Gli Arcade Fire, una delle ultime grandi rock band
È difficile, quasi impossibile, debuttare oggi con un “suono nuovo”. Soprattutto se si pensa al mondo del rock, ancorato, giustamente, a modelli granitici del passato. Gli Arcade Fire però ci sono riusciti, e lo hanno fatto fin dal primo album. Avendo chiara la strada da percorrere, prima ancora di cominciare.
Su Ondarock, il loro stile è stato definito così: Tensione epica, angoscia cupa ed energia adrenalinica, con arrangiamenti elaborati di stampo rock ma con un tocco orchestrale, melodie che non sono né troppo pop né eccessivamente sfuggenti e un cantato impostato in modo formalmente impeccabile ma portatore di una grande emotività.
Gli Arcade Fire si formano nel 2001 a Montréal, sono in parte canadesi, in parte americani. Il nucleo centrale è a “conduzione familiare”. Il frontman è Win Butler, americano, accompagnato dalla moglie, polistrumentista, Régine Chassagne (conosciuta in Canada e di origine haitiana) e dal fratello William Butler. Chiudono la formazione molti altri componenti (cambiati nel tempo). Il numero di musicisti si spiega all’ascolto di una traccia qualsiasi degli Arcade Fire.
Funeral, un capolavoro
Il loro primo lavoro risale al 2003, è un ep omonimo. La band, trasferita da Boston a Montréal, è un’autentica indie rock band. Si esibisce in festival locali, tiene concerti in appartamenti privati, nelle gallerie d’arte e aule universitarie. Firmano il loro primo contratto con un’etichetta indipendente.
L’album arriva nel 2004. Esce prima in Canada. Si intitola “Funeral“. Lo spirito del disco, suggerito dal titolo, nasce dalla morte di tanti familiari e amici della band durante la registrazione. La tristezza “annunciata” però non trova riscontro nelle sonorità dell’album, malinconiche ma anche gioiose. La critica lo ama.
È il “disco dell’anno” per tantissime riviste specializzate. Non si assisteva a una accoglienza del genere da tanti anni. Oggi viene riconosciuto come “una delle vette musicali del decennio”. Disco di platino—incredibile se si pensa alla produzione da parte di un’etichetta indipendente. La band inizia un tour epico che la porterà in Europa, fino in Giappone. I brani vengono usati anche per alcune pubblicità. Nel settembre 2005, durante uno special televisivo, condividono il palco con David Bowie. Parteciperanno anche al tour degli U2.
Neon Bible e Suburbs, il modo migliore di “continuare il discorso”
Nel 2006 gli Arcade Fire pubblicano una traccia inedita, Intervention, anticipando di un mese l’uscita dell’album, integralmente disponibile peer to peer. Neon Bible è stato registrato, a causa del lungo tour di Funeral, in vari studi sparsi per il mondo. Tantissimi gli strumenti coinvolti, anche un’intera orchestra ungherese.
Win Butler parlando dell’album ha detto: Molte delle canzoni del nuovo disco mi fanno venire in mente l’essere sul bagnasciuga, vicino all’acqua, di notte.
La risposta commerciale è maggiore del primo album. Un album amato anche stavolta dalla critica. Più cupo rispetto al precedente, ma con un respiro più ampio.
I temi sono, come sempre, politici e contemporanei. La rivista inglese Q a proposito degli Arcade Fire scrisse: Sono l’evento più esaltante sulla Terra.
Di nuovo in tour, per più di 120 date.
Il terzo album, Suburbs, è un altro successo, anche se è un disco meno ambizioso dal punto di vista sonoro. Vince ai Grammy il titolo di album dell’anno. Il lavoro ha ispirato anche un corto, chiamato “Scenes from the Suburbs” firmato da Spike Jonze e dai fratelli Butler.
Dal rock alla dance, la trasformazione degli Arcade Fire
Il quarto album è una sorpresa. Registrato per lo più in Giamaica vede l’introduzione di un più massiccio uso dell’elettronica. “Ad alterare in modo decisivo gli equilibri propri della rock band”, come ha scritto Marco Bercella. I brani sono di media molto lunghi. Reflektor viene anticipato da un singolo omonimo; il cui videoclip è stato realizzato da Anton Corbijn. Sulla copertina dell’album, si trova l’immagine della statua Orfeo ed Euridice di Rodin.
Nel luglio 2017 esce il loro ultimo lavoro, dalle sonorità più dance, Everything Now. Il nuovo sound si spiega dalla produzione di artisti eccezionali del genere. Thomas Banglater dei Daft Punk, dal bassista dei Pulp e da Geoff Barrow dei Portishead. Le recensioni, in questo caso, sono state altalenanti, e si è registrata un’accoglienza più fredda rispetto al lavoro precedente. Qualcuno l’ha definito “il primo passo falso della band”, deludendo soprattutto i fan della prima ora. Comunque la si pensi, però, un passo falso dopo 16 anni di attività è un risultato niente male.
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