A Saucerful Of Secrets: il viaggio alchemico dei Pink Floyd

di Andrea La Rovere

Cambridge, primi mesi del 1968

A Cambridge è una delle rare giornate luminose dell’anno; il sole irradia di luce un piccolo studio che il giovane Storm misura a piccoli passi facendo avanti e indietro. Il ragazzo avverte quella tipica sensazione – un misto di eccitazione e paura – che avvolge gli inizi di qualcosa di importante. Con l’amico fraterno Aubrey ha da poco aperto uno studio di grafica, produzione cinematografica e chissà cos’altro; il progetto fatica a ingranare, ma il periodo è di grande creatività, con le varie arti che mai come prima tendono a mischiarsi dando vita a opere totalmente inedite. Forse però, qualcosa si muove; altri giovani amici di vecchia data suonano in una band di cui si parla in tutta l’Inghilterra e uno di questi, Roger, che è andato a scuola con loro, gli ha proposto di curare la copertina del loro secondo album.

Storm ha accettato con entusiasmo; potrebbe essere la svolta tanto attesa per lui e Aubrey. Eppure, dopo aver ascoltato in anteprima il disco, il giovane è in preda alla confusione: come si può tradurre in immagini un tale miscuglio di sensazioni spaziali, psichedeliche e all’avanguardia come quelle che ha appena ascoltato?

Lo studio fondato da Storm Thorgenson e Aubrey Powell si chiama Hipgnosis, l’album è A Saucerful Of Secrets e i ragazzi di cui tanto si parla nell’underground britannico sono i Pink Floyd. Da quel piccolo studio sta per prendere l’avvio la più grande avventura che unirà musica e immagini, quella dell’Hipgnosis e delle loro copertine per i Pink Floyd.

Cambridge, 2 gennaio 1968

Il più grande segreto di Pulcinella del rock inglese acquista i crismi dell’ufficialità: Syd Barrett è fuori dalla sua creatura, quei Pink Floyd che aveva fondato solo pochi anni prima, e il suo posto è preso da David Gilmour. La decisione provocherà due effetti principali, allora solo in parte prevedibili. Il primo è costituito dai terribili sensi di colpa sui giovani musicisti, specie su Roger Waters e David Gilmour; e se su quest’ultimo il risultato si esaurisce in una breve crisi che lo porta a valutare l’abbandono, su Waters le conseguenze sono più profonde e ne segneranno la psiche, portandolo però anche alla composizione di veri capolavori. L’altro effetto è il progressivo – ma totale – cambiamento del percorso musicale del gruppo.
A Saucerful Of Secrets è l’album che uscirà a giugno e rappresenta in modo piuttosto blando questo sconvolgimento; Syd Barrett è ancora presente non solo come fantasma, sua è Jugband Blues assieme ad altri piccoli contributi. Il suono è in parte legato alle visioni lisergiche e spaziali del fondatore, mentre la conclusiva suite che dà il titolo al lavoro pare già anticipare i futuri fasti. L’anno dopo Ummagumma segnerà il totale distacco da Syd Barrett: un mix di confusione ed estrema creatività che inizierà a delineare il dominio di Roger Waters a livello compositivo.

Cambridge, studio Hipgnosis, inizio 1968

Storm e Aubrey si confrontano a lungo, l’occasione è troppo importante. Decidono che il modo migliore di arrivare a qualcosa e parlare con gli stessi musicisti.

“Quando parlavamo con i Floyd, sembrava che il modo migliore di dare una rappresentazione visiva della musica fosse quello di mostrare alcune delle cose che destavano il loro interessa e di presentarle in una maniera coerente con la musica” – ricorderà anni dopo Storm Thorgenson.

E cosa interessa ai giovani e in particolare ai quattro Pink Floyd nel 1968? Può essere difficile immaginarlo, ma Roger, David, Richard e Nick all’epoca erano poco più che ventenni e i temi che li appassionavano erano né più né meno che quelli in voga tra i ragazzi dell’epoca: fumetti, quindi, ma anche esoterismo, ufologia, fantascienza e astrologia. Temi che si ricollegano anche alle filosofie antimaterialistiche che animano la controcultura hippie, a cui i primi Floyd sono in un certo senso affini – tanto che il retro della copertina del disco finirà in una famosa scena di Zabriskie Point – e a quelle visioni psichedeliche che cercano di trascendere il sé; una fuga dalle rigide regole borghesi della società e, in fin dei conti, da se stessi. Anche il titolo del lavoro sembra alludere ad atmosfere spaziali e misteriose; quel “saucerful” tradotto a volte letteralmente come “piattino pieno”, allude più probabilmente ai dischi volanti.

Storm e Aubrey si mettono al lavoro nella camera oscura della Hipgnosis, che diventa l’antro magico dove i due apprendisti stregoni, coi mezzi permessi dall’epoca, si pongono alla ricerca dell’equilibrio alchemico che consenta di trovare la quadra tra una musica mai sentita prima e le immagini che devono trasmettere agli occhi le stesse sensazioni.

All’interno di una copertina che si presenta nell’insieme come un vero e proprio quadro psichedelico, un collage dalle atmosfere spaziali, il primo tributo concepito dai giovani creativi Hipgnosis riguarda il mondo Marvel. Doctor Strange è oggi un personaggio di culto, grazie anche al film dedicato e allo sfruttamento commerciale di tutto l’universo Marvel, ma all’epoca era stato creato appena cinque anni prima. Il suo debutto risale infatti al luglio del 1963, sul numero 110 di Strange Tales. I due grafici estraggono tre illustrazioni dalla pagina 6 del racconto “The Sands Of Death”, pubblicato su Strange Tales numero 158, uscito nel luglio del 1967. La prima figura, a destra nella copertina, vede Doctor Strange in una posa plastica, mentre sulla parte sinistra sono visibili una serie di pianeti e il personaggio di Living Tribunal.

