Brian Fallon – Local Honey (2020)

di Gianfranco Marmoro

Non è stato facile per Brian Fallon recidere il cordone ombelicale con i Gaslight Anthem. Dopo aver messo in stand-by la formazione nel lontano 2015 - unica eccezione una reunion celebrativa del decennale di “The '59 Sound”, nel 2018 - il chitarrista e leader della band del New Jersey ha inciso due album fin troppo stilisticamente conformi, sacrificando giusto qualche residuo punk-rock degli esordi.

“Local Honey” riparte dalle più tenui inflessioni sonore alla Tom Petty e sorride alla poetica di Bruce Springsteen, lasciando nelle mani di sonorità più acustiche e confidenziali un album che appare come una rinascita spirituale, nonché un segno tangibile di maturità e consapevolezza. Con le dovute differenze, questo è per Fallon il suo “Nebraska” o il suo “Time Out Of Mind”, nonostante manchi in parte la potenza della scrittura del primo e l'aliena magia produttiva del secondo.
Nessun problema, “Local Honey” ha motivazioni sufficienti per essere apprezzato e stimato senza dover necessariamente soffrire il confronto con autori più esperti.

La toccante storia di abusi familiari e solitudine di “Vincent”, sottolineata da un delizioso sottofondo pianistico, e il positivo romanticismo della pur dolente e armonicamente ricca “Hard Feelings” sono tra le cose migliori mai scritte dal musicista.
Lo stile narrativo dell'americano è conciliante e sincero quanto basta per convincere. A volte la raffinata corposità di alcune ballate rimanda piacevolmente a Mark Knopfler (“21 Days”, “Horses”) o Tom Petty (“Lonely For You Only”) senza apparire superflua. La mano del produttore Peter Katis (Death Cab For Cutie, National, Interpol) non è certo influente come quella ad esempio di Daniel Lanois, ma è calibrata al punto giusto da tenere sempre desta l’attenzione, sottolineando altresì senza leziosità le pagine più intime e confessionali, che Fallon dedica alla moglie (“You Have Stolen My Heart”) e alla figlia (“When You're Ready”).

Brian Fallon ha trovato finalmente una dimensione personale appagante e convincente, e “Local Honey” è solo il primo passo verso una più completa autonomia creativa.

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