Trilok Gurtu – God Is A Drummer (2020)

di Francesco Brunale

Trilok Gurtu ha una carriera di tutto rispetto che davvero fa impressione se la si vuole ripercorrere per intero. Tanta qualità per un batterista che ha suonato con i migliori musicisti del pianeta.

Session man importante, tra le sue collaborazioni spiccano quelle con Vernon Reid (Living Colour), i nostri Pino Daniele e John De Leo, Andy Summers (The Police) e Pat Metheny.

In un contesto del genere, il musicista indiano ha deciso di dare sfogo alla sua creatività, piazzando ad inizio anno il suo disco da solista, il cui titolo è abbastanza emblematico, ovvero God is a drummer, che per un batterista dovrebbe essere una sorta di frase da Vangelo.

Il lavoro è totalmente world music, nel vero senso della parola. Basta ascoltare una canzone come Samadhan per rendersi conto come il jazz si fonda alla grande con la fusion. Altissima classe, ma su questo non vi era alcun dubbio.

Le percussioni sono al centro del discorso negli intermezzi Connect, Connecting e Connected, mentre Obrigado è un omaggio sentito alla musica etnica, riletta in chiave nettamente moderna.

In pratica per chi conosce la musica e la carriera di questo spettacolare percussionista, God is a drummer è un disco da comprare subito, senza se e senza ma.

Per chi ne è ignaro, sarebbe un ottimo modo per avvicinarsi a delle sfere musicali già percorse in passato da gente come Billy Cobham e che ora trovano un degno successore e continuatore in Trilok Gurtu.

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