Doctor Strange – Stephen Vincent Strange – è un neurochirurgo che si vede distrutta la carriera da un incidente stradale; il personaggio, presuntuoso e insolente, non si rassegna all’impossibilità di proseguire la sua attività e fugge sull’Himalaya. Qui un saggio, detto l’Antico, lo istruisce sulle arti mistiche. Dotato ora di poteri inimmaginabili, Strange torna in America e diventa un supereroe che si accompagna a portentosi partner; tra questi Living Tribunal – Il Tribunale Vivente – essere onnipotente dai tre volti, che ha il compito di controllare gli equilibri universali. I pianeti, infine: non si tratta di corpi celesti diversi, ma di visioni successive della stessa Terra, in una catastrofica previsione di cui Living Tribunal mette a parte Doctor Strange.

Il ritratto della band

In questo prodigio psichedelico di colori e primigenio caos, non poteva mancare un’immagine dei quattro musicisti. Gilmour, Mason, Waters e Wright, in un ordine alfabetico non si sa quanto casuale, sono ritratti placidamente seduti in riva a un fiume, probabilmente il Cam di Cambridge. I giovani sono posti all’interno di una sorta di sfera luminosa, forse un’ampolla, visti i richiami alchemici onnipresenti.

Janitor Panophus, in Musaeum Hermeticum

L’immagine posta al centro della copertina è tratta da un misterioso testo alchemico del 1625, intitolato Janitor Panophus, in Musaeum Hermeticum, stampato in latino con delle aggiunte nel 1678 e riedito nel 1749. La figura ritratta, opportunamente modificata e colorata, rappresenta il filosofo giardiniere; l’uomo, con due asce in mano, è intento alla Grande Opera, posto in cima al monte dei pianeti metalli.

L’illustrazione riporta inoltre i simboli alchemici inscritti negli alberi. Si tratta di un’opera tipicamente rosacrociana che sintetizza iconograficamente il mondo alchemico, con l’iperuranio in alto e il mondo naturale in basso. La simbologia esoterica che l’immagine sottende è assai complessa, quasi da iniziati; rappresenta essenzialmente il percorso che l’alchimista persegue attraverso la conoscenza. La ruota posta sulla testa del filosofo giardiniere illustra alcune tappe del cammino, rappresentate da un corvo nero, un cigno bianco, un dragone mercuriale, un pellicano e la fenice. Il corvo, punto di partenza basso e impuro, rappresenta il Nigredo, mentre le altre figure sono i vari stadi di avanzamento fino alla fenice, che personifica la luce. Il vestito del giardiniere inoltre, bicolore, rappresenta l’armonizzazione dell’unione dei contrari, base della Grande Opera alchemica.

Splendor Solis di Salomon Trismonin

Nella parte bassa della cervellotica cover troviamo una serie di ampolle. Anche qui, in realtà, si tratta di un’unica immagine replicata più volte. Il disegno è tratto da uno dei testi più importanti dell’alchimia, lo Splendor Solis attribuito a Salomon Trismosin, probabile maestro di Paracelso.

Al 1530 risale la più antica copia conosciuta, conservata a Berlino; altre copie, anch’esse di grande valore storico, sono conservate in altri musei europei. Il testo è corredato da splendide e numerose immagini; alcune di queste tavole ritraggono delle ampolle, ognuna dal contenuto e dal significato diverso. Dalla tavola numero 13, fu Thorgenson a estrarre il recipiente che campeggia in “A Saucerful Of Secrets”. All’interno del contenitore di vetro sono custoditi tre uccelli di diversi colori: nero, bianco e rosso. Ancora una volta siamo di fronte alla rappresentazione di tre stadi alchemici, Nigredo, Albedo e Rubedo.

L’enigma del logo Pink Floyd

Un’ultima curiosità riguarda la scritta Pink Floyd che appare in alto. Sembrerebbe una banale dicitura senza grandi misteri, e forse è così, tanto che la leggenda che la riguarda merita con ogni probabilità di finire nel novero delle storielle bizzarre che circolano attorno al mondo del rock, tuttavia la riportiamo brevemente. La differenza tra l’edizione per il mercato americano e quello europeo sta nella spaziatura delle lettere; il fatto che alla sinistra, nella parte incompleta, la “y” e la “d” siano distanziate, fa ipotizzare un omaggio al nome di Syd Barrett. Per quanto la teoria risulti improbabile e forzata, sarebbe solo il primo di una lunga serie di tributi al diamante impazzito di Cambridge.

Il nostro viaggio tra psichedelia e alchimia è giunto al termine; era invece all’inizio la collaborazione tra i due ragazzi della Hipgnosis e i quattro dei Pink Floyd. La simbiosi tra i due collettivi e – di riflesso – tra musica e immagini, proseguirà fino ad Animals, passando attraverso le straordinarie trovate di Atom Heart Mother – l’album della mucca, The Dark Side Of The Moon – forse la più iconica cover di sempre – e di Wish You Were Here.

Un’incredibile viaggio con alcuni dei più grandi talenti che musica e grafica abbiano espresso, e all’interno di un periodo irripetibile, fatto di creatività senza confini e di un’ansia per un futuro fantascientifico che mai più apparirà così a portata di mano, ma anche della riscoperta di mondi affascinanti ed enigmatici come quello dell’alchimia.

Un viaggio che continua ancora oggi, dai caldi solchi di un vecchio vinile o dai byte dei moderni supporti.

Perché il fascino di musica e immagini dei Pink Floyd – quello sì – sfida la dittatura del tempo.

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