Bert Jansch & John Renbourn - Bert And John (1966)

Già all’epoca erano considerati dei maestri, ma a distanza di oltre 50 anni si può tranquillamente affermare che Bert Jansch e John Renbourn sono stati due tra i più grandi chitarristi acustici di tutti i tempi. Maestri del fingerpicking e del recupero della tradizione folk, amanti del blues e delle melodie, i due incrociarono la loro vita artistica nei fenomenali Pentangle, uno dei più affascinanti e favolosi gruppi del folk rock inglese di metà anni ‘60. Jansch e Renbourn erano pubblicato dalla stessa etichetta discografica, la Transatlantic di Nat Joseph, una delle prime etichette indipendenti inglesi. La quale divenne la casa del folk britannico grazie al successo, inaspettato, di tre dischi non musicali: tre lezioni di educazione sessuale su Lp che produssero scandalo ma anche oltre 100 mila copie vendute, cosa che portò l’etichetta a produrre, oltre che i due nostri, anche i The Dubliners, Alexis Korner e molti altri. Il nostro duo prima di fare un disco insieme aveva già pubblicato da solisti: Jansch, più eccentrico, stravolge le regole del folk revival ed è uno di coloro i quali, prendendo esempio dalla rivoluzione di Davey Graham, porta alla ribalta il famoso arpeggio aperto DADGAD (re-la-re-sol-la-re) che diventerà la base di partenza per la successiva schiera di chitarristi inglesi, primo fra tutti Jimmy Page che riterrà Jansch uno dei suoi maestri spirituali. Renbourn invece è sempre stato il più chiuso, e molto più legato al blues. Jansch esordì nel 1965 con l’omonimo Bert Jansch, che oltre alle sue già grandiose doti di virtuoso segnano anche una certa verve di autore, con ben 14 canzoni autografe, cantate con la voce ruvida e fumosa da scozzese quale è. Seguono prima It Don’t Bother Me (1965) e lo storico e suggestivo Jack Orion (1966), favoloso disco che ripesca ballate e canzoni della tradizione folk delle isole britanniche, con perle assolte come la spettrale Jack Orion ( da 9 minuti, molto alla Dylan), Nottamun Town (che lo stesso Dylan usò come base di partenza per Masters Of War) la meravigliosa The Firt Time Ever I Saw Your Face di Ewan MacColl. Renbourn ne 1966 esordì in duo con Dorris Henderson nel disco There You Go: una intelligente lettura di folk e gospel, ma soprattutto blues, con particolare amore per i grandi sconosciuti del Delta, (Big Bill Broonzy, Josh White e altri). I due collaborano per la prima volta in My Lover da It Don’t Boher Me di Jansch e l’anno successivo sono in studio per Bert And John. In scaletta originale 12 pezzi, a cui nelle ristampe recenti furono aggiunti due altri pezzi (le bellissime Along The Way e The Times Has Come) Sono piccoli momenti di fraseggi, quasi di dialogo, tra i due maestri, in pezzi quasi tutti strumentali, ricchi di magie, atmosfere e delicata soavità. Apre il disco il ritmo spagnoleggiante di East Wind, ma si passa per la magia del fingerpicking che è Tic-Tocative o Red’s Favourite. I due padroneggiano ogni stile, dal country americano in Stepping Stones, agli omaggi sentiti e meravigliosi al jazz, prima con Piano Tune e la ripresa della leggendaria Goodbye Pork-Pie Hat di Charles Mingus, che la scrisse in omaggio al da poco scomparso Lester Young che era solito portare un cappello pork pie. Altro gioiello è il rincorrersi gioioso di No Exit, che anticipa quello stile che diventerà celeberrimo nei Pentagle, che i critichi chiameranno folk-baroque. I due continueranno la carriera solista anche durante il periodo di militanza nei Pentangle, con risultati sempre elevati, ma non suoneranno mai più insieme in un disco, Dei due, Renbourn rimarrà sempre il più schivo e lontano dal mondo musicale, mentre Jansch con il passare del tempo diventerà una sorta di icona della chitarra, tanto che Neil Young lo descriverà come l’Hendrix della chitarra acustica. Ascoltate la loro magia per credergli.


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