The Boomtown Rats – Citizens Of Boomtown (2020)

di Claudio Lancia

Abbiamo voluto bene a Bob Geldof, per “I Don’t Like Mondays” e per tutto quanto scrisse e cantò nel corso dell’esperienza Boomtown Rats. Anche se le ragioni della sua personale notorietà, specie dalle nostre parti, sono quasi esclusivamente da rintracciare nell’affaire Live Aid. Le bollette vanno pagate, il mutuo pure, e dopo un breve reunion tour di sette anni fa, ecco la decisione di tornare a incidere una manciata di inediti, di nuovo tutti assieme, nella formazione originale. Gli abbiamo voluto bene, e ancora gliene vogliamo, anche per alcune belle sortite soliste, ma quando abbiamo saputo di questo disco, la puzza di bruciato si distingueva chiara dietro l’angolo.

E alla fine stavamo quasi per ricrederci, perché fino a metà corsa “Citizens Of Boomtown” sta in piedi con le proprie gambe. L’efficace ibrido Bowie/Bolan “Trash Glam Baby” risulta più riuscito di tanti altri scimmiottamenti contemporanei (qualcuno ha detto Giuda?), “Sweet Thing” butta in caciara uno di quei riff nirvaniani buoni per tutte le generazioni, “Monster Monkeys” si muove fondendo fra loro strutture tipicamente classic rock, “She Said No” punta sul bluesaccio à-la Stones, e non poteva mancare la ballatona delicata e iper-malinconica, “Passing Through”. Ma che potesse trattarsi di un lavoro completamente riuscito è stata una sensazione effimera, vaporosamente svanita in una seconda parte con non poche cadute di tono.

Lo sforzo di introdurre un inserto rappato non toglie a “K.I.S.S.” l’approccio troppo “festa de piazza”, il ritornello di “Rock’n’Roll YéYé” è un inutilissimo inno da stadio, “Get A Grip” è un rock truzzo e straniante, con l’unico merito di innescare un po’ di elettronica come opportuno diversivo. Assolutamente trascurabile anche la conclusiva forzatura “The Boomtown Rats”, nella quale Geldof e compagnia giocano a fare i Primal Scream, lì dove è ultra-evidente come certe sortite possano funzionare se calibrate da ragazzi che potrebbero essere i loro nipoti.
Tutto da buttare? Assolutamente no: abbiamo assistito a ritorni molto peggiori, e di sicuro Geldof e compagnia si saranno divertiti un mondo a registrare queste dieci tracce. Continueremo a volerti bene, caro Sir Geldof, per quanto di buono hai realizzato in passato, anche in campo sociale e umanitario, e per il coraggio di ritornare, nonostante tutto.

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