Jaco Pastorius, il musicista che ha cambiato il modo di suonare il basso

"Mi chiamo John Francis Anthony Pastorius III e sono il più grande bassista del mondo."

Così si era presentato a Joe Zawinul, per convincerlo a prenderlo nella sua band. Non è difficile ammettere che quel ragazzo, sicuramente arrogante e sicuro di sé, avesse un po’ di ragione.

Jaco” ha rivoluzionato il modo di suonare il basso. Così come Jimi Hendrix ha fatto con la chitarra. Lo stesso Zawinul avrebbe poi dichiarato:

"C’era della magia in lui, lo stesso tipo di magia che c’era in Jimi… Cominciammo a fare il tutto esaurito nelle grandi sale da concerto, ovunque andassimo."

La musica: un vizio di famiglia
Nato nel 1951 a Norristwon, una piccola città in Pennsylvania, Jaco viene da una famiglia di musicisti. Il nonno e il padre sono due batteristi. Quest’ultimo porta spesso i figli a sentirlo suonare nei locali. Incoraggiandoli anche a salire sul palco. Jaco lo fa volentieri. Quando i genitori si separano, rimane legato al padre, sia da un punto di vista affettivo che musicale. Non a caso il primo strumento che inizia a suonare, ai tempi del liceo in Florida, a Fort Lauderdale, è la batteria. Ma dopo un incidente sportivo è costretto ad abbandonare lo strumento.

A quindici anni conosce un bassista della zona, Kenny Neubauer, e si appassiona allo strumento. È amore a prima vista. Uno dei suoi bassi preferiti è quello “fretless”. Usato anche da John Entwistle degli Who, e da molti altri.

Studia lo strumento in maniera ossessiva. Nel ’68 forma i primi gruppi. Suonano funky per lo più. In questi anni conosce e si innamora di Tracy. Una figura, nel bene e nel male, importantissima.



Trova lavoro come turnista. Suona già giovanissimo con Al Di Meola, Joni Mitchell e Pat Metheny. Il suo primo album solista è del 1975. Si intitola semplicemente “Jaco Pastorius”.



L’innovativo modo di suonare di Jaco Pastorius
Emblematica la prima traccia dell’album. Donna Lee. Uno standard reso famoso da Miles Davis e Charlie Parker suonato, stavolta, interamente con il basso. Sembra quasi un affronto alla musica fino a lì concepita.



Il basso si trasforma da strumento di accompagnamento in solista. Formula melodie.

Alla sensibilità melodica, Jaco univa una straordinaria capacità dinamica e una velocità di esecuzione che lo elevavano allo status di virtuoso, senza trasformarlo in un fenomeno da baraccone. Sapeva cavalcare il groove e alimentare la macchina del funk liberando il suo sorriso, così lontano dalla seriosità a lungo autoimposta dei jazzisti.

Così ha definito lo stile e l’unicità di Pastorius, il giornalista Paolo Gallori su La repubblica.



Non avevo mai sentito prima una linea melodica suonata interamente con il basso… il problema è imparare a far sentire l’armonia originale suonando soltanto il tema. Musicisti come Wayne Shorter, Sonny Rollins, Herbie Hancock lo fanno. Volevo riuscirci anche io.

La collaborazione con i Weather Report
A metà degli anni ’70, Pastorius collabora con i Weather Report. Uno dei più importanti gruppi fusion della storia. Lo fa anche con alcune sue composizioni. L’album “Heavy Weather” si aggiudica un disco d’oro. Così come il successivo “Mr Gone”. Jaco inizia a guadagnare e si ritaglia uno spazio sempre più grande all’interno della comunità. Qualcuno lo definisce un “Monet con molto più ritmo”. Viene eletto come il più grande bassista da varie riviste specializzate.

Dal ’77 inizia però a fare uso di droghe e alcol. Saranno la sua rovina. Dipendenze acuite dalla separazione da Tracy, a cui viene affidata la custodia dei figli. Sempre più frequenti gli episodi di insofferenza sia sopra che sotto il palco. Il sassofonista Micheal Brecker ha affermato che nonostante la depressione “le sue prestazioni erano arrivate all’apice della carriera”.



I rapporti con la moglie peggiorano (Jaco si è risposato), le esibizioni durante i live ne subiscono il contraccolpo emotivo (si lascerà anche con i Weather Report). Firma un contratto con la Warner Bros per un disco solista: e nel 1981 esce “Word of Mouth”. Un’altra pietra miliare del jazz.



La dipendenza, la sua rovina
A metà degli anni ’80 però le sue dipendenze lo logorano anche economicamente. Arriva a mendicare. Offre lezioni di basso a poco prezzo. Viene ricoverato all’ospedale psichiatrico di Fort Lauderdale. La diagnosi recita: bipolarismo. Viene dimesso nel settembre del 1986.



Un anno dopo, la tragedia. Jaco, dopo aver interrotto l’esibizione dell’amico Carlos Santana per fare i complimenti al suo bassista, Alphonso Johnson, viene allontanato dal locale. È ubriaco. Deambula nella periferia di Fort Lauderdale. Quando gli viene negato l’accesso a un locale, scoppia un alterco con un buttafuori. Viene trovato alle 4 del mattino in coma, riverso in una pozza di sangue.



Dopo la morte cerebrale avvenuta il 19 settembre, due giorni dopo i familiari decidono di staccare la spina. È la fine di un immenso (e tormentato) maestro del basso. Come ha scritto Vincenzo Martorella

Anarchico e, a suo modo, punk, Pastorius visse velocemente […] se è vero come scrisse il grande Leo Ferré, che “l’anarchia è la formulazione poetica della disperazione”, allora Jaco fu poeta sommo, e sommamente disperato.



Per approfondire l’arte di Jaco oltre alle incisioni, ti consigliamo di recuperare la biografia di Bill Milkowski, Jaco Pastorius. La straordinaria e tragica vita del più grande bassista del mondo. Sul sito musicajazz puoi leggere un’interessate intervista a Peter Erskine, batterista dei Weather Report, proprio sul rapporto con Jaco. Su musicoff trovi invece alcune informazioni interessanti, per gli addetti ai lavori, sulla strumentazione usata da Pastorius durante i live con Bireli Lagrene.

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