Yorkston / Thorne / Khan – Navarasa Nine Emotions (2020)

di Beatrice Pagni

I fatti risalgono al 2011 quando il cantautore scozzese James Yorkston stringe casualmente un’amicizia con Suhail Yusuf Khan, cantante di New Dehli e virtuoso del sangari, uno strumento a corde indiano il cui suono si dice assomigli a quello della voce umana. Il duo diventa un trio quando Yorkston invita il contrabbassista jazz Jon Thorne a unirsi a loro. Sono passati ben nove anni, svariate date dal vivo, due dischi in studio e la curiosità crescente di continuare a lavorare insieme esplorando nuovi modi d’intendere il folk.

Con Navarasa : Nine Emotions, James Yorkston alle prese con voce, chitarra e nyckelharpa, Jon Thorne e Suhail Yusuf Khan continuano a produrre una musica che attraversa tutti i confini per offrire una profonda spedizione interculturale di suoni folk provenienti da tutto il mondo, quasi una diaspora all’interno della quale si intrecciano folk scozzese, sottile jazz e stili indiani classici in un insieme che appare magistralmente concepito e soddisfacente.

Giunti alla terza collaborazione dopo i primi due album usciti nel 2016, Everything Sacred e nel 2017, Neuk Wight Delhi All-Stars, i tre si muovono fra arrangiamenti che presentano una morbida tavolozza di suoni di corde acustiche. Il cuore pulsante del loro nuovo album è, come specificato dal titolo, la navarasa del subcontinente: le nove (nava) emozioni o sentimenti (rasa) delle arti, quasi un sostegno unificante che si fa principio organizzativo secolare. Le singole emozioni artistiche vanno da Shringara (amore, bellezza) attraverso Hasya (riso, ilarità, commedia), Raudra (rabbia), Karuna (sofferenza, compassione o pietà), Bibhatsya (disgusto), Bhayanaka (orrore, terrore), Veera (eroismo, coraggio), Adbutha (sorpresa, meraviglia) fino a Shanta (pace, tranquillità).

I tre sembrano lasciarsi avvolgere da un folk che si trasforma in un mélange di droni discordanti e incantesimi nebulosi fino ad arrivare a una specie di neo-psichedelia selvaggia. Nella narrazione sonora compiuta dai tre musicisti si invoca ora la la gioia estatica del visitare i santuari sufi mentre si tributa al senso di fuga una melodia ambiziosa. Si riuniscono in un mondo solo il poeta-filosofo Hazrat Amir Khusrau e il visionario della letteratura scozzese Robert Burns per un pastiche multiculturale che alle volte fatica a fluire.

Se Westlin’ Winds inizia con il devastante primo atto del poema dello stesso Burns ‘Now Westlin Winds, (And Slaught’ring Guns)’ esaltando la natura e affermando la sacralità della vita e del suo pathos, Twa Brothers è una tradizione ballata anglo-scozzese che si sviluppa in una narrativa allegorica e ritmica, nonché canto del viaggiatore dell’Aberdeenshire Jeannie Robertson. In Navarasa: Nine Emotions, Yorkston porta le voci scozzesi folk, Thorne aggiunge elementi di jazz e Khan dona le forme musicali e letterarie tipicamente sufi. Dall’oscura discordia di Sukhe Pool alla giocosità familiare di The Shearing’s not For You, passando per la delicatezza al mercurio, quasi ledzeppeliniana di The North Carr, un brano ricco in cui convivono strati di suono e armonia.

Alle volte Khan prende il comando, come avviene nell’ottima Sukhe Phool, in cui la sua padronanza del sarangi dona un’armoniosa apertura; alla fine resta un compendio (in alcuni momenti forse troppo enciclopedico) sulle nove (nava) emozioni o sentimenti (rasa) delle arti: il percorso istintuale sembra ancora lontano ma le idee brillanti dei tre si fanno piacevolmente sentire in questo lavoro altamente concettuale; l’improbabile matrimonio a tre vie diventa un accordo senza eccessivi compromessi, appoggiandosi stavolta più all’eredità di Khan per esplorare la navarasa del titolo, fra impulsi e cicli vitali.

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