Pentangle – Cruel Sister (1970)

di Silvano Bottaro

Il folk” dissero un giorno Bert Jansch e John Renbourn “non ha bisogno degli amplificatori e l’unica elettricità che serve è quella che passa dalla terra ai piedi dei danzatori dei balli tradizionali”.
Cruel Sister fu una decisione sofferta ma inevitabile, rischiosa ma attraente, per questo disco i Pentangle portarono in studio delle chitarre elettriche, un'assoluta novità.
Punta di diamante del folk revival inglese, alternativi e al tempo stesso complementari ai Fairport Convention e agli Steeleye Span, i Pentangle si formano nel 1967.

Il quintetto (apposta chiamati Pentangle) di stampo classico, furono sin dall’inizio “condizionati” dalle diverse personalità dei vari componenti: i due citati chitarristi, Jansch e Renbourn, Danny Thompson, Terry Cox e la cantante Jacqui McShee… un impasto eterogeneo di forte impatto.
I Pentangle realizzarono diversi lavori cruciali, tutti frutto di una saggia e spontanea forma di contaminazione, dove l’istinto ha il soppravvento sul calcolo.
Cruel Sister, (tra gli ultimi fuochi della miglior stagione del folk revival inglese), ha il fascino del rigore della tradizione popolare, i brani sono tutti pescati nel repertorio tradizionale, la ricerca, la perizia musicale, la freschezza vocale ci regalano un capolavoro di grande valore.
Pur avvalendosi di forti innovazioni, il disco riesce a mantenere la forza di penetrazione dei dischi precedenti: “Sweet Child” o “Basket of Light” ma con un qualcosa in più. Tutti i musicisti sono al loro massimo e la ricerca e l'innovazione sono portate all'estremo. Il culmine si raggiunge con Jack Orion, 18 minuti di durata, (che occupa tutto il secondo lato del disco originale in vinile). Tutto il materiale è arrangiato con maestria, i brani sono interpretati con sopraffina duttilità strumentale. L’intreccio delle chitarre acustiche ed elettriche, la voce soave della McShee, creano un flusso sonoro e una scorrevolezza che rende questo”Cruel Sister” un disco unico. 


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