Villagers – The Art Of Pretending To Swim (2018)
Quella imboccata da Conor O’ Brien con Darling Arithmetic (2013) e poi estesa anche al repertorio precedente con il consecutivo tour immortalato dal live Where You Been All My Life, sembrava la strada definitiva verso l’età adulta. Soluzioni scarne e acustiche messe lì in bella mostra per esaltare le pieghe più sofferte di un cantautorato di alta fattura e per convalidare una volta per tutte i (lusinghieri) paragoni con Elliott Smith che erano fioccati fin dall’esordio. Eppure l’irlandese pare averci ripensato un’altra volta: la quarta opera in studio pubblicata ancora sotto il monicker The Villagers, gioca dichiaratamente per reazione rispetto alle mosse più recenti. Detta altrimenti, The Art of Pretending to Swim è il momento in cui O’ Brien torna a giocare con la produzione e con gli aspetti più ludici del suo chambre pop. A scanso di equivoci va detto che lo fa bene, forte di una capacità da produttore notevolmente maturata negli anni e di una scrittura pop mai così cristallina. I continui e quasi inattesi richiami a un’entità superiore («cause I’m a fool for the burden of the promise of an aeternal life in heaven», canta nel singolo Fool) aiutano ad aumentare il peso specifico di un lavoro che, se dovessimo affidarci alle sole coloriture, suonerebbe scanzonato, a tratti frivolo.
È lecito sospettare però che la sua indubbia abilità di arrangiatore soffra l’usura del tempo, ricadendo quasi sempre nei canoni dell’indie pop primi Duemila – dagli Shins ai Girls in Hawaii, che da un bel pezzo ormai non sono più riferimenti di primissimo pelo; quando si prende qualche rischio in più per giocare con il campionamento “colto” (il sample di un gospel dei The Dixie Hummingbirds incastonato Love Came With All that It Brings) finisce per scimmiottare involontariamente i suoni dell’r’n’b contemporaneo.
Con quasi un decennio di carriera alle spalle O’ Brien non sembra ancora pronto per uscire dalla cameretta. Dimentica, però, che nei quasi otto anni trascorsi dal suo esordio i giocattoli con cui si divertono i songwriter in erba possono cambiare, e di molto.
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