Rolling Stones - Let It Bleed (1969)
Questo disco, capolavoro del rock, usciva nei negozi di dischi a fine novembre di 50 anni fa, 1969. Questo disco sancì in maniera simbolica la fine dell’estate dell’amore, quel 1969 di proteste, sogni, canzoni, dischi incredibili, Woodstock. I Rolling Stones pubblicarono questo disco appena poche settimane dopo la tragedia durante la loro esibizione al Festival Rock di Altamont: durante il loro show il terrificante servizio d’ordine degli Hell’s Angels, la band di motociclisti fuorilegge, accoltellò un giovane ragazzo nero, Meredith Hunter, in una manifestazione che voleva essere la Woodstock della Costa Occidentale ma che finì con la peggiore delle tragedie. Questo disco racchiude tutte le tensioni e le pulsioni di quel periodo e nasce in un momento cruciale nella storia della band inglese. Dopo la pubblicazione l’anno precedente di Beggars Banquet, altro disco storico, Brian Jones per i suoi problemi con la giustizia inglese non ottiene il visto per il passaporto, proprio a ridosso di un imminente tour americano. Mick Jagger, Keth Richards, Charlie Watts e Bill Wyman decidono di scaricare Jones, sempre ostile e oscurato dall’intesa tra i Glimmer Twins Jagger e Richards. Il giorno prima che la band suoni a Hyde Park per presentare il nuovo chitarrista Mick Taylor (ex John Mayall & the Bluesbreakers, uno dei migliori chitarristi inglesi del periodo) Brian Jones muore affogato nella piscina della sua villa, che fu di A.A. Milne, il papà di Winnie The Pooh. Il concerto del giorno successivo si trasforma suo malgrado in un concerto in memoria dell’ex Stones, e Jagger gli dedica dei versi dall’Adone di Shelley e centinaia di farfalle bianche vengono liberate nel cielo di Londra (e centinaia morirono nelle scatole a cui per la fretta non furono fatti i buchi di aerazione). Preceduto dal singolo Honky Tonk Women, Let It Bleed (letteramente Lascia che sanguini) è un capolavoro del rock, già dalla copertina (che vi presento nei due versi): Robert Brownjohn, Don McAllester e Victon Kahn immaginano una pila di oggetti su un giradischi che suona il disco degli Stones, che sul retro vengono “rovinati”: il disco rotto, un pezzo di torta tagliato, i pupazzetti dei musicisti a terra, la ruota della bicicletta bucata, la pizza mangiata, il quadrante dell’orologio rotto e la bobina cinematografica stropicciata. Una delle copertine più iconiche di sempre racchiude anche uno dei dischi più belli, più influenti e più imitati di sempre: Richards indovina l’ennesimo intro da leggenda in Gimme Shelter, canzone brutale sulla guerra del Vietnam, impreziosita dal duetto tra Jagger e Mary Clayton da brividi, uno dei ritornelli più eclatanti di sempre: War, Children, It’s a shout away; Love In Vain è un omaggio al re del blues Robert Johnson, Country Honk è la prima versione di Honky Tonk Women prima che Mick Taylor la rivoltasse come un calzino. Il rock vibrante di Live With Me lascia spazio a Let It Bleed, una delle canzoni più lascive ed erotiche del catalogo Stones, magnifica e piena di doppisensi. La facciata B, clamorosa, si apre con la vertigine di Midnight Rambler, (dove Brian Jones suona per l’ultima volta prima della sua espulsione le percussioni) che racconta la storia dello strangolatore di Boston, Albert De Savio, e fu scritta da Jagger e Richards a Positano. You Got The Silver è uno dei rari pezzi cantati da Keith Richards, Monkey Man è una pirotecnica canzone che prende in giro chi li accusava di satanismo, dopo il clamore del leggendario samba rock di Sympathy For The Devil dell’album precedente: Well I hope we’re not too messianic\Or a trifle too satanic\But we love to play the blues, e si dice la canzone fosse un omaggio all’artista Mario Schifano, esponente della pop art italiana. Chiude il disco una di quelle canzoni geniali e indimenticabili che segnano il percorso della musica: introdotta dal coro della London Bach Orchestra e dall’organo di Al Kooper, You Can’t Always Get What You Want è un crescendo emozionante ed epico e nell’anno della crisi dei Beatles (proprio Let It Bleed scalzerà Abbey Road dal Numero Uno delle Classifiche) lo scettro dei re del rock passa alle pietre rotolanti. Partecipano al capolavoro Jack Nitzsche, Nicky Hopkins e per la prima di una lunga e fruttuosa collaborazione Bobby Keys al sax (in Live With Me).
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