Quatermass - Quatermass (1970)
Nel periodo dell’esplosione del progressive rock in Europa i gruppi davvero convincenti erano tantissimi. Molti di loro non hanno avuto il successo che meritavano, soprattutto rispetto alle qualità musicali, ma rimangono nel cuore degli appassionati come esempi eclatanti della qualità della musica del periodo. I Quatermass sono sconosciuti ai più, ma nella loro particolare storia musicale rientrano appieno in questa schiera di meteore musicali, brevissime ma emozionanti. I Quatermass erano un trio composto da John Gustafson, bassista, Peter Robinson, tastierista e il percussionista Mick Underwood. Tutte e tre prima di unirsi in un gruppo avevano molte esperienze alle spalle, soprattutto nella scena del beat sound di Liverpool agli inizi degli anni ‘60. Il loro incontro avviene quando Gustafson e Underwood, che era ai tempi batterista degli Outlaws di Ritchie Blackmore, passano agli Episode Six, dove suonava già Robinson, insieme a Roger Glover e Ian Gillian. Robinson, Gustafson e Underwood si staccano dal gruppo, così come gli altri tre che di lì a poco fonderanno i leggendari Deep Purple. I nostri scelgono come nome alla loro band Quatermass, in omaggio al personaggio del professor Quatermass, idolo di una delle prime serie televisive della BBC, scienziato dalle mille abilità che salva con il suo intuito il mondo. La Harvest, la casa discografica del progressive rock della Emi (che per dire produrrà i Pink Floyd) mette a disposizione la sua esperienza. Quatermass esce nel maggio del 1970, in una copertina stupenda della Hipgnosis passata alla storia del design musicale per gli pterodattili tra i grattacieli (da allora un must per i collezionisti). Il disco ha una grande particolarità: il trio è senza chitarra, ma le magie al synth di Robinson, la voce possente e magica di Gustafson e il drumming energico di Underwood rendono il suono elegante e presente, in anticipo su quello che di lì a poco faranno i Nice e EL and P. In scaletta 9 pezzi: dall’intro misterioso e glaciale di Entropy si passa alla forza di Black Sheep Of the Family, dal ritmo incalzante e singolo del disco. Poi si ricordano Post War Saturday Echo, stupenda, che ha sonorità alla Pink Floyd, l’organo synth che sembra un clavicembalo di Good Lord Knows, dall'atmosfera medioevale, così come Up On The Ground. Gemini è più hard-rock, e potrebbe benissimo passare per un disco dei “cugini” Deep Purple che in quello stesso anno pubblicavano In Rock. Gli ultimi due brani sono quelli che, per arrangiamenti ed idee, sono i due pezzi più suggestivi e ambiziosi del disco: Make Up Your Mind e la jazzata e fluida Laughin’ Tackle sfumano nella ripresa di Entropy, per un disco particolare dove la voce di Gustafson, acuta e drammatica, fa la sua bella figura. Come qualche volta accade, per motivi misteriosi e casuali, un disco potenzialmente di successo non vende nulla in Gran Bretagna. Come accadde spesso in quegli anni, vendette di più in Europa e in Italia arrivò persino nella classifica dei 20 dischi più venduti. Per lo scarso successo, il gruppo si sciolse: per un po’ Gustafson e Robinson suonano insieme e incidono un album come Big Three, successivamente proseguirono le carriere musicali separatamente: il bassista approdò nei Roxy Music dove rimase due anni; il tastierista seguì esperienze di jazz rock e collaborerà come strumentista di lusso in decine di famosi album; Underwood fece parte dei Peace, degli Strapps e suonò con Ian Gillian. Rimane un esempio favoloso della genialità del periodo e delle possibilità musicali del genere: cercatelo, la Arkana, una piccola casa di edizioni musicali italiana, lo ha ristampano a metà degli anni’10 del 2000.
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