Bassekou Kouyate & Ngoni Ba – Miri (2019)

Bassekou Kouyaté torna, dopo tre anni dal suo ultimo album “Ba Power”, con il suo quinto disco dal titolo “Miri”, uscito lo scorso 25 gennaio per Outhere Records. Il disco è composto da undici tracce ed è stato anticipato dal singolo “Deli”.
Kouyaté, di origine malese, è noto nel panorama musicale per la sua abilità nel suonare lo Ngoni, uno strumento folkloristico a corda tipico dell’Africa occidentale, tanto da essere stato definito il “Maestro dello Ngoni”.

A seguito del suo debutto internazionale nel 2007, ha conosciuto una discreta diffusione, tanto da ottenere svariati riconoscimenti come “Album dell’anno” e la possibilità di esibirsi sui palchi dei festival musicali più noti, come il Glastonbury, che sono serviti all’artista come punto di partenza per far conoscere e far interessare il grande pubblico alla musica popolare e autoctona, radicata nelle tradizioni del paese, il cui esempio principali è sicuramente esemplificato dai Griot (tipici cantastorie).

Il disco di Kouyaté rappresenta un ritorno a un sound più acustico, accompagnato comunque da una densa parte strumentale, infatti Miri verrà eseguito dal vivo con l’accompagnamento di una formazione che comprende tre Ngoni, due percussionisti e una voce femminile; quella di Ami Sacko, coniuge di Kouyaté.

Miri, che nel più diffuso idioma del Mali significa Sogno, è un disco in completo contrasto con il precedente in cui l’artista si era trovato a dover affrontare la crisi politica del paese: si trattava infatti di un lavoro più crudo e di denuncia, mentre “Miri”, al contrario, parla di amore, di sentimenti dolci e di tradizioni.
Nelle sonorità dei brani si respira un tentativo di rendere un’immagine della cultura del Mali, cercando di trasmettere l’essenza e la veridicità della nazione; ma anche lo stretto legame con tra Kouyaté e la sua famiglia, il disco è infatti dedicato sia alla madre recentemente scomparsa, sia a due grandi musicisti del Mali con i quali l’autore alla diviso il palco in passato.

Nella prima traccia del disco dal titolo “Kanougnon”, in cui la potente voce di Ami Sacko (parte della formazione) è accompagnata dal musicista marocchino Majid Bekkas, subito quello che si percepisce è una fondamentale dolcezza e un attento studio della parte strumentale.

Proseguendo nelle tracce, si arriva a “Deli”, in cui il trasporto è totale, non si può evitare di essere trasportati nell’ambiente del deserto e non si può evitare di immaginarsi seduti nei pressi del Niger ad ammirare quei colori immersi nel deserto.

La quinta traccia, totalmente strumentale, che da il titolo al disco, si snoda attraverso sonorità oniriche, che trascinano l’ascoltatore attraverso le singole note e funge da intermezzo verso una delle altre collaborazioni tra Kouyaté e altri esponenti della musica tradizionale del suo paese. In questo caso, la canzone è stata registrata con il supporto della voce di Abdoulaye Diabate.

Le altre collaborazioni del disco sono con Michael League degli Snarky Puppy (band jazz e fusione americana) nella traccia “Konya”, quella con Madera Limpia che nella traccia “Wele Cuba” aggiunge un tocco di raggaeton sottolineando un possibile legame tra la musica del Mali e quella tipica cubana.

Da sottolineare infine è la reunion tra Kouyaté e Habib Koite in “Kanto Kelena”; i due con Toumani Diabate fecero un tour europeo negli anni ’80. In questa canzone si raggiunge la completa fusione tra voci e strumentazioni (chitarre e ngoni), nonché culture, diverse per descrivere con malinconia di una storia di amore finita.

Il disco nel suo insieme è decisamente interessante, da ascoltare e apprezzare sia per il suo volere rappresentare un mondo lontano e sconosciuto ai più, sia per la parte strumentale: energica, precisa e accattivante.

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