Joy Division - Unknown Pleasures (1979)

Il 25 Maggio 1977 un gruppo di giovani mancuniani suona come spalla ai Buzzcocks e ai Penetration in un locale di Manchester. Il gruppo è formato da Bernard “Albrecht” Sumner alla chitarra, Peter Hook al basso, Terry Mason alla batteria e Ian Curtis al canto. Il gruppo all’epoca si chiamava Warsaw, in onore di una canzone di Bowie, Warsawa (dall’album Low, 1977). A partire da quella data il gruppo diviene un must del circuito underground di Manchester, e incideranno dei brani per la compilation Short Circuit\ Live At The Electric Circus del 1978. Mason diventa manager e lascia le bacchette della batteria a Steve Morris, che sarà nella formazione che inciderà il primo EP, An Ideal For Living, che uscirà nel maggio 1978 a nome Joy Division, sinistro nome che richiama, tramite il romanzo La Casa Delle Bambole di Ka-Tzetnik 135633, il nome da deportato dell’ungherese Yehiel De-Nur, il contingente di prostitute che allietava le serate degli ufficiali tedeschi e dei prigionieri collaborazionisti nei campi di concentramento nazisti. Nasce qui una stella nera che segnerà la musica di quel decennio, divenendo band di brevissima durata ma di potenza iconica e musicale immensa, dei novelli Velvet Underground punk. La musica della band si stacca piano piano dal punk arrabbiato e primordiale per creare delle allucinate, nevrotiche ma irresistibili atmosfere oscure e claustrofobiche, dominate dal ritmo militaresco e geometrico della sezione ritmica e dalle visioni gotiche di Curtis, che in breve diventerà una leggenda. Martin Hannett, il capo della comune artistico-musicale più importante di Manchester, la Factory, si interessa a loro, e dopo una storica esibizione alle Peel Session della BBC (che diventerà un disco nel 1994) la band, sotto la guida di Hannett si chiude in studio per il primo album. Leggenda vuole che Hannett sia un despota perfezionista, che però mette in campo le tecniche di registrazioni più avanzate del tempo, con idee geniali che manifestano la natura depressa, sinistra e introversa nel disco. Il ritmo ansiogeno e coinvolgente del duo Hook - Morris è meccanico, quasi inumano, le graffiate di chitarra affilata di Albrecht sono spesso piccoli segnali luminosi tra i testi introspettivi di Curtis, innamorato della decandenza rock di Jim Morrison e Lou Reed, che canta con quel timbro così particolare, quasi compassato, di disagio, alienazione, malattia. Hannett puntella le canzoni con effetti di chitarra al contrario, finestre che sbattono, sacchetti di patatine sgranocchiati, persino un colpo di pistola a salve e una bottiglia rotta. Disorder è una specie di celebrazione, una corsa di liberazione ma che allo stesso tempo assomiglia terribilmente ad una crisi di panico (I’ve been waiting for a guide to come and take me by the hand,\Could these sensations make me feel the pleasures of a normal man?). Day Of The Lords è la pietra angolare del goth rock che da loro partirà, Candidate è la canzone punk che i Doors non scrissero mai, la chitarra di Sumner favoleggia in New Dawn Fades. Curtis parla per interposta persona, una sua amica colpita dallo stesso problema, di crisi epilettiche in She’s Lost Control. L’intro emozionante di Shadowplay è un bagliore, un lampo, che si spegne nelle atmosfere cupissime di Interzone (dedicata a William Burroughs) e I Remember Nothing, testamento della poetica dannata della band: Me in my own world, the one that you knew,\For way too long.\We were strangers, for way too long. Il disco è consegnato al mito anche per la leggendaria copertina, opera di Peter Saville, il grafico della Factory: rappresenta una serie di pulsazioni elettromagnetiche prodotte da una pulsar chiamato CP 1919, la prima pulsar mai scoperta, che Saville scopre nel libro The Cambridge Encyclopedia of Astronomy; inverte solo i colori dell’immagine, dal bianco e nero al nero e bianco creando quella banda di onde che diventerà iconica e tra le copertine più magnetiche e fenomenali di sempre. L’album, che vende il giusto per un disco indipendente del periodo, sin da subito è considerato qualcosa di particolare, e con il tempo e il susseguirsi degli eventi entrerà stabilmente nelle classifiche dei dischi più importanti di tutti i tempi. Ian Curtis regge solo un altro anno, giusto il tempo di ammaliare in concerti definiti da chi li ha visti mistici e di scrivere con la band un altro immenso disco, Closer, che però uscirà un mese dopo che si è impiccato, il 18 maggio 1980, nella sua casa di Macclesfield. I superstiti, come da accordo precedente, abbandonano il nome Joy Division e diventano New Order. Ma questa è un’altra storia, che nulla a che fare sulla potenza nera, e così affascinante, di questo disco e di chi lo ha costruito.

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