Bob Dylan - The Bootleg Series Vol. 5, Bob Dylan Live 1975 The Rolling Thunder Revue (2002)

Dopo aver dato alle stampe uno dei dischi più belli di sempre, il magnificoBlood On The Tracks (1975), Bob Dylan è pronto a nuove sfide. Su suggerimento del caro amico David Blue (cantante e produttore a cui Joni Mitchell dedicò la favolosa Blue) Dylan progettò un tour dove decise di privilegiare i piccoli teatri delle grandi città e i grandi teatri delle piccole città, per dare la possibilità di un ascolto più intimo e anche a costi più bassi. Dylan, pieno di idee, chiese aiuto al chitarrista Bob Nuewirth, che organizzò una compagnia di sessionisti itineranti che un po’ sembrava figlia delle carovane del racconti western, un po’ assomigliava ad un mix romanzesco di zingari delle praterie e il circo Barnum, a cui detterò il nome di Thunder Rolling Revue. A Dylan l’idea piacque così tanto che sin dai primi concerti si presentava in scena spesso con il viso dipinto di bianco, un cappello di piume o vestito come da presentatore del circo, l’atmosfera era così frizzante e vivace che in certi passaggi sul palco c’erano 20 musicisti, a cui con il passare delle date si aggiungevano grandi artisti invitati o auto invitatisi alla festa: in quei momenti sembrava non perfetta la scelta dei piccoli teatri e dei loro palchi più piccoli. Il tour si svolse in due sessioni, una nel 1975 e l’altra nel 1976, con in mezzo la pubblicazione di un album importante della storia dylaniana, Desire (1976), con alcune canzoni anticipate già nel concerti del 1975. In verità del tour esisteva già una documentazione musicale, il live A Hard Rain (1976) che sebbene si concentri sulle registrazioni di un solo concerto fu sempre criticato per la mancanza di verve e coesione di quella serata. E Siccome i fan di Dylan sono di bocca buona, la lacuna fu colmata appena possibile. Negli immensi archivi del nostro, il Bootleg Series Vol. 5 nel 2002 mette insieme una scaletta favolosa da tre concerti (Montreal Forum, Harvard Square Theatre, Cambridge e Boston Music Hall) del periodo 1975, quelli ritenuti più belli e vibranti. Dylan ha una band formidabile composta dal già citato Nuewirth, Joan Baez, sua fidata sodale, Ronee Blakley, T-Bone Burnett, David Mansfield, Roger McGuinn, Scarlet Rivera, Luther Rix, Mick Ronson (si proprio il chitarrista e produttore di Bowie, che fu anch’egli invitato ma per impegni concomitanti non riuscì mai ad unirsi alla compagnia) Steven Soles, Rob Stoner, Howie Wyeth. Un gruppo all-star meraviglioso che regala musica meravigliosa, intensa e indimenticabile. La scaletta ha scelte interessanti e non scontate: si parte con Tonight I’ll Be Staying Here With You da Nashville Skyline (il suo album folk country del 1969), intensa e poco suonata dal vivo, poi arriva It Ain’t Me Babe del 1964, primo grande brano d’amore dylaniano. Il disco procede per salti tra il Dylan d’annata e quello più moderno: A Hard Rain’s A-Gonna Fall (direttamente da The Freewheelin’ Bob Dylan) che poi si lega The Lonesome Death Of Hattie Carroll, sferzante ballata politica sulla storia della povera Hattie Carrol, cameriera di colore barbaramente assassinata da un uomo ubriaco, che non fu accusato di omicidio. Poi il primo brano che verrà inserito su Desire: Romance In Durango, divertente brano su una coppia di manti messicani. Il disco ha una forza, una precisione musicale e una coesione altissima, che aumentano nei classici incredibili del repertorio del nostro: Mr. Tambourine Man, Simple Twist Of Fate (eccezionale), una monumentale Blowin’ In the Wind con la Baez, da pelle d’oca. addirittura I Shall Be Released. Il lato b si apre con It’s All Over Now, Baby Blue, e tra i suoi classici Tangled Up In Blue, Knockin’ On Heaven’s Door (con McGuinn, magica e che chiude il disco) tre perle di quello che sarà Desire: Oh, Sister, meravigliosa canzone sulla fragilità dell’amore; Sara, dedicata a sua moglie Sara, dopo i tumulti emotivi e matrimoniali del periodo di Blood On The Tracks e soprattutto Hurricane, storia vera del pugile Rubin “Hurricane” Carter, arrestato con prove alquanto discutibili: la canzone fu un successo e scatenò molte polemiche, ma Carter rimase in prigione.Solo dopo 20 anni un gruppo di avvocati e attivisti, ispirati anche dalla canzone di Dylan, riuscì a scagionarlo e liberarlo, e dalla vicenda fu tratto un bel film con Denzel Washington nelle vesti del pugile afroamericano. Il disco è magnifico e il tour, nonostante i piccoli problemi accennati, rimane iconico, anche per le leggende sugli artisti invitati e mai partecipanti (si dice oltre a Bowie, che pure Springsteen, Patti Smith, Joni Mitchell non riuscirono mai ad esibirsi) ma spesso sul palco con Dylan c’era Allen Ginsberg, il poeta faro della beat generation. Su Netflix nel 2019 Martin Scorsese ha curato una monumentale retrospettiva sul tour in occasione della pubblicazione di un cofanetto celebrativo che, in 14 cd o 28 lp, raccoglie il meglio di questa carovana piena di magie, talenti e canzoni.

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