Josephine Foster – Faithful Fairy Harmony (2018)

di Fabrizio Zampighi

Josephine Foster è probabilmente una delle musiciste folk più virtuose che si possano ascoltare oggi, per lo meno dal punto di vista vocale. Un timbro unico il suo (certi acuti ci fanno addirittura venire in mente le frequenze che raggiunge uno strumento come il theremin), che ha consentito alla musicista, negli anni, di frequentare affascinanti anticaglie gitane e andaluse o magari la tradizione di Nashville, componimenti poetici rubati alla letteratura e pre-war folk. Una voce che si comporta un po’ come un antiquario appassionato e competente, colto a rimettere a nuovo il materiale su cui opera grazie a una grande eleganza frutto del mestiere e a quelle inflorescenze così vecchio stile ma al tempo stesso personalissime del cantato.

La raccolta di«preghiere rituali, lamenti blues, inni vestali e gioiose benedizioni» Faithful Fairy Harmony, in questo senso, non fa eccezione. Anzi, è uno dei dischi-manifesto più eloquenti dello stile di Foster, sviluppato in 18 brani a spasso liberamente tra le passioni della musicista: le candenze british-folk di Lord Of Love e The Virgin Of The Snow, un iniziale Soothsayer Song sognante, quasi lirica e accompagnata dall’autoharp, una Force Divine dagli accenti messicani e cesellata dalla steel guitar, una All Pales Next To You calata in piena tradizione rurale americana, una Eternity cameristica sospesa tra chitarra classica e violoncello, una Indian Burn joanbaeziana fino al midollo, e chi più ne ha più ne metta. A dar man forte a un disco che ci pare una delle cose migliori partorite da Foster negli ultimi anni, per lo meno in termini di ricchezza strumentale e messa a fuoco, il solito gruppo di affezionati “estimatori”, ovvero Victor Herrero (chitarre), Gyða Valtýsdóttir (violoncello), Chris Scruggs (pedal steel), Jon Estes (basso), oltre a membri di The Cherry Blossoms e ad altri musicisti.

Ad ascoltare il programma viene quasi da dire che Foster è un po’ la Mina dell’indie folk internazionale, ovvero una che con quella voce potrebbe cantare qualsiasi cosa, e magari anche sperimentare in direzioni inaudite. Lei preferisce comprensibilmente fare quello che le piace di più, ovvero guardare vecchie fotografie ingiallite e cucirsi abiti su misura sullo stile di quegli anni. Del resto quando hai una personalità come la sua puoi anche permetterti una raffinatissima calligrafia senza suonare svenevole, e un album come Faithful Fairy Harmony ne è l’ennesima dimostrazione.

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