Foals – Everything Not Saved Will Be Lost Part 1 (2019)

di Fabrizio Conte

FOALS sono una band originaria dell’Oxfordshire (UK) attiva ormai da un quindicennio, con all’attivo 5 album, con quest’ultimo “Everything Not Saved Will Be Lost Part 1” che costituisce la prima metà di un progetto destinato a completarsi con una seconda uscita dal medesimo titolo (Part 2) entro il completamento dell’anno in corso.

Saldamente al comando sulla plancia del loro indie/pop a forti colori dance, i nostri ci propongono una sapiente miscela di melodie cantabili e ritmi incalzanti, che entrano in testa nel breve volgere di un paio di ascolti.

L’album si apre con “Moonlight”, una soffice introduzione dall’incedere malinconico e lievemente psichedelico, ben descritto dal suo stesso titolo, prodromica alla vera e propria partenza del programma, che avviene con “Exits”, la traccia successiva già pubblicata come singolo e video.

Subito i ritmi si fanno più corposi, anche se i picchi sono da venire, mentre una melodia di facile presa, ancorchè arricchita da un arrangiamento tuttaltro che banale, entra nelle nostre teste, mentre il piedino inizia a battere. “White Onions” irrompe col suo incedere serrato punkeggiante, e riporta alla mente i fasti di certi recenti Parquet Courts, anche se il brano alla fine non risulta particolarmente memorabile.

Con “In Degrees” siamo sul dancefloor della nostra indie disco preferita: LCD Sounsystem ed affini presentano il conto, ed i nostri lo pagano senza colpo ferire. “Syrups” parte ed è un quasi dub, l’andamento ondeggiante e le caratteristche linee di basso punteggiano inserti chitarristici misurati ed efficaci. Una quiete iniziale interrotta poi da una seconda parte più spedita, anche se melodicamente irrisolta.

“On The Luna”, ipotetica apertura di una seconda parte (la prima del lato B, su vinile?), ci avvolge con il suo sviluppo ritmico regolare a sorreggere armonie in tempi dispari. Non facilissima, ma ne incoraggeremmo la candidatura ad una eventuale proposizione come estratto singolo, se decidessimo qui. A seguire è uno xilofono ad introdurci a “Cafè d’Athens”, un brano con influenze dubstep dal sapore quasi etnico. Ottimo, invero.

Una brevissima e sognante introduzione (”Surf pt.1”) ci introduce alla pigra “Sunday”, le cui armonizzazioni vocali non possono non riagganciarsi alle performances dei favolosi Fleet Foxes, che il brano, uno dei più classici nel suo sviluppo, richiama piuttosto chiaramente. O perlomeno, questo fino al bridge, in cui irrompe un’inusitata cassa in 4 che accompagnata da corposi tappeti di synth ne stravolge l’andamento, – e anche un po’ il senso, a nostro avviso, anche se per la chiusura si ripassa dal via.

Il programma è chiuso da “I’m Done With The World (& It’s Done With Me)”, una breve ballata pianistica con sottofondo per archi e sintetizzatori che le conferiscono un’atmosfera a tratti psichedelica.

“Everything Not Saved Will Be Lost Part 1” è un album da ascoltare in luminose giornate di sole, e merita comunque un passaggio, anche se ci lascia infine con un po’ di amaro in bocca. Nel suo svolgimento abbiamo assaggiato molti aromi, non ovvi e gustosi sì, ma forse anche troppi, e questo in definitiva ci rende difficile confermare che si sia trattato di un pasto memorabile.

Certo, un paio di piatti ben assortiti li abbiamo trovati, ma comunque come cuochi i nostri danno l’impressione di poter fare di meglio.
Li aspettiamo.

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