Ramones: vera scintilla per tutti i punk

di Vittorio

I Ramones. Canzoni, sparate e distorte, testi ripetuti più volte perché troppo corti, ma veri punk nell’essenza. Ecco la storia di Joey Ramone e della sua passione per i Beatles…
Quando ero piccolo tutti mi scherzavano perché ascoltavo, e mi piacevano, i RAMONES. Quelli più anziani di me si vantavano di essere un corpo e un’anima con la psichedelia stantia dei PINK FLOYD e il classicismo tronfio dei QUEEN. Quelli più giovani ballavano al ritmo delle canzoni di MICHEAL JACKSON e degli IMAGINATION. I miei coetanei facevano i duri con l’heavy metal degli IRON MAIDEN e con l’hardcore punk, che fra l’altro piaceva anche a me. Ma io mi emozionavo pure con quelle canzoncine, sparate e distorte, dei RAMONES. I cui testi venivano ripetuti almeno un paio di volte in quanto troppo brevi. Che dal vivo erano introdotte da quell’ONETWOTHREEFOUR e che in poco meno di un’ora ne venivano macinate oltre una ventina.

Stilosissimi, i RAMONES. Jeans sdruciti, t-shirt e chiodo nero. Nessuna cresta, nessuna spilla piantata nelle guance, nessun proclama anarchico, nessun appello politico. Disimpegno praticamente totale, ma musica selvaggia. Capace di far nascere quelle teenage riot di cui canteranno le gesta alcuni anni più tardi i SONIC YOUTH. Canzoni basiche, ritmi e testi tuttaltro che complessi. Da ascoltare tutte in un fiato e da rimandare a memoria. Facili da reinterpretare, veramente punk, nell’essenza, nella struttura, nella concezione. Veramente tutti potevano essere i RAMONES, perché tutti potevano replicarli. Bastavano una chitarra, un basso, una batteria e un mixer con microfono. Sono stati la vera scintilla per i punk inglesi. Tutti i punk inglesi. Per quelli europei e, ovviamente, per quelli americani.

La band comincia a suonare nel marzo 1974 esibendosi dal vivo per pochi fortunati ascoltatori. La primissima formazione era composta di tre soli membri: inizialmente, Jeffrey Hyman, in arte Joey “Ramone”, era, oltre che cantante e batterista; alla chitarra e al basso militavano gli altri due “falsi fratelli” Johnny e Dee Dee “Ramone”.

Qualche mese più tardi arriva di Tommy “Ramone” alla batteria e, il 16 agosto 1974, i Ramones debuttavano al CBGB’s e presto si collocano, insieme a Television, Patti Smith, Blondie come gli alfieri di quel piccolo locale della Grande Mela, ma che ben presto sarebbe diventato il tempio della new wave, frequentato da intellettuali ed esponenti dell’undergound newyorkese quali Lou Reed, John Cale e Andy Warhol.

Dopo aver firmato per la Sire Records nel 1975, i RAMONES iniziarono la registrazione del suo primo album. La registrazione venne effettuata velocemente e con un budget di poco superiore a 6000 dollari.

Tutte le canzoni sono uguali, mi dicevano. Eppure queste canzoni (simili, non uguali) sono tra le più influenti di tutti i tempi. Riprese da migliaia di gruppi, più o meno famosi, cantate ed imitate in tutto il mondo. Seguirono altri album, con canzoni ancora più simili, che consacrarono la leggenda di questi personaggi che se li avesse inventati Stan Lee avrebbero ancora oggi il loro albo mensile dove combatterebbero il crimine a suon di GABBA GABBA HEY e HEY HO, LET’S GO!.

Non ci sono più, i RAMONES. E nemmeno i loro componenti. Mi spiace molto. Ma come si dice in queste occasioni, rimane la loro musica. Il miglior antidoto per sconfiggere l’immensa tristezza della stragrande percentuale della musica odierna che quotidianamente ci viene propinata. Credete nella reincarnazione? Chissà in chi si reincarneranno i RAMONES?

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