Blood, Sweat & Tears - Blood, Sweat & Tears (1968)

Al Kooper è uno dei grandi maghi della musica rock. Se volete degli esempi a conferma della mia affermazione, vi dico solo di ricordare l’organo Hammond di Like A Rolling Stone di Dylan e altre meraviglie sparse in quelle leggende che furono Highway 61 Revisited (1965) e Blonde On Blonde (1966). Kooper aveva da tempo una sua idea in testa, cioè creare una rock band che partisse dal blues ma avesse, cosa all’epoca ancora inesplorata, una sezione fiati. Eppure Kooper dopo l’esperienza con Dylan (di cui va detto diventerà fido e ciclico collaboratore fino agli anni ‘90) nel 1966 si unisce ai The Blues Project, uno dei primi grandi gruppi americani di blues elettrico, insieme a Danny Kalb (chitarra), Steve Katz (chitarra), Tommy Flanders (voce), Andy Kulberg (basso e flauto) e Roy Blumenfeld (batteria). Il gruppo grazie anche alla bravura dei musicisti e alla azzeccata scelta di unire vertiginose versioni dei classici blues a piccoli momenti delicati con i primi due dischi, Live At The Cafè Au Go Go (1966) e il leggendario Projections (1966), diviene famosissimo e una vera e propria band di culto a New York. Ma nel momento più bello Kooper se ne va, sempre con in mente l’idea di una big band rock che gli possa dare mano libera nella sua ricerca musicale. Con lui si unisce Steve Katz, ed inizia una serie infinita di telefonate, appuntamenti, appostamenti a musicisti per convincerli nel progetto. Il lavoro dura oltre un anno, e Kooper grazie alla sua amicizia con Dylan ottiene persino un contratto con la Columbia. Per rimarcare la fatica di questa gestazione, Kooper sceglie come nome alla band un passaggio dello storico discorso che Winston Churchill tenne alla camera dei Comuni nel 1943 appena ricevuto l’incarico dal Re come primo ministro, nei momenti più drammatici della guerra mondiale: Blood Sweat & Tears (Sangue, Sudore e Lacrime). In questa avventura oltre a Katz, Fred Lipsius (tromba e sassofono). Randy Brecker (tromba, tra i più grandi di sempre) e Jerry Weiss. Kooper punta a fondere il rock blues tanto caro con il jazz e il R’n’B puntando sulla classe e la tecnica dei suoi compari, creando di fatto il primo nucleo di quell’ecclettismo che proprio in quegli anni stava diventando il jazz-rock e la musica fusion. Nel primo disco, Child Is The Father To The Man (1968), la magia si compie attraverso un repertorio che tra brani autografi, tra cui la magica e meravigliosa I Love You More Than You’ll Ever Know di Kooper, include Morning Glory di Tim Buckley, Without Her di Harry Nilsson, Just One Smile di Randy Newman. Il disco ebbe critiche favorevolissime e fu un successo di vendite, ma Kooper non è del tutto soddisfatto e clamorosamente se ne va mentre si sta registrando il nuovo disco con Weiss e Brecker: lo attenderà Mike Bloomfield per Super Sessions, altra pietra miliare del rock di tutti i tempi. Il resto della truppa non si scompone e imparata la lezione chiama un nuovo cantante, David Clayton-Thomas, dalla voce potente e soul e sforna uno di quei dischi manifesto che, anche se con il tempo un po’ dimenticati (in maniera del tutto immeritata) colgono appieno i fermenti e le idee del periodo. Blood Sweat & Tears esce nel dicembre 1968 e le aspettative sono alte. La band mira alto e lo dimostrano le due delicate citazioni dalle Gymnopedies di Erik Satie e la stupenda cover di Smiling Phases dei Traffic (da Mr. Fantasy). Le altre cover diventeranno pezzi clou del loro repertorio: God Bless The Child di Billie Holiday, When I Die di Laura Nyro, eccellente, You Made Me So Very Happy di scuola Motown. Ma due pezzi a firma BST diventeranno il loro biglietto da visita: Blues - Part II, che in 11 minuti cita anche Sunshine Of Your Love dei Cream, Spoonfull di Willie Dixon e Somenthin’ Goin’ On di Kooper dal primo album ma soprattutto Spinning Wheel, una delle canzoni degli anni ‘60, così famosa che Miles Davis, arrabbiato sul fatto che la Columbia, sua stessa casa discografica, spendesse così tanti soldi in promozione per questi qui, ne citerà la melodia in Bitches Brew. Il disco divenne il loro più grande successo, primo in classifica negli Stati Uniti, con 4 singoli nella top 5, di cui 3 al numero uno. Nel 1970, Blood, Sweat & Tears vince come miglior album ai Grammy Awards. Il momento caldo continuerà con Blood, Sweat & Tears 3, altro numero 1, con la famosa Lucretia McEvil ma lo spirito creativo andrà via via esaurendosi nel corso degli anni ‘70: la loro scintilla sarà determinante per il jazz rock che di lì a poco vedrà la luce, con buona pace del grande Miles, che grazie alle milioni di copie vendute da dischi come questo continuerà la sua cavalcata nel jazz essendo pagato dalla Columbia anche nei momenti più bui.

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