Chiedimi chi erano i Sonic Youth
Certo non possiamo fare loro una colpa. Da quando sono nati, e sono già passati oltre 30 anni, i Sonic Youth, sui maggiori organi di informazione italiani sono comparsi rarissime volte. Hanno tenuto numerosi concerti, hanno fatto in tempo persino a sciogliersi come gruppo, ma nulla di tutto ciò è entrato a far parte della massa di informazioni dovuta al popolo italiano. In compenso conosciamo ogni dettaglio delle nostre glorie nazionali all’estero quali Pupo e Laura Pausini, e facciamo opera di mnemotecnica con i Village People e Gloria Gaynor, grazie a Carlo Conti, nuovo Mc di Sanremo. Potete andare anche a rivedervi tutte le puntate di Doreciakgulp di e con Vincenzo Mollica, non troverete nessun accenno a questo strepitoso gruppo che, a New York, nel 1981 decide di far fare alla musica contemporanea un passo in avanti, utilizzando i più classici strumenti del rock: chitarra, basso e batteria. Memori della lezione di Glenn Branca (anche di costui non ne troverete traccia nei programmi citati) adottano accordature particolari, preparano gli strumenti, fanno uso massiccio di feedback, collaborano con Lydia Lunch, Micheal Gira, Jim Sclavunos, si fanno influenzare da John Cage, Ornette Coleman, Lou Reed, Patti Smith, Stooges, Nick Cave, Black Flag e chissà quanti altri e finalmente nel 1982 sfornano per la Neutral il loro primo lavoro, un EP eponimo, dove si possono solo immaginare le epifanie rumoristiche del primo vero e proprio LP, sempre su Neutral, intitolato “Confusion is sex”. Epocale.
Cascate di rumore e muri di feedback li ritroviamo sugli album seguenti, “Bad moon rising” e “Evol”. In quest’ultimo si possono rintracciare i primi accenni a forme di canzoni decisamente più ascoltabili, pop potremo dire, pop malato senz’altro potremo definire. E sarà proprio questa la caratteristica degli album futuri della band. Proporre una deliziosa miscela di avanguardia, rumore e pop che diventerà il loro marchio di fabbrica e farà di loro uno dei gruppi più influenti della fine del millennio scorso.
Del 1987 è “Sister”. Buone recensioni e buone vendite, ma il successo planetario arriva l’anno dopo con il doppio “Daydream Nation”, tant’è che i futuri lavori, fino al 2006, saranno prodotti e distribuiti dalla Geffen Records, non propriamente definibile come una etichetta indipendente.
Una miriade di progetti paralleli ha costellato il loro percorso che essi stessi hanno voluto concludere nel 2011. Progetti, dischi, concerti avvenimenti che la nostra cara tv (pubblica o privata, in chiaro e criptata) ha pensato bene di ignorare a vantaggio dei talent o dei reality, dove tutto è più lineare. Dove non c’è la volontà e la possibilità di sperimentare. Tutto è più tranquillo e confortevole. Lineare, basico molto spesso noioso. Ci dicono che il mondo è cambiato, che le dinamiche non sono più quelle di un tempo. È vero, ora dai talent escono le grandi star per una stagione. In Italia Marco Carta e Suor Cristina, nel cosmo One Direction e Jarmain Jackman. Continuo a preferire il suono dei The National o quello sporco e irriverente dei Pussy Galore. Chi sono? Provate a farvi un tour su youtube. E poi sappiatemi dire
A molti non è piaciuto come ho concluso l’articolo sui Beatles. Ho citato Yoko Ono e i Sonic Youth. Ai fedeli dell’ortodossia liverpooliana ancora non va giù che Yoko Ono sia considerata un’artista oltre che la moglie di Lennon. Inoltre questa si mette a fare un disco con chi? I Sonic Youth? Ma chi mai saranno questi giovanotti sonici? Ad uso e consumo di quanti non li hanno mai sentiti, e cosi tanto si sono scaldati per l’accostamento giudicato irriguardoso, provo a spiegare chi sono e cosa hanno fatto nella loro non breve carriera i Sonic Youth.
Si formano a New York nel 1981. Sono in quattro: Kim Gordon, Lee Ranaldo, Thurston Moore e Steve Shelley. Si pongono da subito l’obiettivo di superare i limiti canonici del rock, usando gli strumenti canonici del rock, chitarra, basso e batteria. Sin dagli esordi usano accordature alternative, chitarre preparate e feedbadck, memori dell’esperienza nowave e dell’insegnamento di Glenn Branca (del cui ensemble Ranaldo ha fatto parte in occasione di The Ascension).
Vittorio - Fonte originale dell'articolo
Commenti
Posta un commento