B.B. King, il ragazzo del blues di Beale Street

di Silvia

Diventi re solo se sei stato principe. Oppure se credi a quanto dichiaravano i latini: nomen omen, come dire, Il tuo destino sta nel tuo nome. E uno il cui nome fa Riley B. King il destino lo ha già segnato, sempre a dar credito ai latini. E se non è già segnato fai di tutto per determinarlo.

Riley nasce a Itta Bena il 16 settembre 1925 e passa molta della sua infanzia vivendo con la madre e la nonna, lavorando come contadino, veniva pagato 35 centesimi per ogni 100 libbre (45 kg) di cotone che raccoglieva, ma un giorno scopre il suo talento e, contestualmente, si appassiona ai cantanti neri come T-Bone Walker e Lonnie Johnson e artisti jazz come Charlie Christian e Django Reinhardt. Presto comincia ad esercitarsi cantando musica gospel in chiesa. Nel 1943 si trasferisce a Indianola e tre anni dopo a Memphis, dove affina la sua tecnica di chitarrista con l’aiuto del cugino, il chitarrista country blues Bukka White. Poco tempo dopo King comincia a trasmettere la sua musica dal vivo sulla radio di Memphis WDIA come disc-jokey, usando il nome The Pepticon Boy, che più tardi divenne “The Blues Boy from Beale Street” (il ragazzo del blues di Beale Street) o più semplicemente The Beale Street Blues Boy: il nome fu poi abbreviato a Blues Boy e, infine, a B.B.

Nel 1949 King inizia a registrare canzoni per la RPM Records di Los Angeles. Gran parte delle sue prime registrazioni furono prodotte da Sam Phillips che poi avrebbe fondato la leggendaria Sun Records. Negli anni cinquanta King divenne uno degli esponenti principali del panorama R&B collezionando una lunga lista di hits tra i quali You Know I Love You, Woke Up This Morning, Please Love Me, When My Heart Beats Like a Hammer, Whole Lotta’ Love, You Upset Me Baby, Every Day I Have the Blues, Sneakin’ Around, Ten Long Years, Bad Luck, Sweet Little Angel, On My Word of Honor, e Please Accept My Love. Nel 1957 esce il suo primo LP “Singin the blues” su Crown rec, una compilation dei suoi maggiori successi del periodo che ottenne un buon riscontro di vendite. Nel 1962 King firmò per la ABC-Paramount Records e nel novembre del 1964 King registrò al Regal Theater di Chicago l’album Live at the Regal che sarebbe ben presto entrato nella leggenda. Come nella leggenda è entrata la sua mitica chitarra, di nome Lucille, l’origine del quale è piuttosto incerta e contrastata.

Una prima versione narra che nell’inverno del 1949, B.B. King stava suonando in una sala da ballo nell’Arkansas. Per riscaldare il locale era stato acceso un barile contenente del kerosene, una pratica non troppo insolita. Due uomini incominciarono a litigare, facendo cadere il barile contenente il kerosene infuocato sul pavimento. Questo scatenò un incendio e conseguente evacuazione. Una volta fuori, King si rese conto di aver lasciato la sua chitarra, una Gibson semi acustica, nell’edificio in fiamme e rientrò per recuperarla. Il giorno dopo, King scoprì che i due uomini avevano combattuto per una donna chiamata Lucille e decise di chiamare Lucille la sua prima chitarra, così come tutte le chitarre che ha posseduto da quell’esperienza quasi fatale, per ricordarsi di non fare mai più una cosa del genere. Altra versione invece vuole che, saputo il nome, avesse detto «per colpa di Lucille a momenti ci rimetto la vita» creando poi un doppio senso tra la ragazza e la chitarra. Lucille in particolare è una Gibson Custom Shop ES-335, una chitarra nera semi acustica prodotta appositamente per il vero “Re del Blues”.

Ma sino a questo momento seppure di re, si continuava a parlare di re del blues. Il primo successo di B.B. King al di fuori del mercato blues fu una riedizione di The Thrill Is Gone di Roy Hawkins che nel 1969 scalò le classifiche sia pop che R&B, evento molto raro anche nel ventunesimo secolo. L’elenco dei successi di King continuò per tutti gli anni settanta con canzoni quali To Know You Is to Love You e I Like to Live the Love. Nei decenni successivi King ha registrato sempre meno senza perdere in popolarità grazie alla partecipazione a film e show televisivi e tenendo annualmente circa 300 serate, praticamente un concerto a sera! Nel 1988 ha conquistato una nuova generazione di fan grazie al singolo When Love Comes to Town, suonata insieme agli U2. Nel 2000 ha registrato Riding with the King in coppia con Eric Clapton.

Nella sua carriera ha suonato insieme a moltissimi artisti e gruppi, tra cui Buddy Guy, David Gilmour, Muddy Waters, Paul Butterfield, Luciano Pavarotti, Richie Sambora, Phil Collins, Billy Ocean, Stevie Ray Vaughan, Etta James, Gladys Knight, Chaka Khan, James Brown, Jerry Lee Lewis, Little Richard, Ray Charles, Albert King, Gary Moore, Diane Shuur, Slash, John Mayer, Jeff Beck, Gloria Estefan, Roger Daltrey, Bobby Bland, Tracy Chapman, Sheryl Crow, Billy Preston, Elton John, Mark Knopfler, Van Morrison, Billy Gibbons, Willie Nelson, Brad Paisley e Aretha Franklin. Ha vinto 14 grammy e la sua abilità di chitarrista è universalmente riconosciuta. Nel 2005 per festeggiare i suoi 80 anni, pubblica un album pieno di ospiti illustri: Van Morrison, Billy Gibbons, Eric Clapton, Sheryl Crow, Darryl Hall & John Oates, John Mayer, Mark Knopfler, Glenn Frey, Gloria Estefan, Roger Daltrey, Bobby Bland ed Elton John.

Suonare davanti ad un pubblico era il suo miglior modo di rendere grazie alla sua straordinaria vita. E il pubblico italiano ha avuto modo di vederlo diverse volte. Resta mitica la sua performance nella golena del Po, ad Occhiobello nel 2000, organizzata dal giornale La Repubblica Veneta. Oltre due ore di concerto, che hanno mandato in visibilio gli spettatori consapevoli che il Re si stava divertendo su quel palco innalzato fra l’argine e la sponda del grande fiume. Muore a Las Vegas il 14 maggio 2015.

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