U2 - No Line On The Horizon (2009)
La foto in copertina, del fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto intitolata Boden Sea, Uttwil, unisce cielo e mare in un invisibile punto, una linea mentale e sognante che unisce due mondi, due prospettive. Dopo 5 anni di attesa dal loro ultimo disco, How To Dismantle An Atomic Bomb (incentrato sul dolore e il ricordo del padre di Bono, Bob, morto qualche anno prima) No Line On The Horizon fu il nuovo tentativo nella carriera allora trentennale degli U2 di rinnovare la loro musica e il loro suono. Per farlo, richiamano i fidi Brian Eno e Daniel Lanois, già artefici dei loro dischi capolavoro (The Unforgettable Fire, The Joshua Tree e Achtung Baby!) e partono dall’idea di creare una musica che si rifaccia agli inni sacri delle civiltà del Mediterraneo. Si trasferiscono a Fez, in Marocco, e iniziano a registrare materiale. Le sessioni avvengono nel cortile di un albergo cittadino, e i suoni della città, della natura, del mercato diventeranno momenti presenti in tutto il disco. Uscito nel febbraio del 2009, composto da 11 brani, No Line On The Horizon si può dividere in tre parti: partendo dalla meno convincente, i tre brani minori sono i centrali, tra il non molto riuscito singolo Get On Your Boots, il sarcasmo di Stand Up Comedy e il pop leggero di I’ll Go Crazy If I Don’t Go Crazy Tonight. Ma il resto è di una bellezza e di una intensità che, non ho paura di dirlo, il disco di oggi non è solo uno dei loro migliori, ma rimane uno dei migliori di tutti gli anni 2000 in assoluto. Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen chiedono a Eno e Lanois di partecipare anche alla creazione musicale, facendo sì che i brani abbiamo dei tappeti sonori sofisticati e intriganti, sebbene mai come in nessun disco precedente la vera protagonista sia la chitarra di The Edge, reduce dall'esperienza di collaborazione con Jimmy Page e Jack White immortalata nel bellissimo documentario It Might Get Loud. Se a ciò aggiungiamo alcuni dei testi più belli ed intensi di Bono, la mia affermazione di prima si spiega meglio. I primi due brani sono potenti e vivaci canzoni rock, No Line On The Horizon in cui il protagonista afferma che “l’infinito è un ottimo posto per iniziare” e la trascinante Magnificient, con il meraviglioso riff di The Edge e la ritmica solida e presente del duo Clayton-Mullen. Al terzo brano, il primo capolavoro, una delle canzoni più intensi del loro ultra-decennale repertorio: Moment Of Surrender prende il titolo dal “momento della resa” in cui un affetto da dipendenza riconosce il bisogno di aiuto, Bono immagina un disperato in una metropolitana, che vive la sua passione come una via crucis contemporanea, in un crescendo gospel che culla disperazione e dolore. Brian Eno ha raccontato come il brano fu registrato dal vivo in una sola sessione a Fez, in una sorta di magia mistica che l’ha resa, a suo dire, l’esperienza musicale più incredibile della sua vita. Il canto degli uccelli che dall’albergo si sentivano la mattina a Fez aprono Unknown Caller, altra perla del disco, che poi esplode nelle schitarrate di The Edge (con meraviglioso assolo finale). La terza parte con Fez (Being Born) dà la piena dimostrazione di cosa la band avesse in mente con l’idea dei “nuovi inni”, tra voci del suk, riprese del ritornello di Get On Your Boots, e una musica che vira quasi al rock progressive. White As Snow è una delicata e dolente ballata che sfuma nell’esplosione rock di Breathe, altro dei pezzi preferiti di Eno, che racconta in un 16 giugno, il Bloomsbury Day, le vicende di un predicatore porta a porta. Il disco termina con un altro capolavoro: Cedars Of Lebanon usa la campionatura di un pezzo scritto da Eno e Harold Budd, Against The Sky (del 1984) ed è la recita delle sensazioni di un reporter da Beirut, cruda, magnifica e desolante, che si conclude con queste parole:”Choose your enemies carefully, ‘cause they will define you\Make them interesting 'cause in some ways they will mind you\They’re not there in the beginning but when your story ends\Gonna last with you longer than your friends”. Sebbene il disco vada primo in classifica in 33 paesi del mondo, la sua fama non arriva alle vette che merita, nonostante il leggendario tour che ne seguirà, il 360° Tour, con l’innovativo e fantascientifico palco ad artiglio (The Claw) piazzato al centro degli stadi che otterrà il record assoluto di spettatori di sempre, essendo stato visto da oltre 7.2 milioni di spettatori paganti. Rimane un disco di una forza emotiva grandissima, tra gospel, rock e una visione del mondo curiosa e particolare, essendo consapevoli che “siamo gente nata dal suono\le canzoni sono nei nostri occhi\ le indosseremo come una corona” (Breathe).
Commenti
Posta un commento