Pearl Jam - Live At Benaroya Hall (2004)

Martedi scorso, 26 Giugno, ero allo Stadio Olimpico, che per 3 ore e un quarto è stato il campo di battaglia della loro forza musicale. 36 brani (!!!!) con Eddie Vedder meraviglioso sebbene al 90%, con Matt Cameron che ha cantato per la seconda volta in assoluto Black Diamond dei Kiss, gli assoli infiniti di McCready, persino Stone Gossard ha cantato la dolce Mankind. E poi Imagine da pelle d’oca, Comfortably Numb, Rockin’ In The Free World urlata dallo stadio ben oltre la mezzanotte con le luci accese. Una delle esperienze musicali più incredibili della mia vita, vissuta tra l’altro con una compagnia specialissima che mi ha altrettanto emozionato. 
I Pearl Jam, ne ho già parlato, sono una delle più grandi band del rock degli ultimi 25 anni. Gli unici usciti vivi dal grunge, capaci di rinnovarsi, di diventare potenti icone rock. E alcune delle loro caratteristiche si condensano nell’album che ho scelto oggi. Chi li conosce sa che sin dal 2000 è possibile comprare ogni loro esibizione, in una sorta di negozio di bootleg ufficiale; e chi li conosce sa che spesso hanno partecipato a concerti di beneficenza, sensibilizzazione, aderito a campagne umanitarie. Il disco di oggi li spoglia della loro brutale e affascinante carica elettrica per mostrare il loro lato più dolce e romantico. L’occasione era ghiotta: la band decise di organizzare un concerto per l’associazione no profit Youthcare, che organizza programmi di inserimento scolastico e sociale per i bimbi più svantaggiati. Benaroya Hall è la casa della Seattle Symphony Orchestra, 2500 posti a sedere dall’acustica perfetta. La sera del 22 Ottobre 2003 Jeff Ament, Stone Gossard, Matt Cameron, Mike McCready, Boom Gaspar e Eddie Vedder, che si presenta con un improbabile taglio corto e biondo platino, iniziano a suonare su un palco coperto di tappeti persiani, e seduti su sedie di legno. 
L’atmosfera acustica è appena movimentata da pennellate di chitarra elettrica, di organo Hammond, ma più di ogni altra cosa si innalza prodigiosa, calda e sentimentale la voce di Vedder. Live At Benaroya Hall, che esce nel 2004, ha in scaletta 26 pezzi, presi dalla loro recente discografica, in particolare dalla raccolta Lost Dogs del 2003 che unisce gli “scarti di lavorazione”, di qualità sensazionale, da lavori precedenti: su tutte la meravigliosa Fatal. Da Binaural Of The Girl, che apre il disco, una stupenda versione di Thin Air e Nothing As It Seems, la toccante Sleight Of Hand. Da Riot Act Thumbing My Way, e poi Off He Goes (da No Code del 1996), i classici degli album storici come Immortality, uno dei loro massimi, una Black mozzafiato, e la chiusura di Yellow Ledbetter. L’Album contiene però ancora altre gemme particolari: la emozionante Man Of The Hour, scritta per la colonna sonora dell’omonimo film di Tim Burton; I Believe In Miracles, cover degli amati Ramones; un omaggio a Dylan nella storica Master Of War; la tenebrosa e macabra 25 Minutes To Go, scritta da Shel Silvestein nel 1962, portata al successo anche da Johnny Cash, che racconta con buona dose di humour nero i 25 minuti prima dell’impiccagione di un uomo; immancabile l’omaggio a Victoria Williams con la sua Crazy Mary. 
L’album segnò anche l’inizio della collaborazione con la BMG. Per la sua natura di album benefico, fu stampato in un numero non esagerato di copie, cosa che lo rende alquanto raro da trovare adesso, ma ne vale la pena cercare, per provare l’ebbrezza del lato più “tenero” di una delle più grandi band della storia del rock.

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