di Yesterdays, persino Humoresques di Antonín Dvořák. Ma c’è un brano che spiega in modo esemplare chi fosse Art Tatum: Tiger Rag è un brano virtuosistico composto da Eddie Edwards, Henry Ragas, Nick La Rocca, Larry Shields e Tony Sbarbaro ed inciso nel 1917 dall' Original Dixieland Jazz Band. Qui Tatum la esegue così velocemente, piena di scale ascendenti e discendenti che Hank Jones, un altro dei grandi pianisti dell’epoca, ascoltando il brano chiese:”ma chi sono i tre pianisti che suonano?”. Art Tatum muore a soli 47 anni per le conseguenze dei suoi abusi alcolici: sin da subito è considerato un genio, sebbene per certi decenni, soprattutto tra i settanta e gli ottanta, molti lo considerassero solo un virtuoso eccentrico. Con il tempo però sono fortunatamente riemerse le doti strumentali formidabili di una delle più grandi leggende dal Jazz.

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