Cate Le Bon – Reward (2019)

di Alessio Belli

Inquadrare e catalogare Cate Le Bon si è rivelato negli anni un'attività alquanto limitante: e questo è un bene. Disco dopo disco, considerando il progetto DRINKS e la produzione di "Why Hasn't Everything Already Disappeared?" dei Deerhunter, la musicista gallese ha garantito al pubblico una sequela di lavori significativi e originali. Se con “Crab Day” eravamo nelle lande dell'art-pop lontano anni luce dalla scarnezza dell'esordio e con “Hippo Lite” - composto insieme a Tim Presley - dell'anno scorso in una forma unica di post-punk, il nuovo “Reward” è l'ennesima tappa di una carriera in cui la musicista di Carmarthenshire si conferma talento libero e unico.

Nonostante l'autrice abbia dichiarato di non amare troppo il termine che dà il titolo al disco, dopo i necessari ascolti per assimilarlo, “Reward” si concederà in tutta la sua bellezza. Folle e solitaria bellezza, stando alle parole della diretta interessata: “There’s a strange romanticism to going a little bit crazy and playing the piano to yourself and singing into the night”.
Un isolamento sul Lago District che non solo ha portato alla luce i primi vagiti del disco attorno a un vecchio pianoforte, ma che ha anche fomentato la nuova attività della Le Bon, che oltre a comporre canzoni si è dilettata a costruire suppellettili casalinghi: non è una novità se ricordate in che modo anticipò “Mug Museum”... Superato il primo livello compositivo, è iniziato il viaggio americano e l'incontro con i fidati compagni di battaglia: Stella Mozgawa delle Warpaint, Josiah Steinbrick, Sweet Baboo al basso e sassofono e Huw Evans e Josh Klinghoffer alle chitarre.

“Reward” è un lavoro intimo e personale dove anche i momenti più dolorosamente romantici – come nel bel singolo apripista “Daylight Matters” e nella successiva “Home To You” - assumono il tono di una quieta confidenza. Aperto dalla morbida “Miami”, puntellata da colpi di sassofono, questo quinto disco conferma la volontà della Le Bon di scomporre e ricombinare a proprio piacimento la forma-canzone senza privarla mai della melodia, come dimostra uno dei momenti più ispirati dell'opera, “Mother's Mother's Magazines”. Ma all'interno troviamo sia i frutti del famigerato pianoforte (“Sad Nudes”), sia i più consoni giri di chitarra di “Here It Comes Again”, andando a comporre quaranta minuti ispirati e intesi, chiusi a dovere da “Meet The Man”.

Con “Reward”, Cate Le Bon si conferma inarrestabile talento creativo: a prescindere dalle sempre diverse modalità che generano tali opere, non si può non constatare la loro puntuale qualità.

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