Pearls Before Swine - Balaklava (1968)

Nel Vangelo secondo Matteo c’è scritto:”Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Mt 7,6). Da questo brano Tom Rapp prese spunto per chiamare la sua band, i Pearls Before Swine. Rapp è una delle figure leggendarie della musica underground americana: nato in North Dakota in una famiglia di insegnanti, la sua adolescenza è un continuo cambio di città al seguito dei genitori, accompagnato dalla chitarra acustica che gli fu regalata a 6 anni per Natale. Ad otto anni, secondo un ricordo di cui Rapp parlò per tutta la sua vita (terminata nel 2018, a Melbourne), in un Festival per giovani talenti, a Rochester, lui arrivò terzo davanti ad un ragazzo di Duluth, che si faceva chiamare Bobby Zimmerman, che probabilmente era colui che diventerà Bob Dylan. Proprio del folk di Dylan, di Joan Baez, di Guthrie e di Bessie Smith si innamora Rapp, che nel 1965 forma in Florida i Pearls Before Swine, insieme ai suoi amici di scuola Wayne Harley, Roger Crissinger, e Lane Lederer. Nel 1966 mandano alla casa discografica ESP un demo, con la convinzione che “se producono i The Fugs, possono pubblicare anche noi”; la casa discografica li affida al noto produttore Richard L.Anderson, e nel 1967 esce One Nation Underground. In copertina, prima di una serie di cover spettacolari, un particolare de Il Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch, in un disco che inaugura l’acid folk, cioè il mix tra la musica acustica e i primi umori psichedelici che attraversavano la musica americana. Il disco diviene una sorta di cult, la ESP nel 1968 pubblica il secondo lavoro dei PBS, uno del capolavori del periodo. Balaklava prende il titolo dalla spianta di Sebastopoli teatro di una delle battaglie più famose dalla prima Guerra di Crimea (che vedeva contrapposti Inglesi, Regno di Sardegna, Francesi e Ottomani contro i Russi) nel 1854. In copertina, un particolare de Il Trionfo della Morte di Pieter Bruegel il Vecchio. Sul retro, alcuni disegni “mostruosi” di Jean Cocteau, una poesia di George Santayana e una dedica particolarissima: Pvt. Edward D. Slovik, U.S. Army, deceased, l’unico soldato americano giustiziato per diserzione durante la Seconda Guerra Mondiale. Perchè Balaklava è un grandioso e indimenticabile disco anti-militarista, pieno di speranza e di dolcezza. I trenta minuti del disco iniziano con una delle genialate di Rapp: un frammento di una registrazione di su cilindro di cera di Martin Landfrey, trombettiere inglese della battaglia del 1854, intervistato nel 1890, e pubblicata in un 78 giri del 1930. Poi l’atmosfera di apre alla dolcezza di Translucent Carriages, che cita Erodoto (In peace, sons bury their fathers/ in war, fathers bury their sons) nel tappeto di sospiri vocali che accompagnano la chitarra acustica di Rapp, il quale canta con dolcezza e precisione nonostante un piccolo difetto di pronuncia; poi il canto degli uccellini in Images Of April, altro gioiello, There Was A Man è profondamente poetica e lascia poi il campo a I Saw The World, che presenta sovraincisioni, un tappeto sonoro di onde, campanelli, una natura sognante e delicata, una parte di archi. Guardian Angels è registrata in stile 78 giri, proprio per dare l’impressione di essere stata registrata in Messico nel 1929 (come riportano le note di copertina). Il disco contiene anche una cover di Suzanne di Leonard Cohen, la meravigliosa Lepers And Roses, quasi sontuosa rispetto al minimalismo del disco, un altro fonogramma, questa volta di Florence Nightingale, la fondatrice della moderna assistenza infermieristica, e finisce con Ring, che è un brano che si ispira, anche nel testo, a Il Signore Degli Anelli di Tolkien (con incredibile sottofondo di cornamuse). Il disco non vende tantissimo, sebbene nel tempo come One Nation Undergroud divenne una sorta di disco manifesto di un periodo. Rapp scioglie la band, ma si tiene il nome da “band” e dal 1969 al 1973 pubblica un disco all’anno, tutti (tranne City Of Gold, Familiar Songs e Sunforest) con meravigliose particolari artistici in copertina (tra cui un Cristo di Giovanni Bellini, un particolare di un arazzo francese del Cinquecento sulla cattura dell’Unicorno, ancora Bruegel e La Caduta degli Angeli) prima di un abbandono al mondo della musica industriale. Nel 1999 ad oltre 25 anni dal suo ritiro, ritorna con A Journal Of The Plague Year, ennesimo disco delicato e magico di una delle figura più incredibili della stagione americana a cavallo tra i due decenni ‘60-70.

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