Elvis Presley: un sogno che diventa mito

39 anni fa ci lasciava Elvis Presley che rappresentò l’American Dream e diventò un mito. My Music Video ci traccia un percorso della sua carriera…

a cura di Maida Cappelletto

Elvis Presley e l’American Dream

60 anni fa usciva il primo album di un ragazzo americano destinato a diventare la prima star mediatica della storia della musica. Il suo nome era Elvis Presley, faceva il camionista ma aveva il pallino della musica fin da piccolo. La storia del giovane Elvis, cresciuto in una famiglia povera, rappresentò la metafora dell’American dream che si tramutava in realtà. La televisione, che negli anni ’50 era ormai l’apparecchio più diffuso nelle case degli americani, contribuì a realizzare il sogno di Elvis e lo consacrò a star già fin dalla sua prima performance mediatica. La musica non era più un’esclusiva della radio, ma si poteva finalmente fruire attraverso la televisione. Tutto questo grazie a Elvis che, con la sua presenza scenica corredata da movenze audaci e ammiccamenti vari, diede alla musica una dimensione spettacolare senza precedenti.

La sua intesa con il piccolo (e grande) schermo testimoniò le tappe delle sua vita professionale e anche personale tra successi ed eccessi che lo resero un mito ancora prima della sua scomparsa.
Prima di Elvis, infatti, non esisteva la figura del fan.
Prima di Elvis, nessun cantante si esibì così tanto dal vivo.
Prima di Elvis, l’American Dream era qualcosa che esisteva solo sulla Dichiarazione di Indipendenza americana.
Con Elvis, cambiò tutto. Con Elvis Presley, l’America visse il suo sogno. Un sogno che ancora oggi affascina milioni di persone.

Always on my mind: la ballata delle ballate

Nel 1972 Elvis pubblicò Always on my mind, una struggente ballata che fece breccia nei cuori di milioni di fan e consolò sicuramente molte persone nell’attesa di rivedere il proprio amato o amata.
Credo che questo succeda ancora. E magari è successo proprio a voi che state leggendo questo post.
Always on my mind portò al successo la ballata country ma la ballad in generale resterà un genere ripreso in chiave rock anche da molte hair band come i Whitesnake e i Bon Jovi agli inizi degli anni ’80. Elvis scomparve nel 1977 e la sua eredità musicale era già passata alla storia.
Molti cantanti si innamorarono di Always on my mind e proprio negli anni ’80 Willie Nelson prima e i Pet Shop Boys poi, ne proposero due versioni diverse che rinnovarono ancora una volta il mito di Elvis Presley e il successo di questa ballata.

L’eredità di Elvis Presley

Un anno dopo Always on my mind, Elvis incantò il mondo con il concerto di Aloha from Hawaii che venne trasmesso via satellite. A pensarci ora, il titolo nostalgico di questo evento presagiva quasi l’ “arrivederci” di Elvis al suo pubblico. Nella lingua hawaiana, aloha significa anche amore e la sua interpretazione così intensa apparve come una vera e propria dichiarazione d’amore per la musica. Del ragazzo che sconvolse l’America muovendo il bacino e ammiccando non vi era più traccia. Questa eredità ormai apparteneva ad un’altra generazione di cantanti come Mick Jagger e di lì a poco Michael Jackson e Madonna.
Elvis rappresenta l’archetipo della pop star che, grazie alla televisione, entra nelle case di milioni di persone e diventa un’icona, un role model e infine un oggetto di culto.
Il mito di Elvis e delle sue performance continua a rinnovarsi in molti music video.
Nel libro Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar scrive “Certi esseri spostano i limiti del destino e mutano il corso della storia”. Credo che queste parole descrivano perfettamente l’eredità di Elvis Presley.


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